A circa una settimana dall’accoltellamento nel parco di Reading, in Inghilterra, quando un libico richiedente asilo ha ucciso a coltellate tre persone e ne ha ferite altrettante, a Glasgow, in Scozia, si ripete un episodio analogo. Un uomo, secondo un testimone, di colore ha fatto irruzione in un albergo del centro, il Park Inn, adibito all’accoglienza di richiedenti asilo, e ne ha accoltellati diversi. Sono 6 le persone ferite gravemente. L’accoltellatore è stato ucciso dalla reazione della polizia. Due episodi troppo vicini nel tempo e con modalità ed effetti identici per non insospettire: il primo è stato dichiarato dalle autorità un atto di terrorismo, il secondo per adesso è catalogato ancora come incidente. Il fatto che nell’albergo ci fossero richiedenti asilo fa pensare che in questo caso l’attentatore fosse un estremista di destra. Per Massimo Introvigne, studioso delle religioni, filosofo e sociologo, da noi intervistato, “è ancora presto per capire chi sia l’attentatore, ma se si trattasse di islamici in contatto con l’estremismo sarebbe il segnale che la vacanza è finita e con la consueta strategia – sull’onda di meccaniche nuove che disturbano il mondo, ad esempio il fatto gravissimo dell’annunciata annessione della Cisgiordania da parte di Israele – ci troviamo di fronte alla ripresa del terrorismo radicale”.



Due attentati identici nello stesso paese a pochi giorni di distanza: che idea s’è fatto?

Va premesso che per ora non si sa niente, se cioè un caso sia emulazione dell’altro o se si tratti del gesto di uno squilibrato. Che si tratti di persone legate all’estremismo islamico, ripeto, al momento è solo un’ipotesi, perché durante la pandemia gli stessi terroristi avevano emesso un documento in cui invitavano, in periodo di lockdown, a non compiere attentati, visto che avrebbero avuto scarsa risonanza, essendo in quel momento l’opinione pubblica interessata a ben altro. Il documento però non segnalava la fine della strategia di colpire tramite personaggi borderline attivati tramite l’internet profondo, il cui lockdown finisce per noi come per loro.



Si notano però coincidenze evidenti. Il radicalismo islamico si sta rimettendo in azione?

Penso sia prematuro affermarlo, ma posso dire che non sarei stupito se si trattasse del gesto di uno squilibrato qualsiasi, indotto dal lockdown, e che ha voluto imitare quanto letto sui giornali. Se, e sottolineo se, si trattasse di islamici in contatto con l’estremismo, allora sarebbe il segnale che la vacanza è finita con la consueta strategia e sull’onda di meccaniche nuove che disturbano il mondo.

Cosa intende?

Nessuno sta parlando dell’annessione della Cisgiordania da parte di Israele che partirà dal 1° luglio prossimo. Un fatto gravissimo, una sconfitta epocale che può scatenare una nuova ondata di terrorismo.

Chi dobbiamo temere: al Qaeda, i palestinesi o l’Isis?

La modalità operativa di al Qaeda si basa sul network delle moschee fondamentaliste, mentre l’Isis sull’arruolamento di figure borderline, che a volte non sono neanche musulmani, ma si pescano ai margini dell’immigrazione, persone economicamente mal messe e facilmente arruolabili. L’Isis è più pericolosa: chi va in moschea è sorvegliato da telecamere e security; chi sta a casa, non posta messaggi su Facebook, ma su siti difficilmente individuabili.