Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è intervenuto sulle colonne de “Il Messaggero”, per fare chiarezza su alcuni punti relativi al suo discorso pronunciato alla Camera dei Deputati. In particolare, il componente dell’esecutivo Meloni ha sottolineato che, per quanto riguarda i salari degli insegnanti, il contratto nazionale “non si tocca: non ho mai sentito qualche Regione che lo voglia mettere in discussione. Semmai, una richiesta delle Regioni è quella di consentire una maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto”.
A questo proposito, Giuseppe Valditara ha inteso ricordare come il costo della vita sia decisamente più elevato rispetto alla media nazionale “non solo a Milano, ma anche a Roma. Anche a causa del costo della vita più alto registriamo molte domande di trasferimento non solo dalla Lombardia, ma anche dal Lazio, con evidenti problemi di continuità didattica per gli studenti e, dunque, di qualità del servizio”.
GIUSEPPE VALDITARA: “NO A PROGRAMMI SPEZZATINO”
Nel prosieguo del suo articolo, Giuseppe Valditara su “Il Messaggero” ha aggiunto: “La mia risposta letterale alle preoccupazioni delle regioni non è stata una proposta ‘ardita’, ma un ragionamento problematico. Questa è la vera sfida: capire come fare per far sì che il lavoratore che si trova ad avere un costo della vita più alto in un determinato territorio (ovunque si trovi: al Nord, al Centro, al Sud, questo è poco rilevante) non vada ad avere uno stipendio che nei fatti è molto più basso”.
Infine, sui “programmi scolastici spezzatino”, Giuseppe Valditara ha evidenziato che si tratta di una “preoccupazione infondata. Va infatti precisato che le indicazioni nazionali sono considerate dalla giurisprudenza costituzionale come norme generali sull’istruzione, quindi riservate alla competenza esclusiva dello Stato, e nel contempo devono assicurare omogeneità su tutto il territorio nazionale, rientrando nei livelli essenziali delle prestazioni (lep), di competenza statuale. La loro articolazione è già oggi per una quota riservata alla autonomia delle scuole, garantita espressamente dalla Costituzione, e che dunque non può essere messa in discussione”.