Nel sostanziale silenzio dei media, nell’appendice del mini-disegno di legge con cui il ministro Nordio intende correggere in un paio di punti la riforma penale di Cartabia, viene di fatto inserito ciò che può essere considerato il manifesto del governo sulla giustizia che viene approvato dalla Camera col parere favorevole dell’esecutivo.
La mozione unitaria del centrodestra contiene: il ritorno al vecchio regime della prescrizione con la cancellazione del blocco introdotto dalla riforma Bonafede, la proposta sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione, l’introduzione di nuovi limiti alle misure cautelari, il richiamo al progetto Nordi-Delmastro volto ad assegnare i detenuti con tossicodipendenze alle comunità di recupero, con il coinvolgimento del terzo settore. C’è anche un ampio capitolo dedicato alle intercettazioni e infine, firmata dal terzo polo, l’introduzione della separazione delle carriere.
Se siano fuochi d’artificio estemporanei, destinati a spegnersi in fretta nell’oblio della contingenza politica, lo diranno i prossimi mesi, ma di certo la possibilità da parte del governo di gestire il tema giustizia in maniera prudente, a fari spenti, risulta adesso oggettivamente assai più complicato. Come dire che dai proclami si è passato al formale impegno parlamentare.
Non siamo quindi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma non sarà semplice per il governo ingranare la retromarcia nei mesi a venire e ciò anche in considerazione della genesi della citata mozione. L’iniziativa, partita da Forza Italia e da Noi moderati, è stata prima formalmente benedetta dal ministro Nordio, per poi acquisire il formale sostegno anche da parte del terzo polo, la cui proposta è stata integralmente recepita, con tanto di inserimento nella mozione della volontà di rafforzamento – punto che piace alla Lega – del contrasto al piccolo spaccio.
Il tutto con il sigillo di FdI, che si è esposto in modo diretto, pur con le consuete puntualizzazioni sulla detenzione. Ribadito che mai il governo varerà i provvedimenti svuotacarceri in passato adottati dalla sinistra e si baserà anche sul rimpatrio degli stranieri, investendo nell’edilizia penitenziaria, la capogruppo di FdI in commissione ha evidenziato come si sia trattato di un’unica mozione a sostegno della riforma penale annunciata dal ministro Nordio: così sancendo l’impegno della coalizione a sostenerne i contenuti.
Non di secondo piano è stato inoltre il richiamo al “fascicolo di valutazione del magistrato”, che era sì stato inserito nella riforma Cartabia del Csm come norma delegata, ma che deve essere ancora sviluppato e reso concreto dai decreti legislativi affidati alle cure del ministro. Qualche apertura si è registrata persino nel rinnovato Pd della nuova segretaria che ha ottenuto il via libera del centrodestra a parti della propria mozione in relazione alla possibilità di passare dall’abrogazione dell’abuso d’ufficio e del traffico d’influenze a una più cauta proposta di riforma; con la concreta possibilità pertanto di ottenere un ampio sostegno, ad eccezione dei soli pentastellati.
Più nel dettaglio, fra i numerosi spunti, nella mozione unitaria si incoraggiano “iniziative normative per evitarne l’abuso” e inibire la pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni. Si fa riferimento alla necessità di rafforzare il controllo sull’impiego dei trojan – ovvero il virus informatico che una volta installato nello smartphone consente la piena captazione di tutte le attività che vengono svolte – che dovrà conoscere una rigorosa disciplina ad hoc, evidentemente diversa da quella già esistente e secondo la quale lo strumento può essere utilizzato solo per indagare su reati molto gravi e con limiti molto stringenti.
La mozione si impegna altresì ad adottare le opportune iniziative in materia di misure cautelari personali, incidendo sui presupposti per la loro applicazione e, nello specifico, sulla norma che consente di applicare le misure cautelari per il rischio di reiterazione di reati simili a quello per cui si procede. Rilevante anche l’intenzione di cancellare il blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado infaustamente introdotto nel 2019 dalla legge Spazzacorrotti, con il conseguente superamento anche del meccanismo dell’improcedibilità introdotto dalla riforma penale Cartabia, che non ha ancora prodotto i suoi effetti, visto che si applica solo ai procedimenti per reati commessi dal 1° gennaio 2020.
Il documento esprime anche la volontà di riformare la legge Severino abrogando la sospensione degli amministratori locali condannati in via non definitiva. Proposta questa non troppo apprezzata da chi scrive, convinto sostenitore che chi amministra debba risultare, oltre che essere, al di sopra di ogni sospetto. Infine, la mozione da un lato chiede di impedire la pubblicazione letterale, finora consentita, delle ordinanze che applicano le misure cautelari, dall’altro si propone di inviare gli ispettori ministeriali per verificare che i procuratori non autorizzino troppe conferenze e comunicati stampa in violazione del decreto Cartabia.
Nella sostanza, si tratta senza dubbio alcuno di un documento dalla matrice liberal-garantista che ha molti aspetti di interesse e francamente poche ombre, almeno allo stato. Ciò che continua purtroppo a mancare sono i rimedi di sistema rispetto alla strutturale lentezza della macchina giudiziaria, che, come abbiamo sempre sostenuto, non potrà di molto giovarsi degli interventi della riforma Cartabia per accorciare i suoi tempi. Le misure proposte dalla maggioranza e dal terzo polo non vanno, complessivamente, nella direzione sbagliata per quanto attiene al fronte delle garanzie, tuttavia non si preoccupano di “ribaltare” un sistema che produce prevalentemente ritardi.
Magari su questo fronte le proposte arriveranno nel prosieguo della legislatura, non fosse altro perché non si deve mai perdere la speranza. Ma in fondo sarà già molto se verranno perseguite le linee programmatiche appena evocate, troppe spesso annunciate in passato dai precedenti governi di centrodestra, venendo poi puntualmente abbandonate per far prevalere le esigenze personali dell’allora capo della coalizione. Se non altro, gli scheletri nell’armadio ora appaiono assai più ridotti.
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