Alessandro Quirico, in un editoriale pubblicato su La Stampa, ha analizzato il fenomeno del terrorismo a partire dalle sue origini: “Il vero lascito di Bin Laden, forse eterno e purtroppo realizzato, è la globalizzazione della paura. Ha costretto il mondo a convivere, ogni giorno, con l’ossessione che un singolo, sbucato dal nulla con un kalashnikov o un coltello, guidando un’auto killer o indossando una cintura da kamikaze, ci costringa a pensare al posto che la morte ha nella nostra vita”.



L’allarme era divenuto più fioco in questi anni soprattutto nell’Occidente, ma la guerra di Hamas ha riacceso i riflettori sul fenomeno. “Il meccanismo infernale sembrava procedere a rilento da qualche tempo. Niente affatto: è un congegno come la guerra, che ha una carica interna inesauribile e tende perennemente all’estremo. Basta che la politica non riesca a risolvere un problema, come il conflitto tra Israele e i palestinesi, e riparte”.



“Globalizzazione della paura è eredità di Bin Laden”, il parere di Quirico

“Confessiamolo, Bin Laden non è morto”, scrive ancora Alessandro Quirico. Il terrorista saudita continua a vivere nella continua ricerca della sicurezza da parte degli Stati, che si ritrovano ad aumentare sempre più il numero di telecamere e di ispezioni. “Noi supponiamo che progresso e benessere alla fine inghiottiranno queste rimanenze di barbarie con le credenze nel paradiso e nelle uri dagli occhi neri e dai seni gonfi. Chi volete che vinca tra la nostra potenza positiva e quella negativa del distruggere?”. La risposta, tuttavia, non è scontata.



I recenti fatti lo dimostrano. “Accendiamo la radio e scopriamo che da qualche parte un lupo solitario sorpassato della Storia, una rimanenza del medioevo che si colloca al di là del bene e del male, ha ucciso o si è fatto saltare in aria. E ci scopriamo nudi”, così si conclude l’editoriale.