Nel 2018 il gommista aretino Fredy Pacini, esasperato dai furti subiti, dormiva in un soppalco nella sua ditta. Svegliato nella notte da rumori sospetti sparò cinque colpi di pistola contro la vetrata che dei malviventi stavano sfondando a colpi di piccone. Purtroppo ne uccise uno. Ritenendo applicabile la legittima difesa, il pm chiese l’archiviazione. Il gip, invece, chiese ulteriori accertamenti. Ma comunque l’assoluzione arrivò in udienza. Il giudice, infatti, pur qualificando la fattispecie come eccesso colposo, sancì che il Pacini non fosse punibile per “l’oggettivo turbamento” di aver temuto per la sua vita. Il gommista era solo, di notte, senza via di uscita, dinanzi a persone armate e senza che potessero intervenire le forze dell’ordine in tempo utile.
Il 28 aprile 2021 tre uomini entrarono nella gioielleria di Mario Roggero, con armi giocattolo ed un coltello, per rapinarlo. Il gioielliere reagì alla rapina, uccise due rapinatori sul posto e ne ferì un terzo che fu arrestato poche ore dopo. Agli inizi di dicembre Mario Roggero è stato condannato a 17 anni di reclusione e al risarcimento dei danni, dopo che l’accusa aveva mostrato in aula un filmato che ritrae Roggero mentre insegue, spara cinque colpi e uccide i rapinatori mentre scappano dalla sua gioielleria. In sentenza al Roggero sono state concesse le attenuanti generiche e quella dell’aver agito dopo provocazione. Leggendo diversi giornali pare anche che il Roggero abbia pittorescamente elucubrato sulla delusione ricevuta da Giorgia Meloni e che avrebbe interessato dei fatti nell’ordine Matteo Salvini, Roberto Vannacci ed anche il giudice Gratteri. Inutile dire che la sentenza del caso ha destato scalpore nell’opinione pubblica, ritenendo in diversi che a Roggero dovesse applicarsi la discriminante della legittima difesa. Senza generalizzare, il gioielliere è stato punito come un qualsiasi altro omicida, con le attenuanti del caso.
Nel primo caso il gommista Pacini si difese legittimamente temendo per la propria vita, ed in costanza dei fatti sparò ed uccise. Il caso del gioielliere è diverso, perché è vero che la legge deve tutelare l’aggredito e il gioielliere è la vittima, non l’aggressore. Non ha voluto lui il fatto, lo ha subìto. È vero che il giudice non deve essere equidistante tra il gioielliere ed i rapinatori, perché chi commette un delitto deve sapere che rischia. Ma è vero anche che la legittima difesa si intende da un pericolo attuale. La legittima difesa non significa vendetta. Anche Vannacci, che è uomo dello Stato, nel suo “mondo al contrario” di sicuro avrebbe considerato che la punizione spetta allo Stato attraverso il giudice e la polizia e non ad un giustiziere, che uccide i rapinatori mentre scappano, sparandogli nella schiena. Dura lex sed lex, vale per tutti.
Mi dispiace dirlo, ma spesso le vittime si sentono in diritto di reagire in modo spropositato. Anche nel passato, in cui comunque veniva data, dalla prassi giudiziaria, maggior protezione alla vittima, l’azione del gioielliere non sarebbe stata qualificata come legittima difesa. Perfino nella Bibbia del dente per dente, nessuno doveva toccare Caino. Inutile dire che la rapina finisce quando i delinquenti scappano dal luogo del reato: a quel punto il pericolo, che è presupposto della legittima difesa, cessa e con esso la liceità della reazione. Cessata l’azione criminosa, che è istantanea e non permanente, solo il giudice e la polizia possono perseguire il reato ed il suo agente. Dal filmato si evince chiaramente che l’azione delittuosa era conclusa. Se insegui i rapinatori che scappano e li colpisci nella schiena, a distanza di tempo e di spazio dal luogo del delitto non ti vuoi difendere, li vuoi punire. Ma la giustizia non può essere privatizzata, delegando alla malcapitata vittima il processo, la condanna e l’esecuzione della pena. La differenza è quello che passa tra legittima difesa ed omicidio.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI