“Per Allah, io e gli altri muaheddin siamo pronti a combattere al fianco dei nostri fratelli palestinesi, anche a costo di essere fatti a pezzi”: a dirlo, all’emittente Masirah, è un soldato in marcia lungo il governatorato Sa’da nel nord-ovest dello Yemen. Come lui, altri centinaia di militare. Con loro hanno la foto del leader houthi, Sayyid Abdulmalik al Houthi, con cui la loro tribù, la Khawlan bin Amir, è alleata dall’inizio della guerra contro il governo filosaudita, spiega Il Foglio. “Allah è grande, morte all’America, morte agli ebrei!” è il loro grido. Per l’Arabia Saudita, che si trova pochi km più avanti, non c’è invece voglia di combattere: è più importante difendere i suoi giacimenti di petrolio, che sono sotto gli attacchi houthi dal 2015.
“L’inverno sta arrivando, in Europa e negli Stati Uniti. Se Arabia Saudita ed Emirati entrano in una coalizione contro lo Yemen, non lasceremo un solo giacimento di petrolio e gas intatto”: è la minaccia arrivata da Mohammed al Bukhaiti, uno dei leader di Ansar Allah. I ribelli saranno che Riad ora vuole la pace: a quasi dieci anni dallo scoppio del conflitto, infatti, gli houthi si sono rafforzati e la produzione saudita di gas e petrolio è minacciata. Compromessa anche l’immagine della Monachi sunnita a causa dei bombardamenti indiscriminati sui civili. Ora Riad vuole correre ai ripari tramite la diplomazia: infatti, dopo oltre 18 mesi di negoziati mediati dall’Oman, il governo ha annunciato di aver trovato un accordo di pace con gli houthi che potrebbe essere siglato entro la fine dell’anno.
Cosa vogliono davvero gli Houthi?
Il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman ha spiegato il suo “no” alla richiesta degli americani di partecipare alla missione navale internazionale contro Ansar Allah nel Mar Rosso parlando proprio di un possibile accordo di pace con gli houthi. La richiesta è stata rispedita al mittente perché Riad si è ritagliata il ruolo di mediatore della guerra in Yemen fra ribelli e governo ufficiale: dunque, non intende schierarsi al fianco degli Stati Uniti nella missione militare a guida americana. Secondo Il Foglio, però, le sfilate pro Palestina come quella dei militari di Sa’da dimostrano che la guerra di Ansar Allah punta a Israele e vuole colpire nello stesso Yemen.
Gli Houthi sottolineano spesso di essere gli unici in guerra contro lo stato ebraico, seppure a migliaia di chilometri di distanza: ad essere prese di mira sono in particolare le sue navi nel Mar Rosso. Lo Yemen si presenta inoltre come interlocutore indipendente dall’Iran. Teheran, spiega ancora Il Foglio, fornisce loro armi e droni, ma Ansar Allah ha un’autonomia che gli altri membri dell’Asse della resistenza non hanno. Questi, infatti, possono vantare diverse fonti di guadagno, come i traffici illeciti con la Somalia e la gestione di un passaggio navale importante come quello di Hodeida, all’ingresso del Mar Rosso. Ansar Allah avrebbe come obiettivo quello di consolidare il proprio ruolo di interlocutore nella regione e ottenere più concessioni dai sauditi al tavolo dei negoziati.