All’interno delle cellule di ogni essere umano c’è una speciale ‘firma’ in grado di anticipare l’insorgenza di determinate malattie ereditarie, ma anche di fornire informazioni sulla capacità immunitaria di un individuo: si tratta delle glicoproteine MHC – ovvero quelle del ‘complesso maggiore di istocompatibilità’ – scoperte da una manciata di scarsi anni e al centro di numerosi studi che mirano a capire come potrebbero rivelarsi utili a medici e ricercatori per arrivare ad una nuova serie di terapie che tengano conto della singola espressione personale delle glicoproteine MHC.



Partendo dal principio – spiega l’immunologo dell’Accademia Nazionale dei Lincei Guido Forni a Repubblica – la glicoproteine MHC sono “molecole espresse sulla membrana delle cellule” ereditate direttamente dai genitori ed uniche per ogni essere umano (dato che ereditariamente vengono mischiate quelle di padre e madre in misure differenti per ognuno dei figli) che funzionando come dei veri e propri “marcatori molecolari” utili a comprendere “l’individualità biologica” di ognuno di noi.



Come funzionano le glicoproteine MHC: gli studi più significativi e il parere del dottor Forni

Concretamente, il dottor Forni descrive le glicoproteine MHC come una sorta di “biglietto della lotteria della vita” che se per alcune persone si rivela vincente, per altre è l’esatto opposto: “Alcune – precisa entrando nel merito del parallelismo – ci proteggono e ci rendono più forti” a determinate malattie, mentre altre “possono renderci più vulnerabili a virus ed infezioni“; ma per ora la ricerca scientifica non è ancora riuscita ad individuare quali siano le glicoproteine MHC positive e quali – invece – quelle negative.



Per ora – infatti – si contano giusto tre studi interessanti sulle glicoproteine MHC: un primo condotto alla Stanford che ha ipotizzato che alcune di quelle molecole potrebbero anticipare l’insorgenza ed adirittura prevedere la mortalità del tumore al seno; un secondo condotto a Torino ed Oxford che ha scoperto una correlazione tra le glicoproteine MHC con la risposta immunitaria stimolata dal vaccino contro il Covid (rendendola più o meno efficace, ma mai nulla); ed un terzo – questo ‘negativo’ – che le ha associate all’insorgenza di determinati tipi rari e più aggressivi di tumori.

Complessivamente, secondo Forni resta certo che la sola scoperta delle glicoproteine MHC resta un importante passo avanti per la ricerca medica perché tutti gli studi convergono sul fatto che la loro espressione “può cambiare significativamente la reazione immunitaria” a determinati farmaci (come, appunto, nel caso del vaccino Covid) portandoci verso un futuro di terapie innovative che tengano conto anche del potenziale “vantaggio” di una risposta immunitaria modulata in base all’espressione di queste molecole ereditarie, ma uniche.