Si chiama Massimo Luciani, è un costituzionalista ed è stato nominato dalla Ministra della Giustizia Marta Cartabia di coordinare la commissione per scrivere la riforma sul Consiglio Superiore di Magistratura: a “La Repubblica” oggi l’esperto racconta come sarà possibile implementare la riforma della giustizia anche senza cambiare la Carta Costituzionale. «Molto si può fare anche a Costituzione invariata», spiega Luciani contrapponendosi all’ex Ministro Giovanni Maria Flick, come ad esempio il cambio della legge elettorale per i togati, nuove norme stringenti per l’accesso dei magistrati alle cariche politiche, una disciplina rigorosa del “fuori ruolo”, e il lavoro degli uffici «programmato in modo da garantirne l’efficienza».
Secondo Luciani la riforma non sarà una riscrittura ex novo delle norme, ma comunque molto verrà modificato: «senza un grande rinnovamento culturale della magistratura, degli operatori del diritto, della politica, ma anche dei media, da questa grave crisi non si esce: le leggi aiutano a risolvere i problemi, ma sono le persone che ci riescono». Rispetto al piano iniziale della Ministra Cartabia, Luciani spiega sempre a “Rep” di avere escluso l’ipotesi avanzata di rinnovare parzialmente il Csm ogni 2 anni: «idea di massima considerazione» spiega il costituzionalista, ammettendo però il forte problema che si verrebbe a porre sul ruolo del vicepresidente (il Presidente, va ricordato, è il Capo dello Stato) «Si poteva ridurre il suo mandato a due anni? Penso proprio di no, perché il rapporto con il Capo dello Stato dev’essere saldo e duraturo. E poi una parte del Consiglio non avrebbe mai potuto esprimere il vicepresidente. Allora abbiamo affidato la scelta del vice al Capo dello Stato. Ma serve una riforma costituzionale».
COME CAMBIERÀ LA GIUSTIZIA CON LA RIFORMA CARTABIA
In linea con parte del ddl Bonafede, Luciani rilancia sulle regole nuove per formare le commissioni: proposto il “voto singolo trasferibile”, ovvero ogni giudice membro del Consiglio vota, poi però conterà il “quoziente” tra il numero dei voti validi e quello dei seggi più uno. In merito al quoziente, specifica ancora il professor Luciani, vi sarà un solo calcolo matematico valido in tutti i sistemi proporzionali: «renderà molto più difficile la vita a chi vorrebbe comprimere il pluralismo interno della magistratura. Ma sarebbe un gravissimo errore pensare che esista un sistema elettorale capace di eliminare il potere di forze organizzate». Niente sorteggio, neanche in forma mista, ma semplice elezione con regole stringenti per evitare il più possibile il “condizionamento” delle correnti: «Non so cosa decideranno governo e Parlamento. Noi abbiamo immaginato che le istituzioni siano ancora in grado di scegliere i magistrati migliori, senza ricorrere ad automatismi». Da ultimo, osserva l’incaricato di redigere la riforma della ministra Cartabia «la Costituzione impone di conservare il posto di lavoro a chi è eletto. È una previsione difficilmente superabile. Tuttavia, ammesso che davvero ci sia chi intenderà candidarsi nonostante tutte le limitazioni previste, chi rientrerà potrà fare solo il giudice con altri, in una sede molto lontana dal luogo in cui è stato eletto».