Processo per l’omicidio di Gloria Pompili, la 26enne di Frosinone che nel 2017 fu uccisa a bastonate sul ciglio della strada dal compagno della zia davanti ai suoi due figli di 3 e 5 anni. Condannata l’assistente sociale che seguiva la famiglia, Sandra Nobile, a pagare 50 euro di multa perchè colpevole di non aver segnalato alle autorità la grave situazione ed il contesto critico nella quale la vittima viveva, costretta a prostituirsi per poi dare tutto il ricavato ai parenti sfruttatori. La sentenza del giudice del Tribunale di Frosinone, arrivata nella giornata di ieri, 20 novembre, ha stabilito che l’operatrice dovrà pagare solo una sanzione amministrativa, anche minore rispetto a quella richiesta dall’accusa, che era di 90 euro.



Questo perchè, il reato di omessa denuncia prevede una condanna penale, con reclusione fino a un anno, soltanto se commesso da un pubblico ufficiale. A conclusione della prima inchiesta sulla morte della ragazza, la zia Eloide Del Prete e il compagno Saad Mohamed Elesh Salem, erano stati arrestati e condannati per l’omicidio, anche grazie al racconto del figlio più grande di Gloria, che testimoniò confermando le violenze quotidiane che la mamma era costretta a subire.



Omicidio Gloria Pompili, assistente sociale condannata a 50 euro di multa “Era a conoscenza della situazione ma non denunciò”

Le indagini sulla morte di Gloria Pompili, stabilirono quasi da subito le responsabilità dell’assistente sociale Sandra Nobile per non aver opportunamente denunciato la grave situazione. La vittima infatti, abitava insieme ai suoi due bambini con la zia ed il compagno egiziano, ed era sfruttata e costretta a prostituirsi in strada. Secondo i racconti dei testimoni, soprattutto del primogenito di 5 anni,  la 26enne veniva spesso picchiata e maltrattata, fino al giorno in cui, al ritorno dal lavoro, mentre si trovava in auto con i parenti,  fu fatta scendere dall’auto e presa a bastonate sul ciglio della strada perchè “colpevole” di non aver guadagnato abbastanza.



Le botte le causarono la perforazione del polmone e l’episodio avvenne sotto gli occhi dei due figli, presenti nel veicolo. La famiglia era seguita dagli operatori, dopo le segnalazioni fatte dai vicini di casa, che confermarono la situazione particolarmente a rischio, soprattutto per la presenza di minori. Come confermò l’accusa, l’assistente sociale era quindi a conoscenza del contesto nel quale Gloria viveva, ma non denunciò il fatto alle autorità, nè preso provvedimenti per l’allontanamento. Tutte azioni, che probabilmente avrebbero potuto salvare la vita alla giovane mamma.