Studio: “Ftalati aumentano rischio nascite di bambini prematuri”

Una recente analisi citata dal quotidiano francese Le Parisien dimostrerebbe una stretta correlazione tra gli ftalati e le nascite di bambini prematuri. Occorrerebbe, a detta del quotidiano, una massiccia campagna comunicativa, affinché si abbandoni sempre di più l’uso della plastica, in larghissima parte colpevole dell’ingestione, involontaria, di ftalati, sia per le future mamme che per i neonati.



A quanto riporta il quotidiano, infatti, in Francia le nascite premature sono aumentate dell’1% all’anno, dal 1995. In termini numerici, si parlerebbe di oltre 60mila neonati all’anno. Mentre la correlazione tra bambini prematuri e ftalati sarebbe dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista specializzata JAMA Padiatrics, secondo il quale l’esposizione a quella particolare sostanza chimica aumenterebbe esponenzialmente il rischio di parti prematuri nelle donne incinte. Non si tratterebbe, inoltre, di uno studio poco accurato, ma ha coinvolto ben 56 ricercatori di 36 università americane e agenzie federali e sarebbe stato condotto analizzando le urine di 6.045 donne in gravidanza in una ricerca durata decenni e che, per la primo volta, dimostrebbe proprio la correlazione tra parti prematuri e ftalati.



Ftalati: cosa sono e come evitarli?

Insomma, secondo il quotidiano francese che cita la ricerca gli ftalati sarebbero in parte responsabili nelle nascite di bambini prematuri, in forte crescita in Francia, ma anche nel resto del mondo. Secondo gli autori dello studio, inoltre, ridurre di appena il 50% l’esposizione agli ftalati diminuirebbe di oltre 1,1% le nascite premature. Eppure, c’è un problema, piuttosto evidente a chi sa cosa siano gli ftalati.

Parlando di ftalati, colpevoli in parte delle nascite di bambini prematuri, si parla di un’intera famiglia di sostanze chimiche, ora considerate in parte pericolose, ed impiegate in larghissima parte, in una quantità piuttosto elevata e disparata di prodotti. A cosa servono? Fondamentalmente a nulla ci concreto o importante, ma contribuiscono alla flessibilità e alla modellabilità delle materie plastiche. Introdotti nel 1930 per la prima volta, sono ancora larghissimamente impiegati ora sia sotto forma di solventi (soprattutto nella cosmesi e nei prodotti per la casa e l’igiene personale), mentre in ambito industriale vengono soprattutto utilizzati come plastificanti o per sigillare le confezioni degli alimenti.



In soldoni, gli ftalati oltre ad accentuare le probabilità di nascite di bambini prematuri, hanno effetto anche su reni e fegato. Possono ridurre sia i recettori ormonali femminili che abbassare i livelli di testosterone maschili (in altre parole, accentuano il rischio di sterilità). Alcuni ftalati del 1979 sono stati resi inutilizzabili dall’Unione Europa, ma l’impegno di altri è ancora ampiamente diffuso.