Dopo l’Inganno, la Gogna. Alessandro Barbano torna nell’arena della polemica politico-giudiziaria con un nuovo libro – pubblicato da Marsilio – che svela una volta di più quanto sia pericolosa la deriva presa in Italia da una magistratura inquirente che si autoproclama sacerdote delle virtù morali prim’ancora che legali della nazione, ritenuta forse troppo immatura per potersi governare da sé attraverso il naturale gioco democratico dell’equilibrio dei poteri.
La trama della storia, concepita alla stregua di un vero e proprio romanzo, incalzante e avvincente, prende spunto da una cena molto famosa tra gli addetti ai lavori e nella fetta di opinione pubblica attenta alle cronache giudiziarie: quella avvenuta nel 2019 presso l’Hotel Champagne di Roma alla presenza dell’ex Presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, cinque componenti del Csm e i due deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti.
Oggetto dell’incontro, cenni generali sulla successione del pensionando Giuseppe Pignatone alla Procura di Roma. Un posto, si ribadisce, che vale tre ministeri per il potere che assegna al suo titolare cui spetta il compito (il privilegio) d’indagare sulle presunte malefatte di Governo e Parlamento. Una riunione come tante altre che dal sapiente racconto che se ne farà verrà classificata come una scandalosa congiura da reprimere con la punizione dei suoi partecipanti.
Che infatti escono tutti con le ossa rotte da questa vicenda e mortificati nell’intimo nonostante non abbiano compiuto alcun illecito. Si sarebbe potuto sollevare qualche dubbio sull’opportunità o lo stile del consesso. Nulla più di questo. Invece, l’occasione diventa buona per essere usata come una palla d’acciaio allo scopo di demolire la convergenza maturata in seno all’organo di autogoverno in favore di un candidato non desiderato dall’establishment.
Il prescelto era in possesso di tutti i requisiti necessari tranne uno: non militava nella sinistra giudiziaria che dopo tanti anni di supremazia si vedeva sfilare la poltrona da sotto il sedere per effetto di un nuovo schema di alleanze. Per raggiungere l’obiettivo di rovesciare una decisione legittimamente assunta non si esiterà a usare un’arma letale come il trojan. Inoculato nel cellulare di Palamara, il software per le intercettazioni ambientali farà il suo dovere.
Acceso e spento con sagacia dalla polizia giudiziaria, Guardia di Finanza per la precisione, il trojan capterà tutto quello che servirà allo scopo eversivo di chi lo manovra usando pezzi di vita privata e pettegolezzi contro i nemici del momento come fossero bombe mediatiche a orologeria. E tenendo fuori dai riflettori chi del ricatto avrebbe dovuto avvantaggiarsi come infatti avvenne: la nomina indigesta fu revocata, il pericolo allontanato.
Ora le anomalie del pasticciaccio sono tante, troppe per non far parte di un medesimo disegno criminoso. Palamara non sarà mai processato per l’ipotesi di corruzione presa a pretesto per indagare su di lui. Le intercettazioni non risparmiano un parlamentare come Ferri nonostante non siano state autorizzate dalla Camera. Il segreto istruttorio viene scientificamente violato con un ben selezionato flusso di notizie verso i giornali.
Insomma, il materiale raccolto da Barbano e messo in ordine dovrebbe essere sufficiente per far gridare allo scandalo i gelosi custodi della Giustizia in Italia. Che invece tacciono o minimizzano. A dispetto del successo di critica e di pubblico suscitato dal libro, non c’è quella sollevazione delle anime belle a difesa dei valori costituzionali, qui ampiamente ignorati, come ci si aspetterebbe considerando l’enormità delle violazioni esposte al giudizio dei lettori.
Tutto questo davvero preoccupa. Ci si è così assuefatti alle storture di una giustizia alla mercé della volontà (spesso del capriccio) di chi ne controlla i meccanismi che nemmeno il Parlamento avverte l’opportunità di accendere un faro sul caso sollevato da altri e cercare di vederci chiaro. Meglio applaudire alle presentazioni del volume e poi badare ad altro. Sembra quasi che si parli di fantascienza. Di letteratura d’intrattenimento. Invece è la realtà.
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