Davanti alla prolungata e pesante crisi energetica che si è creata con lo scoppio della guerra in Ucraina, per l’Eni è diventato uno degli obiettivi prioritari “contribuire significativamente alla sicurezza energetica europea – come ha dichiarato l’amministratore delegato Claudio Descalzi -, anche attraverso la crescente diversificazione delle forniture, supportando nel contempo una transizione energetica equa e sostenibile”. E tra le alternative al metano russo, figura certamente l’opzione del gas naturale liquefatto.



Alle parole, ovviamente, sono seguiti i fatti, specialmente in Mozambico, dove Eni è protagonista del progetto Coral South per conto dei suoi partner in Area 4 (ExxonMobil, CNPC, GALP, KOGAS ed ENH), un programma di portata storica che colloca il paese africano sulla scena mondiale del Gnl.

E proprio ieri il presidente del Mozambico, Filipe Jacinto Nyusi, ha visitato e inaugurato il complesso di Coral-Sul FLNG di Rovuma. All’inaugurazione hanno partecipato il ministro delle Risorse minerarie e dell’Energia, Carlos Zacarias, e i rappresentanti del governo del Mozambico, accompagnati da una delegazione Eni guidata da Guido Brusco, Chief Operating Officer Natural Resources. L’evento si è svolto dopo che lo scorso 13 novembre il primo carico di gas naturale liquefatto, prodotto dal giacimento Coral, nelle acque ultra-profonde del bacino di Rovuma, è partito dall’unità galleggiante Coral Sul Floating Liquefied Natural Gas (FLNG). Lunga 432 metri e larga 66, Coral Sul FLNG ha un peso totale di circa 220mila tonnellate e il modulo alloggi di otto piani potrà ospitare fino a 350 persone. È ancorata a circa duemila metri di profondità, con l’ausilio di 20 linee di ormeggio dal peso complessivo di 9mila tonnellate. Le attività di costruzione dei suoi principali componenti sono iniziate nel 2018.

La cerimonia di inaugurazione ha offerto l’opportunità al presidente Nyusi e ai rappresentanti di Eni di discutere sulla possibilità di replicare il successo del progetto Coral South con un ulteriore sviluppo di FLNG, oltre che di altri progetti onshore, ed è stato valutato anche lo stato delle iniziative di Eni per il raggiungimento della neutralità carbonica.

L’impianto Coral Sul FLNG vanta una capacità di liquefazione di gas pari a 3,4 milioni di tonnellate all’anno, è alimentato da 6 pozzi sottomarini, ed estrarrà Gnl dalla parte meridionale di un giacimento, quello di Coral, che ha una riserva stimata di 500 miliardi di metri cubi di gas naturale.

L’Area 4 è operata da Mozambique Rovuma Venture (MRV), una joint venture costituita da Eni, ExxonMobil e CNPC, che detiene una quota del 70% nel contratto di concessione di esplorazione e produzione. Gli altri stakeholder dell’Area 4 sono Galp, KOGAS e Empresa Nacional de Hidrocarbonetos E.P., ciascuno con una quota del 10%. Eni è l’Operatore delegato per il progetto Coral South e per tutte le attività upstream nell’Area 4.

Fin dalla fase di design e grazie al lavoro di un team internazionale di tecnici e ingegneri provenienti da tre diversi continenti (Asia, Africa ed Europa), l’impianto Coral Sul è stato dotato di tecniche per ridurre al minimo le emissioni di CO2 (turbine a gas a minore dispersione, motori elettrici a velocità variabile, trasformatori elettrici a bassa perdita e ad alta tensione, massimo rendimento del sistema di recupero del calore da scarichi), con il doppio obiettivo di diminuire l’energia impiegata per liquefare il gas e di minimizzare l’impatto sull’ambiente locale. Non a caso la FLNG di Eni è al di sopra del benchmark del settore in termini di efficienza energetica con un consumo di energia sensibilmente più basso della media del settore: 256 kwh per ogni tonnellata di Gnl prodotto invece dei 275/400 kwh/ton delle unità di questo tipo oggi in attività.

Il progetto Coral South, com’è nelle intenzioni di Eni a favore dei paesi economicamente più svantaggiati, rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo del Mozambico, considerando il fatto che l’intero complesso geologico Coral, Mamba e Agulha, un “Supergiant”, si ottiene una riserva stimata di circa 2.400 miliardi di metri cubi di gas in loco. Trasformato e distribuito come Gnl, questo gas contribuirà ad aumentare la disponibilità sul mercato e costituirà un’importante leva di sviluppo, economico e occupazionale, per il paese africano, generando introiti significativi.

Ma il progetto Coral South vede in prima linea Eni anche nella promozione di uno sviluppo locale di più largo respiro, legato non solo al settore Oil & Gas. Accanto a un’attività di formazione specialistica per più di 800 risorse mozambicane da impiegare durante la fase operativa del progetto, è stato attivato un vasto programma di iniziative a favore delle comunità locali per migliorare il loro accesso ai servizi di base (educazione, accesso all’acqua, salute) e per supportare uno sviluppo socio-economico diversificato e sostenibile nel lungo periodo.

Eni non ha trascurato nemmeno l’attenzione all’ambiente. Innanzitutto, nell’ambito del Piano di sostenibilità del progetto Coral South, a maggio 2022 è stato siglato un accordo per avviare delle iniziative volte alla protezione e al ripristino delle mangrovie e della biodiversità locale presenti sul territorio di Capo Delgado, con l’obiettivo di contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici: le piante saranno reimpiantate in un’area di circa 10 ettari lungo la costa e sarà affiancato da attività di diversificazione economica come apicoltura e acquacoltura, quali fonti di reddito alternative per le comunità. In secondo luogo, Eni darà presto avvio a un programma di agricoltura sostenibile e allo sviluppo delle procedure di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari nel distretto di Mecufi. Senza dimenticare che Eni non ha svolto alcuna attività di esplorazione e sviluppo di idrocarburi all’interno dei confini dei siti naturali inclusi nella Lista del Patrimonio mondiale Unesco.

Un’ultima annotazione: in tema di sicurezza, valore imprescindibile nelle strategie aziendali, Eni ha messo in campo, in collaborazione con dipendenti, contrattisti e comunità locali, vera priorità dell’azienda, modelli organizzativi per la valutazione e gestione dei rischi, piani di formazione, sviluppo di competenze e promozione della cultura della sicurezza.