Dopo l’incontro dedicato al tema dell’io, nel secondo appuntamento del percorso formativo sul volume L’io, il potere, le opere di Luigi Giussani si è approfondito quello del potere. A guidare la riflessione Marta Cartabia, docente di diritto costituzionale nell’Università L. Bocconi, e Mauro Magatti, docente di sociologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.



Qual è la concezione di potere che emerge dal libro? A circa trent’anni dalla sua pubblicazione, è una concezione ancora attuale? Con queste domande iniziali sono invitati a confrontarsi i relatori. “Giussani non si riferisce solo al potere politico, quello in giacca e cravatta” – esordisce Cartabia – “ma anche alle diverse nuove forme con cui esso può manifestarsi”. La prima indicazione attuale è dunque la consapevolezza che le forme di espressione del potere mutano nel tempo, come il fenomeno della digitalizzazione testimonia. Giussani attinge da Romano Guardini nel definire il potere “un fenomeno specificamente umano”. In quanto tale, sottolinea Cartabia, il potere può essere buono o cattivo. È un fenomeno specificamente umano, “ma se diventa un fenomeno solamente umano, cioè se elimina il trascendente, il potere perde il senso del limite e diventa autodistruttivo”. Cosa permette dunque a chi detiene il potere di mantenere questo senso del limite necessario perché il potere non diventi onnipotere? “il condizionamento della realtà (ad esempio le risorse disponibili) e l’esistenza dell’altro”. L’alterità richiama al senso del limite.



Sulla dimensione relazionale del potere interviene anche il professor Magatti: “Potere è l’infinito del verbo io posso. Ma come me, anche tu puoi, anche noi possiamo. Il potere dunque ci pone in relazione ad altro e ad altri”. Seguono una riflessione sulla natura e alcune implicazioni del potere. “Il potere è infinire nel finito, apre uno spazio a ciò che sembra finito” – prosegue il sociologo – “e ogni potere ha una potenza che vuole realizzare”.

Questo gioco tra il potere e la potenza esercitata dal potere introduce un’ambivalenza che riguarda anche la costruzione di un’opera. “Il problema dell’opera è quando essa si immagina di essere padrona di quella potenza, quando pretende di intestarsi il desiderio”. È per questo che nell’antichità si distingueva tra autorità e potere. L’autorità aveva la funzione di limitare il potere, evitando che esso diventasse tutto.



Il secondo tema toccato è il rapporto tra società e Stato, in particolare il ruolo della sussidiarietà. La sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale rappresenta un passo in avanti nel tentativo di favorire un’amministrazione condivisa tra soggetti pubblici e privati. “Ma attenzione” mette in guardia Cartabia, presidente della Corte al tempo della sentenza “è certamente importante che la parola sussidiarietà sia scritta nella legge, ma ancor di più lo è la cultura che si sviluppa attorno a questa parola. In questo senso, la sentenza è un mattone, ma l’edificio non è finito. Ci vogliono una società e un popolo che la facciano vivere”. Il cuore del principio di sussidiarietà è che il bene comune non è solo appannaggio delle istituzioni pubbliche. Esso non è solo un principio distributivo di potere, ma è un invito a instaurare un rapporto collaborativo tra soggetti pubblici e privati. “Non è un aut aut, ma un et et. È sostanzialmente un invito a fare insieme, a collaborare. Questo è il punto di fecondità”. Lo è perché fa leva sulla “potenza del desiderio”, sottolinea Magatti, “senza il quale non può esserci né crescita economica né coesione sociale”.

Come entrambi i relatori sottolineano rispondendo alle numerose domande dal pubblico, Giussani si occupa del potere innanzitutto per chiamare in causa la responsabilità del singolo. Vuole educare un soggetto che sia consapevole e dotato di “intelligenza vivente”, come l’ortolano del famoso libro di Václav Havel Il potere dei senza potere, che non si piega alle imposizioni irragionevoli di un potere divenuto onnipotere.

L’esplicitazione del legame profondo tra l’io e il potere è uno dei principali elementi di originalità e attualità del pensiero di Giussani. Questi primi due incontri del percorso formativo lo hanno documentato con grande chiarezza. C’è ragione di attendere con curiosità il terzo e ultimo incontro di sabato 1° luglio, dedicato al tema delle opere.

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