La prescrizione torna ai tempi di Orlando e dei Governi Renzi-Gentiloni. Politicamente è la vera notizia. Tecnicamente torna la sospensione dei termini solo se si completano i processi di appello e cassazione in un tempo dato. Due anni per l’appello, uno per la cassazione. Altrimenti la sospensione non vale. Detto con chiarezza, non è che sia una rivoluzione, il meccanismo era noto e rivisto poi da Bonafede e Cartabia in senso peggiorativo, ma a dire il vero non è che l’irrigidimento abbia prodotto grandi risultati. Semplicemente ha mantenuto sulle scrivanie per più tempo fascicoli di decenni prima. Ed allora, perché conta questa riforma?



Il motivo è semplice: su questo tema specifico, la giustizia, per la prima volta da decenni non si vota più sul filo del rasoio ma c’è una maggioranza amplissima che va dalla Meloni a Renzi. Nonostante si stia per entrare in campagna elettorale. E quindi?

Quindi siamo alla viglia della resa dei conti tra politica e parte della magistratura. Non vi sfugga che proprio oggi a Solinas, governatore della Sardegna e in predicato di ricandidatura in quota Lega, hanno sequestrato 350mila euro per una presunta vicenda corruttiva, tutta da istruire. Un assoluto “caso”, sia ben chiaro, ma è solo l’ennesimo indagato del ceto politico che vede le sue cose sotto la lente di una procura senza sapere se e quando arriverà il processo. Non si dimentichi anche che solo due giorni addietro è ritornata sui giornali la presunta corruzione dell’ex vicesegretario del Pd Oddati, su cui il Gip si è espresso dopo un anno e mezzo dal sequestro di qualche decina di migliaia di euro in contanti, frutto, secondo la procura, dell’ipotizzato reato. Solinas e Oddati potranno difendersi nel processo. Ma quando? E quando potranno dire che è tutto concluso? Secondo le norme attuali sulla prescrizione praticamente mai. Tra sospensioni e blocchi si parla di decenni tra fatto accaduto e prescrizione, ma la domanda è se ha senso punire qualcuno a decenni dai fatti. La risposta è no. Lo facciamo da sempre, ma non ha senso per il diritto, la sociologia criminale ed il buon senso. Se fossero assolti o condannati in qualche mese tutto sarebbe accettabile. Ma dai tempi dei tempi in Italia si aprono le inchieste, si indaga e raramente si arriva al processo.



Che la causa sia del codice penale, delle procedure, delle carenze di organico o di ogni altro elemento, ormai appare chiaro che tutte le ricette proposte hanno fallito. Anche le precedenti riforme che allungavano i tempi di prescrizione erano accompagnate da miracolosi provvedimenti che avrebbero reso tutto più veloce. Solo che la lentezza resta e i procedimenti imprescrittibili pure. Ora si può discutere se abbia senso ritornare al vecchio testo prima che si approvi una riforma organica, ma è certo che questo provvedimento approvato alla Camera dice con chiarezza che la politica intende proseguire sulla strada tracciata, che porterà nelle intenzioni alla separazione delle carriere e alla maggiore verifica sulle attività dei procuratori della repubblica.



Come più volte scritto, senza Berlusconi manca il nemico da invocare ed i politici sanno che hanno, come per l’abuso di ufficio, la strada spianata per rimettere in carreggiata il sistema in senso secondo loro più garantista. La prescrizione, poi, è un istituto di civiltà giuridica. Un processo giusto è un processo tempestivo, il potere punitivo dello Stato non può essere sine die. E la prescrizione risponde al principio garantista e liberale secondo cui una pena, per essere rieducativa, non può arrivare a troppi anni dal reato.

È perciò chiaro che la maggioranza ampia in Parlamento vuole che vengano rispettate le regole e che la magistratura funzioni in modo efficace, non fare norme che consentano alla magistratura di rimanere ciò che è.

Ma siamo ancora all’inizio. Per ora l’asse politico regge. E non pare ci sia una vera opposizione nel Paese su questi punti, se non quella minima. Ah, come le manca Silvio.

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