Le persone sottoposte a esecuzione penale sono aumentate nel 2023, in carcere e fuori dai penitenziari. Lo rivela il monitoraggio del ministero della Giustizia, da cui si evince che il numero di detenuti è arrivato quasi a livelli pre-pandemia, con 60.166 presenze al 31 dicembre scorso a fronte di una capienza degli istituti di 51.179 posti. Inoltre, sono cresciuti sensibilmente i dati di condannati e imputati che scontano l’esecuzione penale fuori dal carcere. Al 31 dicembre scorso erano 84.610, il 40% in più rispetto al 2019, mentre l’aumento è del 14% solo sul 2022. Dal 2020 è ormai consolidato il superamento delle persone che scontano l’esecuzione penale all’esterno rispetto ai detenuti ma ora, come evidenziato dal Sole 24 Ore che ha esaminato tali dati, il divario ha toccato il 41% in più.



Questi dati mostrano anche le ricadute incoraggianti di questi strumenti a livello di recidiva: infatti, dagli studi svolti a campione emerge che il tasso medio di recidiva per chi ha svolto l’esecuzione penale esterna è del 30%, contro il 70% di chi invece ha scontato la pena in carcere. Con esecuzione penale esterna si intendono le misure alternative alla detenzione, come affidamento in prova al servizio sociale (28.252 persone), detenzione domiciliare (11.782), semilibertà (1.142), libertà vigilata e (4.854) e sanzione sostitutiva della libertà controllata (34 soggetti).



GIUSTIZIA PENALE, CRESCE L’ESECUZIONE ESTERNA: IL MONITORAGGIO

Ci sono poi le sanzioni di comunità, come il lavoro di pubblica utilità per chi ha violato le norme del Codice della strada (9.533 persone), la legge sugli stupefacenti (865), la sospensione condizionale della pena subordinata a un programma di trattamento, per chi ha commesso reati di violenza domestica o di genere (241). La riforma Cartabia ha potenziato la sospensione del processo con messa alla prova (26.084) che consente a indagati o imputati di sospendere il processo per seguire un programma con contenuti rieducativi che può portare all’estinzione del reato. Inoltre, sono state introdotte nuove pene sostitutive irrogabili direttamente dal giudice di cognizione, riducendo i tempi di intervento. Questo è il caso del lavoro di pubblica utilità sostitutivo (1.510 persone), della detenzione domiciliare sostitutiva (310) e della semilibertà sostitutiva (3 persone). Il Sole 24 Ore ricorda che ci sono poi 47.690 persone (sempre a dicembre) su cui gli uffici di esecuzione penale esterna svolgono indagini e consulenze. Ma ci sono anche i cosiddetti “liberi sospesi“, quei condannati che hanno avuto la sospensione della pena ma aspettano di essere ammessi all’esecuzione esterna. A fine 2022 erano oltre 90mila.



I dati del monitoraggio del ministero della Giustizia, secondo Cosima Buccolerio, che dirige il carcere di Monza, dopo quelli di Torino e Bollate, non evidenziano «un incremento così importante da spiegare l’aumento dell’esecuzione». Al Sole 24 Ore aggiunge che l’incremento dei detenuti è legato ad un «un aumento dei fallimenti durante l’esecuzione esterna: per fatti commessi durante l’esecuzione esterna o perché ricevono una nuova condanna per un reato diverso da quello per cui hanno avuto accesso alle misure alternative e la cui sentenza arriva molti anni dopo». Ma fa notare che l’aumento delle misure alternative potrebbe essere dovuto alla «ripresa delle concessioni dopo il rallentamento della pandemia». Infine, Buccoliero evidenzia che la crescita dell’area della penalità è connessa agli «aggravamento delle misure per tutti i reati previsto dal codice rosso».