Joe Biden prepara la guerra ai paradisi fiscali. Visto che servono risorse per coprire il piano da 2.200 miliardi di dollari per rilanciare gli Stati Uniti, il presidente insieme al Segretario al Tesoro Janet Yellen non sta pensando solo di cancellare la riforma tributaria di Donald Trump per aumentare l’aliquota sui redditi di impresa al 28% (che comunque era al 35% prima del 2017). Il piano prevede anche di eliminare l’esenzione sul 10% dei profitti realizzati dalle multinazionali Usa all’estero, incrementando il prelievo al 21%. Lo riportano Milena Gabanelli e Giuseppe Sarcina in Dataroom, spiegando che Biden non vuole essere il solo a combattere questa battaglia: intende coinvolgere altri Paesi ad adottare la stessa misura, quindi lanciare la global minimum tax, e negoziare sulla web tax. Tutto parte da uno studio da cui è emerso che 91 delle 500 maggiori società elencate da Fortune non abbiano versato imposte nel 2018, pur avendo chiuso largamente in utile il bilancio. Parliamo di Netflix, Starbucks, Amazon, Delta, Chevron e Halliburton, ad esempio. Ma quando lo studio è stato aggiornato con i conti del 2020 è emerso che sono 55 le aziende che non hanno versato nulla al fisco pur avendo realizzato profitti per 40,5 miliardi di dollari. Se si tiene conto dell’attuale aliquota, sono 8,5 miliardi di incassi persi. Secondo l’Institute on taxation and economic policy, circa 100 miliardi di imposta mancano ogni anno all’appello, quasi la metà del gettito effettivo.



LA “GUERRA” USA AI PARADISI FISCALI

Dove finiscono questi soldi? Le destinazioni sono diverse: Olanda, Lussemburgo, Svizzera, Irlanda, Bermuda, Hong Kong, Cayman Islands, Mauritius, Panama, Costa Rica, British Virgin Islands, Channel Islands, Barbados, Cipro, Bahamas, Bahrain, Gibilterra, Malta e Antille Olandesi. Le prime dieci, secondo dati Itep aggiornati al 2017, sono Apple, Pfizer, Microsoft, General Electric, Ibm, Johnson & Johnson, Cisco System, Merck, Google ed Exon. Per risolvere il problema del dumping fiscale serve che i big del mondo tassino nella stessa misura gli utili realizzati all’estero dalle proprie compagnie. Per questo, secondo il Corriere della Sera, Joe Biden vuole raggiungere un accordo con più Paesi possibile per fissare al 21% l’aliquota di quella che diventerebbe la global minimum tax. Sarebbe una svolta epocale, nonché la fine dei paradisi fiscali. La Segretaria del Tesoro ha già inviato un documento ai Paesi del G20, che esprime il 90% dei profitti globali delle imprese, ma anche all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo).



8-10 MILIARDI A ITALIA CON GLOBAL MINIMUM TAX

Secondo il nuovo meccanismo pensato dall’amministrazione Biden, i colossi dovrebbero corrispondere al fisco del proprio Paese la differenza tra l’aliquota versata all’estero e quella nel proprio Paese. Questo scoraggia le multinazionali a spostare i profitti altrove, ma il carico fiscale sarebbe comunque del 21%. In questo modo le casse Usa potrebbero recuperare 50 miliardi di dollari l’anno. L’Italia con la global minimum tax recupererebbe 8-10 miliardi di dollari l’anno dalle multinazionali italiane che spostano parte dei loro profitti nei paradisi fiscali. Pensiamo a Eni, Enel, Intesa, Armani, Ferrari, Telecom Italia, Generali, Webuild etc. La stima, riportata dal Corriere della Sera, è stata fatta da Tommaso Faccio, docente di diritto tributario all’Università di Nottingham e segretario dell’Icrict (Independent commission for the reform of international corporate taxation). Ma serve una prova di coerenza da parte di Joe Biden, visto che negli Stati Uniti ci sono diversi paradisi fiscali, come il Delaware. Le discussioni sono complicate perché vanno poi rivisti i rapporti con le Isole su cui si esercita una sovranità diretta. La contropartita è eliminare la web tax, che ha innescato uno scontro tra Ue e Usa. L’Italia dovrebbe rinunciare a 587,6 milioni di euro, che è l’importo del gettito calcolato per il 2020 della web tax. Prendendo i casi specifici, non converrebbe. Ma nel complesso si potrebbero incassare risorse anche da giganti che non sono del digitale e si combatterebbero i paradisi fiscali. Se ne discuterà il 9 luglio a Venezia in occasione del G20.

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