Ennesimo colpo di Stato nell’Africa occidentale, nella regione del Sahel. In Burkina Faso è stato arrestato il presidente Roch Marc Christian Kaboré, accusato di incapacità totale nel garantire sicurezza e crescita economica. Il Burkina Faso cade così, come già Mali, Ciad, Sudan e Guinea, in una condizione di destabilizzazione gravissima. Quasi tutto il Sahel è ormai in mano a gruppi criminali e bande jihadiste, come ci ha spiegato in questa intervista Stefano Piazza, giornalista, saggista, esperto di terrorismo islamico: “Davanti a situazioni sociali che producono fame, esasperazione, disoccupazione, le popolazioni locali non trovano di meglio che finire nelle mani dei gruppi islamisti radicali che offrono loro il modo di sopravvivere”. Una situazione che gli interventi dell’Occidente, in particolare della Francia, “hanno aggravato senza ottenere alcuno scopo. In più si aggiunge adesso la presenza cinese in Africa, che porta a maggior malcontento popolare. Tutto questo porterà presto a migrazioni di massa che si riverseranno in Europa”.
Nuovo colpo di Stato nell’Africa Occidentale, questa volta in Burkina Faso. Si tratta in gran parte di paesi ex colonie francesi, nei quali la Francia ha continuato ad avere un ruolo prevalente di controllo: quali le colpe ha Parigi per questa situazione?
Tutti gli interventi occidentali, e in particolare francesi, che si sono susseguiti in questi anni sono stati tutti interventi che hanno messo una pezza temporanea a una situazione profondamente deteriorata. Sono paesi che sono sempre stati e continuano a essere gestiti da golpisti militari, criminali, delinquenti che si mettono la cravatta e diventano presidenti. Quando si va in questi paesi, cercando di mettere un tappo, questo resiste fino a quando non esplode. Il caso del Burkina Faso è un caso da manuale.
In che senso?
E’ il terzo paese, anzi il quarto, in pochi mesi dove si verifica un colpo di Stato, dopo il Mali, il Ciad, il Sudan e anche la Guinea. C’è poi stato nei giorni scorsi un attacco alla base militare italiana in Mali che opera su guida francese e su queste nostre missioni in giro per il mondo ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, visto che non se ne capisce l’utilità. Di fatto questi interventi occidentali sono destinati al fallimento.
Perché?
Falliscono perché rispetto al passato s’è aggiunto un altro problema: si è insediato lo Stato islamico, che combatte con al Qaeda per la supremazia nel Sahel. Questo porta una ulteriore destabilizzazione e non è un caso che i francesi abbiano deciso di ritirarsi. Queste operazioni, oltre a essere costosissime, portano al risentimento popolare: quando vedi tutti i giorni bare che tornano a casa l’opinione pubblica non lo accetta più e Macron è obbligato a dire basta, torniamo a casa.
Però la Francia ha avuto e ha interessi economici enormi in quella zona. Senza dire che la Francia sostiene il dittatore di turno, non si è mai però cercato di aiutare a sollevare e sviluppare le economie locali. È così?
Certamente. La Francia ha interessi in tutta l’Africa e per poter gestire questi interessi ha tenuto in piedi personaggi inqualificabili, come hanno fatto gli americani altrove: tutti i paesi occidentali fanno così. Solo che il meccanismo non funziona, perché questi personaggi si mangiano tutto e il risentimento popolare diventa sempre più forte.
In Africa sono presenti anche Russia e Cina. Che ruolo giocano?
La Cina è un problema serio, perché da quando è arrivata è aumentata la povertà. Molta gente è rimasta esclusa, perché portano operai dalla Cina, è aumentato lo scontento popolare e alle persone non resta altro che unirsi ai gruppi jihadisti. Intanto i francesi che hanno commesso errori enormi se ne sono andati.
Le milizie jihadiste prenderanno il sopravvento?
Interventi militari francesi, e di altri, sostegno a personaggi impresentabili che hanno spogliato i paesi africani delle loro risorse e la presenza cinese hanno generato solo povertà ulteriore e risentimento tra la popolazione. E’ stato facile per Isis e al-Qaeda fare proseliti in tutta l’Africa. Ora per non farci mancare nulla in Mali sono arrivati i russi del Wagner Group per combattere i jihadisti. Fino a quando l’Africa verrà considerata da tutti come un continente da spogliare non ne usciremo, ma iniziare a provare un po’ di vergogna sarebbe un buon inizio.
Quanto è pericolosa questa destabilizzazione per Italia ed Europa?
Nel Sahel passa di tutto, i migranti ma anche il traffico internazionale di cocaina. Questi fattori destabilizzano ulteriormente. Il traffico di esseri umani è un problema per l’Italia, ma a preoccupare dovrebbe essere soprattutto lo stato di tensione permanente di questi paesi. Già le migrazioni interne sono a un livello impressionante, ma si arriverà a un punto in cui cercheranno tutti di venire in Europa.
(Paolo Vites)
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