Gli uomini di Neanderthal, considerati i “parenti” dell’uomo moderno, o una “versione beta” dell’umanità dei nostri tempi, come affermano molti ricercatori, in realtà potrebbero essere stati più colti di quanto si creda. Diversi studi sul campo dei ritrovamenti di oggetti e graffiti nelle caverne dimostrerebbero un certo “senso estetico” e un gusto nell’abbinamento di colori a seconda di quanto si voleva rappresentare. I segni ritrovati potrebbero essere una vera e propria forma d’arte, invece che semplici simboli e primordiali tentativi di calcolo come precedentemente era stato ipotizzato. Se infatti le ricerche inizialmente avevano dimostrato un grande divario comportamentale tra l’uomo evoluto e quello di Neandhertal, ora man mano che gli studi si approfondiscono, concentrandosi anche sugli ultimi ritrovamenti, si sta confermando che la distanza si accorcia.
In realtà infatti, sono moltissime le similitudini, come spiegano gli esperti, anche per quanto riguarda il modo di comunicare. E questa nuova scoperta potrebbe nuovamente riaprire la questione sull’arte e sulle forme di espressione figurative utilizzate dall’uomo di Neanderthal, che aveva fatto nascere la teoria sui primi antenati dei pittori, esistenti già 65mila anni fa.
Uomo di Neanderthal, scoperti graffiti usati come forma d’arte
Cercare di capire come si comportava l’uomo di Neanderthal 65mila anni fa, prima della comparsa dell’Homo Sapiens, è ancora una sfida per archeologi e storici che stanno tentando di mettere insieme i numerosi pezzi di un “puzzle” composto da ritrovamenti sul campo e studi fatti su ossa, cranio e cervello dei primi antenati dell’uomo. Ma, se prima la teoria più accreditata era stata quella di escludere forme artistiche ed espressive, ritenute come caratteristica comparsa solo con la specie Sapiens, ora le ricerche sui graffiti, trovati sulle pareti delle grotte in Spagna, potrebbero cambiare la situazione.
Gli articoli scientifici con i dati sulle ricerche compiute da due differenti università in Germania e Regno Unito, sono stati pubblicati lo scorso febbraio dalla rivista Science, sono basati sulla datazione di alcune pitture risalenti a più di 60mila anni fa. Oltre a questo il ritrovamento di conchiglie forate, ha fatto ipotizzare gli studiosi, non solo che l’uomo di Neanderthal utilizzava la pittura prima del Sapiens, ma anche che utilizzasse oggetti come abbellimenti estetici. Il dibattito è ancora aperto, ma sono sempre di più i sostenitori della tesi che vuole eliminare il preconcetto tra Sapiens e Neanderthal, dimostrando che in realtà le capacità cognitive e comunicative sarebbero state presenti prima ancora della versione umana considerata “più evoluta“.