ANCORA BUFERA SULLA COMMISSIONE UE CON I SOCIALISTI CHE INSISTONO: “FITTO NON PUÒ ESSERE VICEPRESIDENTE ESECUTIVO”
Il Ministro italiano Raffaele Fitto non potrà diventare vicepresidente esecutivo Ue: o almeno, per il leader dei socialisti di Francia, questo dovrebbe essere l’epilogo di un convulsa fase di nomine in sede di Commissione Europea. Con una crisi di Governo enorme in Germania, con un esecutivo Barnier in Francia fragilissimo e con una vittoria imponente negli Stati Uniti del Presidente Trump, la prossima Commissione Ue pronta a nascere dovrà giocoforza rimanere il più solido possibile per far fronte ai complessi equilibri geopolitiche preparano il futuro dell’Europa di qui a pochi mesi: visto però il grado di scontro interno tra Socialisti e Verdi contro il PPE di Weber e Von der Leyen, l’orizzonte sembra essere sempre più “fosco” e incerto. Il caso creato attorno alla nomina di Raffaele Fitto non solo a commissario ma anche a vicepresidente esecutivo dell’Unione Europea ha scatenato da settimane uno scontro a distanza che giunge fino alla “censura” lanciata da Rafael Glucksmann, leader dei socialisti francesi e in forte asse con il Cancelliere tedesco SPD Olaf Scholz.
Intervenuto all’ANSA, il figlio dello storico filosofo e intellettuale francese avalla la sua personale “minaccia” politica tanto all’Italia del Governo Meloni quanto soprattutto alla leader tedesca che attende l’esito delle audizioni di questi giorni dei 26 nuovi commissari europei per iniziare ufficialmente la legislatura della sua Commissione “bis”: Fitto non piace non tanto per il profilo (europeista doc, ex popolare e moderato), ma per il partito d’origine – ECR-Conservatori – nominato dopo l’accordo tra il leader PPE Weber e la Premier Giorgia Meloni, nonostante il non voto alla maggioranza Ursula di parte del Centrodestra italiano (Lega e FdI). Per la sinistra in alleanza con Von der Leyen – ovvero S&D e i Verdi di The Left – la nomina di Fitto sarebbe un affronto e dopo l’audizione hanno già minacciato di non sostenere tale votazione: di contro, i popolari spingono per il contro-ricatto sulla figura chiave per la sinistra europea, Teresa Ribera, anche lei nominata vicepresidente esecutiva con portafoglio Transizione e Concorrenza.
IL PRESSING DI VERDI E SOCIALISTI CONTRO VON DER LEYEN E LA TENUTA DEL PATTO MELONI-WEBER
Tornando dunque a Glucsksmann, l’ultimatum viene rinnovato dall’ala socialista in Parlamento Europeo: «Raffaele Fitto non deve essere vicepresidente della commissione Ue e per quel che so il mio gruppo non ha cambiato posizione a riguardo». Il motivo è semplice e schietto, il partito ECR non fa parte dell’alleanza che rinnovato la nomina di Ursula Von der Leyen come Presidente della Commissione Ue, e quindi non bisognerebbe dare a Fitto una vicepresidenza esecutiva, ruolo di prestigio all’interno della struttura istituzionale a Bruxelles.
Glucksmann non fa altro che tradurre in parole dirette il “retro-pensiero” che da Parigi a Berlino fino a Madrid si teme in vista dei prossimi 5 anni di legislatura europea: uno spostamento più a destra del PPE per provare ad arginare la forte preferenza generale dell’elettorato europeo che anche alle ultime Elezioni ha nettamente bocciato i partiti di Centrosinistra, optando decisamente verso politiche più liberali, identitarie e conservatrici. Macron con Scholz e Sanchez teme che la centralità di Giorgia Meloni – leader di Governo più apprezzato in Ue secondo gli ultimi sondaggi di novembre – possa oscurare una maggioranza Ursula che invece puntava a riconfermare lo schema filo-green della precedente legislatura. Per Glucksmann, se Von der Leyen e Meloni hanno fatto un «negoziato parallelo», denuncia il leader socialista, «allora che ce lo dicano, ma se vuole contare sulla maggioranza che l’ha sostenuta a luglio, gli accordi sono quelli di luglio».
Diretta e immediata anche la replica posta sempre all’ANSA dal capogruppo di Forza Italia-PPE in Parlamento Ue, Fulvio Martusciello: quanto dato da Glucksmann sarebbe una voce flebile nel deserto, «continuano a minacciare Fitto con una pistola scarica, dimenticando che l’audizione di Ribera è fissata dopo quella di Fitto». Come a dire, se si tira troppo la corda sul Ministro italiano il rischio è che salti l’accordo col PPE sul nome della potente ministra spagnola socialista: «stanno giocando una partita pericolosa, fatta di attacchi privi di reale fondamento. Ogni tentativo di delegittimazione cadrà nel vuoto», conclude Martusciello. La co-presidente dei Verdi, Terry Reintke, prova a fare muro comune con i socialisti ribadendo l’importanza che il portafoglio di Fitto non sia confermato in audizione, «faremo pressione per ottenere aggiustamenti a questo proposito». Una pressione che rischia però di far saltare il “banco” tra qualche settimana, con il voto finale in Parlamento Europeo…