Il Coronavirus ha sconvolto le vite di tutti: quale potrà essere dunque la visione del mondo che emergerà da questa pandemia? Come dare un senso a quanto sta succedendo? Quale corrente di pensiero risulterà vincente, ispirando l’azione delle classi dirigenti e modulando il senso comune dei cittadini? Nulla sarà più come prima, o al contrario tutto resterà immutato ma in peggio come ipotizza Michel Houellebecq?
Corrado Ocone per Il Giornale ha analizzato la situazione identificando almeno sette categorie differenti di pensiero ed azione emerse dalla pandemia di Coronavirus – con tutte le approssimazioni e schematizzazioni del caso. Il primo profilo descritto da Ocone è quello dei globalisti, cioè coloro che giudicano la crisi attuale come un incidente di percorso che prima o poi sarà superato, rimettendoci sulla strada del progresso e della globalizzazione.
Il Coronavirus ha mostrato che siamo in un mondo iperconnesso e che un problema che sorge in una lontana provincia cinese in poche settimane può diventare un problema comune a tutto il mondo. Dobbiamo quindi ripartire accelerando la collaborazione e la condivisione fra i popoli: “A problemi globali, una risposta globale”.
DAI GLOBALISTI AD ANTICAPITALISTI E GRETISTI
Vi sono poi gli anticapitalisti, per i quali il Coronavirus conferma che il modello di sviluppo occidentale è in crisi e va rovesciato. Le alternative sono varie: la sinistra radicale vagheggia ancora il comunismo “vero” che nessuno non è ancora mai riuscito a realizzare; qualcuno pensa invece a una “decrescita felice” e casomai green.
Il pericolo principale dell’attuale crisi legata al Coronavirus sarebbe dunque una diseguaglianza sempre più crescente, che chiede di sovvertire il modello di sviluppo. Una terza categoria è quella che Ocone definisce “gretisti“: in parte legata alla precedente, ma tra essi vi sono anche molti capitalisti che sperano in questo modo di riconvertire il sistema di produzione in un’ottica di “distruzione creatrice“.
Sarebbe un capitalismo non liberista ma statalista, che vorrebbe affidare allo Stato il compito di impostare dall’alto e poi accompagnare la trasformazione, fondata sulla riconversione ecologica e sulla intelligenza artificiale.
SOVRANISTI E ANTIMODERNI
Idee molto diverse sono quelle dei sovranisti: con il mondo costretto a chiudere i confini e con il ritorno prepotente degli interessi nazionali, partono da una posizione certamente assai favorevole, mentre l’europeismo è in evidente affanno. Ocone cita in tal senso Romano Prodi, certamente tra gli europeisti più convinti, che è però arrivato a proporre all’Italia il reshoring, cioè il rientro in patria di aziende e lavorazioni negli anni delocalizzate. Tuttavia al momento ai sovranisti manca ancora un’idea ben definita per il futuro.
Categoria molto interessante è quella degli antimoderni, che riconducono la situazione attuale del mondo a una crisi spirituale, di civiltà, soprattutto dell’Occidente che ha perso o non crede più nei propri valori, la “dittatura del relativismo” di cui parla Ratzinger.
Attenzione però: fra loro c’è sia chi non ha più speranza e invoca solo Dio per salvarci, sia chi sottolinea il bisogno di invertire drasticamente la rotta e ritrovare nel passato la spinta per il domani, prendendo atto che il progetto razionalistico degli ultimi secoli è giunto al capolinea.
NEOPATERNALISTI E CONSERVATORI
I neopaternalisti vagheggiano un governo che protegga e rassicuri, da ogni punto di vista: economico, epidemiologico, della sicurezza personale. In virtù di questo fine, si possono anche mettere fra parentesi le libertà fondamentali e i diritti umani. Avremmo dunque una democrazia controllata e guidata, “illiberale”, o addirittura un nuovo dispotismo soft (fino a che punto?) sul modello della Cina attuale.
Per Vladimir Putin il liberalismo è obsoleto; inoltre la libertà esige responsabilità, e quindi fatica. Infine i conservatori, che dalla crisi legata al Coronavirus potrebbero trovare nuova linfa vitale.
Liberali e anche liberisti, ma all’interno di una comunità politica coesa e unita da valori comuni e dall’amore per la Patria; ecologisti ma nel senso della cura e manutenzione continua della propria casa comune (oikòs); scettici e disincantati sulle umane vicende ma sensibili al trascendente; aperti al futuro ma convinti che esso debba maturare ed evolversi dalle esperienze del passato. Potrebbero dunque sintetizzare le altre tendenze, moderandole e umanizzandole. Ocone si chiede: che sia loro il futuro?