È stata condannata per diffamazione la sorella di Giuseppe Uva, morto a 43 anni il 15 giugno 2008 dopo essere stato fermato e trattenuto in caserma. Per la Corte di appello di Milano ha diffamato i due carabinieri e i sei poliziotti che nel luglio scorso sono stati assolti dalla Cassazione dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona del fratello. «La rabbia è tanta, questa è ingiustizia: sono molto delusa ma non mi fermo, farò ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo». Così Lucia Uva ha commentato a “Le Iene” la sentenza del tribunale. Intende lottare ancora per ottenere verità sulla morte del fratello. «Provo dolore, non è stata fatta giustizia. Giuseppe era nelle mani dello Stato ed è morto senza colpevoli, io voglio solo la verità». Lucia Uva dunque va avanti nonostante la condanna per diffamazione, per la quale ha ricevuto anche una multa. «Aspettiamo le motivazioni della Cassazione, che erano attese per agosto e invece non sono ancora arrivate, e poi faremo ricorso alla Corte di Strasburgo».

GIUSEPPE UVA, SORELLA CONDANNATA PER DIFFAMAZIONE

La sorella di Giuseppe Uva ha spiegato che in questi undici anni di processi è stato grande l’esborso economico della famiglia. «Ci siamo svenati e adesso dovrò pagare 500 euro di multa, un risarcimento civile e le spese degli avvocati delle parti». Lucia Uva si è dunque lasciata andare ad uno sfogo ai microfoni de “Le Iene”. «Finirà che chiederò l’elemosina davanti al Tribunale per poter pagare». Il programma di Italia 1 ha ripercorso la vicenda di Giuseppe Uva, anche con la sorella Lucia. Era la notte del 14 giugno 2008 quando il giovane cercava di spostare alcune transenne dal centro di Varese con l’amico Alberto Biggiogero. Dopo essere stati portati in caserma, dove l’amico sostiene di aver sentito Giuseppe urlare mentre veniva interrogato (tanto che chiamò lui stesso il 118), i carabinieri chiesero per Giuseppe Uva il trattamento sanitario obbligatorio (Tso) all’ospedale di Circolo di Varese, dove poi è morto la mattina seguente.