In molti parlano di accordo storico, ma non mancano le perplessità sulla global tax, la tassa globale per i giganti del web. Al G7 finanziario di Londra è stato raggiunto un accordo di principio su una aliquota globale minima di almeno il 15% per la tassazione delle grandi imprese. Tutti i Paesi del G7 si sono impegnati ad adottare questa corporate tax sui profitti d’impresa, che verrà adottata per le mega imprese con margini superiori al 10%. Il 20% dei profitti superiori a questo 10% di margine sarà riallocato nei Paesi dove vengono realizzate le vendite. L’obiettivo è combattere i paradisi fiscali, si parla anche di una stretta all’elusione fiscale. Il premier italiano parla di «passo verso l’equità e la giustizia sociale». Ad esempio, non è una buona notizia per la Svizzera, che potrebbe ritrovarsi con alcuni cantoni sotto pressione. Jan-Egbert Sturm, professore di economia al Politecnico federale di Zurigo alla SonntagsZeitung ha dichiarato: «I paradisi fiscali, spesso Stati molto piccoli, soffriranno». Per l’economista la Svizzera dovrà trovare una soluzione per restare attrattiva.



GLOBAL TAX, OXFAM “ACCORDO NON EQUO”

Dopo l’annuncio dell’accordo, proprio le multinazionali che saranno tassate – come Facebook, Google e Amazon – hanno espresso parere favorevole. Strano che queste grandi multinazionali che hanno per anni incrociato sedi legali con tassazioni agevolate siano ora contente di pagare. Non a caso Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale tramite aiuti umanitari e progetti di sviluppo, è fortemente critica. «È assurdo che il G7 sostenga che sta “revisionando un sistema fiscale globale che non funziona” istituendo un’aliquota societaria minima globale che è simile alle aliquote agevolate applicate da paradisi fiscali come Irlanda, Svizzera e Singapore». L’aliquota del 15%, da considerare una soglia minima, andrebbe alzata subito al 25%. «Questo non è un accordo equo. Il G7 non può aspettarsi che la maggioranza dei paesi del mondo accetti le briciole dalla sua tavola». Per Oxfam «avvantaggerà in modo schiacciante i paesi ricchi e aumenterà la diseguaglianza», in quanto i soldi finirebbero «ai paesi ricchi dove hanno sede la maggior parte delle grandi multinazionali come Amazon e Pfizer».



TAX JUSTICE NETWORK “PREMIATI AUTORI ABUSI FISCALI”

Tax Justice Network, gruppo di ricercatori e attivisti, aveva proposto il “Minimum Effective Tax Rate”, che permetterebbe di distribuire i proventi anche nei paesi dove si svolge la reale attività economica delle multinazionali. Così ad esempio l’India guadagnerebbe tre volte in più l’importo stimato dall’Ocse. Gli stessi paese del G7 guadagnerebbero di più. Ma la partita è politica più che numerica. «Potenze coloniali come il Regno Unito e l’Olanda sono state determinanti nello sviluppo di un sistema fiscale globale abusivo che oggi deruba i paesi a basso reddito – dove vive la metà della popolazione mondiale – di tasse equivalenti a più della metà dei loro bilanci di salute pubblica», ha dichiarato Liz Nelson di Tax Justice Newtork, come riportato da Il Manifesto. Infine, spiega che non va dimenticato «che furono i proprietari di schiavi ad essere compensati dall’impero quando la schiavitù fu abolita, invece degli schiavi stessi. Oggi non dobbiamo ripetere la storia e non dobbiamo premiare i peggiori autori di abusi fiscali globali».

Leggi anche

INFLAZIONE USA/ La possibile "sorpresa" del 2025 in attesa delle mosse di Trump