Il nuovo incidente nel golfo dell’Oman, dove due navi petroliere sono in fiamme e, nel caso di una, si parla di un attacco subito con un siluro: la notizia è arrivata dalla Marina americana che ha ricevuto un segnale d’allarme ma la vicenda rischia già di assumere contorni molto più ampi dato che il presunto attacco si è verificato proprio mentre è in corso il vertice tra Giappone e Iran con protagonisti il premier nipponico Shinzo Abe e i vertici dello stato islamico. E sono stati proprio alcuni esponenti del governo di Teheran a segnalare il “tempismo sospetto” dell’incidente avvenuto nel Mare Arabico e che ha visto la Marina iraniana dover intervenire per portare in salvo tutti e 44 i membri degli equipaggi delle imbarcazioni. Secondo il tabloid britannico Telegraph, una delle due navi (la petroliera Front Altair) è stata sicuramente colpita da un siluro mentre l’altra, la Kokuka Courageous che batte invece bandiera panamense e non taiwanese come la prima, avrebbe subito dei danneggiamenti e segnatamente uno squarcio nello scafo per quello che ancora non è stato confermato essere stato un attacco. (agg. di R. G. Flore)



L’INCIDENTE DURANTE IL VERTICE IRAN-GIAPPONE

Un mese esatto dopo il primo incidente “misterioso” nel Golfo dell’Oman – quattro petroliere sono state attaccate con esplosivo al largo delle coste degli Emirati arabi con ancora mistero sulla matrice e i colpevoli degli attacchi – altre due petroliere sono state coinvolte in un incidente a fuoco e immediatamente soccorse dalla Marina dell’Iran. La Quinta Flotta Usa con stanza in Bahrein ha detto di aver ricevuto due diverse richieste di soccorso: come spiega la Stampa, le due navi cargo si sarebbero incendiate «in seguito ad altrettante esplosioni, che potrebbero essere legate a due attacchi», addirittura in uno di questi attacchi sarebbero stati utilizzati dei siluri che hanno mandato a fondo la nave cargo, salvi per fortuna tutti i 23 marinai a bordo. Il comandante della Marina Usa Joshua Frey, portavoce della Quinta flotta, parla senza mezzi termini di «attacco» contro le petroliere Mt Font Altair (una società delle Isole Marshall) e Kokuka Courageous, di bandiera panamense.



GOLFO DELL’OMAN, MISTERO TRA GIAPPONE, USA E IRAN

A parlare di attacco è però anche uno strettissimo alleato degli Stati Uniti, il Giappone di Shinzo Abe in queste ore proprio presente di persona in Iran per un vertice economico-commerciale dopo i recenti dissidi clamorosi tra Trump e il Paese sciita. Il ministro del Commercio nipponico Hiroshige Seko ha annunciato che le due navi trasportavano carico collegati al Giappone e per questo «quelle due navi sono state attaccate vicino allo Stretto di Hormuz. Ho dato istruzioni per adottare le misure necessarie come la diffusione di avvisi ai settori di business preoccupati e riaffermando il sistema delle forniture d’energia, continuando a lavorare alla raccolta meticolosa di informazioni». Mentre il Premier Abe stava incontrando il premier iraniano, l’attacco è andato in scena scoprendo ancora di più il mistero attorno all’origine di questi continui attacchi contro le navi nel Golfo dell’Oman: «I riferiti attacchi contro cargo legati al Giappone sono avvenuti mentre il premier Abe stava incontrando l’ayatollah Ali Khamenei per colloqui approfonditi e amichevoli. Dire che è sospetto non è abbastanza per descrivere ciò che probabilmente è successo. Il dialogo regionale proposto dall’Iran è imperativo», ha sussurrato su Twitter il Ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif. Abe sta tentando di far trovare da tempo una mediazione tra Iran e Usa e questo continuo fuoco incrociato potrebbe essere proprio frutto di “forze oltranziste” (le chiama così La Stampa, ndr) che vogliono bloccare sul nascere il tentativo commerciale e strategico.

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