Anche gli Emirati Arabi Uniti, come la Turchia e l’Egitto, attuano una politica articolata nei confronti della Russia poiché devono tenere conto delle proficue sinergie in ambito economico che li legano a Mosca. Stiamo naturalmente alludendo all’astensione degli Emirati Arabi Uniti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla risoluzione americana di condanna all’invasione russa. Infatti Anwar Gargash, consigliere del presidente degli Eau, ha sostenuto che prendere posizione condurrebbe soltanto a più violenza.



D’altra parte il 23 febbraio, quando ormai l’invasione russa era già iniziata, vi era stata una telefonata tra il ministro degli Esteri russo e il suo omologo emiratino Abdullah bin Zayed Al Nahyan il quale non ha fatto alcun cenno all’Ucraina. Fra le ragioni di questa scelta politica cauta e prudente vi è certamente il legame stretto tra il fondo sovrano Mubadala e quello russo.



Per parlare poi dei rapporti molto stretti tra la Novatech dell’oligarca russo Leonid Mikhelson e gli Eau e dell’oligarca russo Oleg Deripaska con il fondo arabo Mubadala.

Sul piano strettamente geopolitico gli Eau hanno sostenuto la compagnia mercenaria Wagner in Libia attraverso la International Golden Group e l’azione russa in Siria.

E come dimenticare l’alleanza tra l’operatore portuale di Dubai e la Rosatom, cioè la multinazionale nucleare russa?

Ma indubbiamente il vertice dei rapporti russo-emiratini è stato raggiunto a Expo 2020 con partnership a 360 gradi.

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