Fra le tracce scelte dal Miur per la maturità 2023, prima prova tipologia A, troviamo anche Gli indifferenti di Alberto Moravia. Si tratta di un romanzo che l’autore ha scritto in occasione della sua permanenza a Bressanone, a seguito del ricovero presso l’istituto Codivilla di Cortina dopo la tubercolosi ossea. Gli indifferenti venne pubblicato nel 1929, ed è un romanzo ambientato totalmente in spazi chiusi, come ad esempio una città oppressa dalla pioggia osservata da un’auto, ma anche gli interni di una casa. Si tratta di una situazione di oppressione e prigionia che di fatto pervade l’intero romanzo, e che nel contempo rappresenta l’inutilità della realtà e l’incapacità dei protagonista di appropriarsene e modificarla.
Secondo Moravia l’uomo, all’epoca, era incapace di vivere la realtà in maniera autentica, da qui appunto il titolo Gli indifferenti, un modus operandi tipico della borghesia degli anni trenta, schiava del denaro e del sesso. Nel romanzo viene in particolare narrata la storia di una famiglia composta dalla madre, Mariagrazia Ardengo, l’amante Leo, e i due figli Carla e Michele. Questi ultimi rappresentano l’anello debole della catena, incapaci di reagire al fallimento economico e morale della loro famiglia, e all’amante della madre.
ALBERTO MORAVIA, GLI INDIFFERENTI: IL FINALE MASCHERATO
Leo, nel contempo, punta semplicemente ad impossessarsi della casa degli Ardengo e a sostituire la vecchia amante con la figlia di Mariagrazia, ovviamente più giovane. Nella storia della famiglia si inserisce anche Lisa, ex amante di Leo che sembra interessata a Michele, su cui proietta un desiderio di giovinezza. Leo intanto si avvicina sempre di più a Carla, arrivando a sposarla: così facendo la ragazza non si rende conto di essere caduta nella “trappola” della madre, indifferente all’etica e in sostanza alla vita.
Il romanzo si chiude con un ballo mascherato a cui partecipano Mariagrazia e la figlia Carla, dove la maschera risulta essere l’emblema de Gli indifferenti, enfatizzando l’apatia dei personaggi che la indossano. Carla, alla fine, è il simbolo del fallimento della vita nonostante l’esempio lampante della madre, mentre Michele resta in uno stato di immaturità adolescenziale, continuando a perpetrare anch’egli fallimenti, non riuscendo ad opporsi a Leo.