Venerdì scorso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato nel corso di una conferenza stampa l’esistenza di preparativi per un colpo di Stato in Ucraina. Dietro a questi preparativi ci sarebbe uno dei tanti magnati ucraini, il miliardario Rinat Akhmetov che, secondo Zelensky, sarebbe stato trascinato a sua insaputa in un piano ordito da Mosca. Il conflitto esploso nel 2014 nel Donbass non si è mai concluso e truppe russe continuano a stazionare al confine con l’Ucraina, ma va detto che il paese è frazionato in tante posizioni e manca un potere centrale in grado di gestire la situazione.



Potrebbe non esserci Mosca dietro a questo ipotetico colpo di Stato, ci ha detto il generale Carlo Jeanesperto di strategia, docente e opinionista, “che comunque ha come interesse primario che l’Ucraina non si avvicini troppo all’occidente”. Allo stesso tempo, fomentare disordini interni è un piano che Mosca ha già attuato in Crimea prima dell’occupazione, una infowar costante portata avanti dai separatisti del Donbass (con l’assistenza in forma ibrida della Russia).



Quanto ritiene ci sia di vero in un possibile colpo di stato in Ucraina?

Non credo siamo davanti a un rischio del genere, non ancora almeno, tantomeno a manovre russe per invadere l’Ucraina. Sicuramente la Russia non accetta che Kiev si avvicini sempre di più all’occidente e di conseguenza fa azioni di intimidazione utilizzando gli elementi ucraini che sono filo-russi e può darsi che cerchi di modificare l’atteggiamento del governo facendogli assumere una posizione meno vicina all’occidente. Ma intervenire in Ucraina costerebbe caro a Mosca, che è già in difficoltà per via delle sanzioni in atto, e altre sanzioni sarebbero pesantissime e destabilizzanti.



Il quadro della situazione è appositamente tenuto in condizioni non chiare da parte di Mosca?

In caso di accordi tra Ucraina e occidente il rischio di conflitto aumenterebbe. Sarebbe però una guerra ibrida con movimenti interni di guerriglia, di eliminazione di esponenti politici filo-occidentali piuttosto che  un conflitto vero e proprio con l’avanzamento di truppe russe che si trovano già ai confini.

Già nel 2014, durante il conflitto nel Donbass, Mosca si appoggiava a milizie ucraine filo-russe. Come è la situazione sul terreno, di che forza gode l’esercito ucraino?

È stato rinforzato in mondo informale e segreto da parte di Usa e Regno Unito, però non è in condizioni di resistere a una attacco deciso da parte della Russia.

È una situazione fatta di “false flag” che ricorda molto quanto successo prima dell’invasione della Crimea, non pensa?

La situazione è differente: in Crimea c’era un popolazione filo-russa per l’80%, cosa che ha permesso una invasione senza alcuna azione di resistenza. Nel caso dell’Ucraina la Russia dovrebbe occupare e mantenere il territorio contro azioni di guerriglia che probabilmente sono già state organizzate e finirebbe per essere in difficoltà.

E se fosse una operazione per alzare la tensione con l’Occidente, simile a quanto viene fatto tramite la Bielorussia?

La strategia russa tiene conto di tutti i fronti, dagli Stati baltici alla Bielorussia, alle tensioni con la Polonia alla crisi tra Usa e Cina. La Russia può avvalersi del supporto cinese che peraltro non ha mai riconosciuto l’annessione della Crimea.

Proprio nelle ultime ore Cina e Russia si sono accordate per un sostegno comune nel Mar Cinese meridionale e intorno a Taiwan, i due paesi si stanno schierando contro gli Usa?

Sì, ci sono esercitazioni e movimenti comuni, ma c’è da tener conto che la Russia è molto restia a legarsi con la Cina perché Pechino si sta espandendo nella zona che Mosca considera sua, cioè l’Asia centrale, e per questo vede Pechino come fumo negli occhi.

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