Il glioblastoma è un cancro che la medicina non può curare, o almeno non ancora. Il tumore al cervello, molto aggressivo, colpisce approssimativamente 3.000 persone ogni anno in Francia. “È uno dei tumori con la prognosi peggiore e uno di quelli per i quali i trattamenti hanno fatto meno progressi negli ultimi dieci anni” ha spiegato il professor Olivier Chinot, capo del dipartimento di neuro-oncologia dell’ospedale Timone di Marsiglia. Il tumore continua ad essere oggetto di ricerca per scovare nuove terapie. Un team del Massachusetts General Hospital di Boston ha reso noti i risultati di un nuovo trattamento sul New England Journal of Medicine. “Sono stati condotti numerosi studi, ma purtroppo il glioblastoma è resistente all’immunoterapia convenzionale” spiega il professor Chinot. Di conseguenza, il trattamento standard non è cambiato da quasi vent’anni. “Dal 2005 si basa sull’estrazione chirurgica del tumore oltre che sulla radioterapia e chemioterapia orale”, continua lo specialista.
Il team di Boston ha lavorato per testare una terapia che si era già rivelata efficace contro alcuni tumori del sangue, come la leucemia e il linfoma: le “cellule CAR-T”. “Si tratta di prelevare cellule immunitarie dal paziente durante un esame del sangue, per poi modificarle geneticamente in laboratorio” spiega il dottor Mehdi Touat, neuro-oncologo dell’ospedale Pitié-Salpêtrière (AP-HP) e ricercatore presso l’Istituto Brain di Parigi. “Una volta modificate, queste cellule – che chiamiamo CAR-T – diventano capaci di riconoscere alcune proteine espresse dalle cellule tumorali. Vengono quindi reiniettati nel paziente in modo che attacchino il tumore” aggiunge ancora.
CAR-T, la terapia funziona contro il glioblastoma?
Nel 2016, un altro team americano aveva già esplorato le “cellule CAR-T” su un paziente affetto da glioblastoma, con un certo successo. I ricercatori di Boston hanno però reso il trattamento ancora più personalizzato per questo specifico tipo di tumore.
Tre pazienti con glioblastoma ricorrente hanno beneficiato di questa nuova terapia nel 2023, insieme ai trattamenti tradizionali, spiega Le Figaro. “Le cellule CAR-T sono state iniettate al loro interno attraverso un serbatoio impiantato durante una procedura chirurgica al cervello” sottolinea il dott. Mahdi Touat. I risultati sono inaspettati sebbene ancora preliminari: il primo paziente, un uomo di 74 anni, ha visto il tumore ridursi nelle ore successive all’infusione. Il secondo paziente (un uomo di 72 anni) ha visto il suo tumore ridursi del 60% ed è rimasto così per sei mesi. Infine, nel terzo paziente, una donna di 57 anni, l’infusione di cellule CAR-T ha portato alla quasi completa regressione del tumore.
I benefici osservati, purtroppo, non sono durati. I pazienti infatti hanno avuto una ricaduta: secondo i promotori dello studio, questo potrebbe spiegarsi con la rapida scomparsa delle cellule CAR-T dopo l’infusione. “La prova di concetto c’è, dobbiamo continuare a scavare in questa direzione. Ma in termini di prognosi vitale ed efficacia a lungo termine, è ancora fragile” ritiene il professor Olivier Chinot. “Non possiamo ancora parlare dell’accesso a questo trattamento per i pazienti”, ricorda. Il team americano ora vuole a tutti i costi capire come far durare nel tempo questi effetti. La ricerca sul glioblastoma sta facendo progressi importanti: negli ultimi mesi sono stati pubblicati numerosi studi che utilizzano diverse strategie.