Raphael Glucksmann, eurodeputato francese di sinistra e capolista di una lista Place Publique/Ps, al Corriere della Sera, parla del “ricatto” di Orban all’Europa sul tema Ucraina: si tratta a suo dire solamente dell’ultimo “atto di una situazione drammatica della quale sono responsabili i leader dei grandi Paesi europei, Francia in testa. Siamo sul bordo del precipizio”. Infatti “all’inizio della guerra Putin aveva fatto due scommesse: la prima era che lo Stato ucraino sarebbe crollato, e quella scommessa l’ha perduta; poi ha puntato sul fatto che le società occidentali e le democrazie europee fossero incapaci di fornire uno sforzo di medio-lungo termine per aiutare Kiev. E al di là dei proclami, tutti i dati sulle consegne di armi all’Ucraina mostrano che Putin sta vincendo questa seconda scommessa”. 



“Nell’estate 2022 Macron ha detto che bisognava passare a una “economia di guerra”. Da allora, non c’è un contratto a lungo termine che sia stato concluso con l’industria della difesa. I soli progressi concreti sono venuti da Commissione e Europarlamento, cioè quelle istituzioni europee che di solito accusiamo di burocrazia e scarsa efficacia” spiega ancora l’eurodeputato. 



“Dobbiamo aiutare l’Ucraina per due motivi: vi spiego perché”

Secondo l’eurodeputato francese Raphael Glucksmann, i singoli Paesi dell’Unione Europea si stanno stancando di aiutare l’Ucraina. “I suoi leader non riescono a capire che dobbiamo aiutare gli ucraini non solo perché è giusto, perché resistono eroicamente a un’aggressione, perché sono una democrazia attaccata da un regime illiberale”. A detta del politico “dobbiamo aiutare l’Ucraina perché è nel nostro interesse, perché tutta l’architettura della sicurezza in Europa crollerebbe assieme all’Ucraina. Basta ascoltare quello che dicono apertamente gli stessi russi. Se il vicepresidente della Duma, Piotr Tolstoï, dice che “la guerra è la nostra ideologia nazionale”, significa che il punto della questione non è certo il Donbass, o la Crimea. L’obiettivo siamo noi, le democrazie”. 



La Commissione propone che vengano dati all’Ucraina almeno i 9 miliardi di interessi dei beni russi congelati che ammontano a 200 miliardi “ma anche qui i governi si oppongono”. Il motivo lo spiega Glucksmann al Corriere della Sera: “Forse perché i singoli governi si illudono di poter tornare all’era del cancelliere Schröder e dei patti col tiranno russo. Ecco perché Orbán può tenere in scacco tutto il continente: lui e Putin hanno colto perfettamente il clima che si respira in Europa. Manca una leadership politica e Macron, che avrebbe potuto prenderla ponendosi come il leader della resistenza europea a Putin, ha preferito rinunciare, tra ambiguità e ambivalenze. Bisogna dare più poteri all’Europa e creare una difesa comune, perché tutto il continente non rimanga ostaggio di una nazione di 10 milioni di abitanti, e perché si provi davvero a fermare Putin. Il Donbass non sarà mai abbastanza”.