Il governo Meloni non ha messo nel cassetto la riforma della giustizia, anzi ci sono due decreti pronti ad approdare in Cdm all’inizio della prossima settimana. Si tratta della riforma dell’ordinamento giudiziario, l’attuazione della legge Cartabia chiesta dall’Ue per centrare gli obiettivi del Pnrr. In attesa della riforma costituzionale della separazione delle carriere, si avvicina una piccola ma significativa rivoluzione: il “fascicolo del magistrato“. Infatti, arrivano le pagelle per i magistrati, così come controlli e sanzioni per verificare l’attendibilità e i risultati dei processi, oltre che per ridurre i tempi della giustizia italiana, insieme alla stretta sulle toghe fuori ruolo.



Sotto la regia del ministro Carlo Nordio, il governo perfeziona il sistema di valutazione del lavoro dei magistrati da parte del Consiglio superiore della magistratura (Csm). Il passaggio politico è delicato, perché potrebbe nuovamente smuovere le acque tra governo e magistratura. Per quanto riguarda le nuove regole, nel decreto legislativo, visionato dal Messaggero, si spiega che il fascicolo verrà istituito presso il Csm. Conterrà numeri, dati e giudizi compilati dai vertici degli uffici giudiziari sull’attività delle toghe. Quindi, gestione dei procedimenti pendenti, esito delle richieste o dei provvedimenti nelle fasi del processo e verbali delle udienze serviranno al Csm per valutare i magistrati italiani, con voti, promozioni e bocciature, come a scuola.



PAGELLE MAGISTRATI: SOTTO ESAME OGNI 4 ANNI

Il giudizio sul lavoro dei magistrati scatterà ogni quattro anni, a partire dalla data di nomina del giudice, e finirà solo dopo la settima valutazione, quindi dopo almeno 28 anni di carriera. Il decreto, come riportato dal Messaggero, chiarisce i quattro criteri su cui verteranno le “pagelle”. La capacità del giudice, che corrisponde al «possesso delle tecniche di argomentazione e di indagine» e alla «conduzione dell’udienza da parte di chi la dirige e la presiede»; la sua laboriosità, quindi «la produttività, intesa come numero e qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici» e al «tempo di smaltimento del lavoro»; la diligenza, da interpretare come «assiduità e puntualità nella presenza in ufficio, nelle udienze e nei giorni stabiliti», insieme al «rispetto dei termini per la redazione, il deposito di provvedimenti o comunque per il compimento di attività giudiziarie»; l’impegno, cioè «la disponibilità per sostituzioni di magistrati assenti» e «la frequenza di corsi di aggiornamento».



Un primo giudizio sarà espresso dal Consiglio giudiziario, che è l’organo consultivo decentrato del Csm, che poi trasmesse al Consiglio superiore della magistratura un parere motivato sul giudice esaminato. Quindi, il voto finale del Csm, controfirmato dal ministro. Tutto ciò può fare la differenza nella carriera di un magistrato. Infatti, in caso di valutazione positiva (divisa in “discreta”, “buona” e “ottima”), il giudice potrà avere uno scatto di carriera e, se previsto, anche di stipendio.

PAGELLE MAGISTRATI: GIUDIZIO NEGATIVO? COSA SUCCEDE

Cosa succede invece ai magistrati in caso di voto non positivo? Il Csm procede con un nuovo giudizio dopo un anno. Discorso diverso se, invece, il magistrato viene bocciato. Le conseguenze di un giudizio negativo, infatti, cambiano: dall’obbligo di frequenza di un corso di frequentazione professionale a misure più dure, come l’assegnazione ad una diversa funzione nello stesso ufficio, l’esclusione da incarichi direttivi fino alla valutazione successiva. L’esame si ripete ogni due anni, ma nel frattempo il giudice perde il diritto all’aumento periodico dello stipendio. Se il Csm conferma il voto negativo, il magistrato, che comunque nel corso del procedimento potrà difendersi e chiedere di essere ascoltato, è dispensato dal servizio. Come evidenziato dal Messaggero, si tratta di un intervento per rimettere ordine in una materia, quella della responsabilità disciplinare delle toghe, che è stata affrontata da molte riforme, ma spesso è rimasta sulla carta.