L’ultimo “jolly” dell’Europa è caduto. Giovedì sera c’è stato il colpo di Stato in Niger, l’ultimo partner affidabile della regione nella lotta contro il terrorismo islamico e la migrazione illegale. Dopo Mali, Burkina Faso, Guinea e Ciad, un altro Stato del Sahel è scivolato nella dittatura militare. Non sono ancora chiari i retroscena e i possibili piani per un ritorno alla democrazia, ma non si può escludere che gli eventi di mercoledì siano il risultato di un intrigo interno, visto che il golpe è stato preceduto da una disputa di settimane sul pagamento di stipendi e pensioni dei soldati. Di sicuro, per l’Occidente la posta in gioco è molto alta, perché ha giocato tutte le sue carte sul Niger nel contesto di una regione instabile, evidentemente sopravvalutandone la stabilità democratica.



Il Niger è stato finora importante perché, a partire dal 2016, ha collaborato per arginare l’immigrazione clandestina verso il vicino settentrionale, la Libia. Inoltre, è diventato il maggior beneficiario degli aiuti allo sviluppo dell’Ue in termini di produzione pro capite. Molte organizzazioni umanitarie hanno ampliato la loro presenza in Niger, diventato uno Stato chiave anche dal punto di vista militare. Come ricordato da Welt, gli Stati Uniti hanno circa 1.100 soldati nel Paese. La Francia, ex potenza coloniale, ha trasferito molte truppe in Niger da Mali e Burkina Faso, la Germania ha dislocato 100 soldati. Ci sono anche molti giornalisti di questi Paesi in Niger.



GOLPE IN NIGER, CRESCE IL SENTIMENTO ANTIFRANCESE

Negli ultimi anni la situazione in Niger non si era aggravata come in Mali e Burkina Faso, ma la minaccia è sempre stata presente. Nel sud-ovest si combatte un’insurrezione jihadista che si è riversata dal Mali. Nel sud-est ci sono poi islamisti originari della Nigeria che stanno terrorizzando intere regioni. Con soli 25mila soldati, l’esercito è molto più piccolo di quello dei Paesi vicini, e quindi non è all’altezza del compito. Per questo motivo, dall’anno scorso si è investito molto nel rafforzamento delle forze armate per raddoppiarne le dimensioni, uno sforzo sostenuto dall’Occidente. Ma evidentemente è stata sopravvalutata la capacità di influenza e sottovalutato il rischio. Infatti, secondo quanto riportato dallo Spiegel, tra i promotori del colpo di Stato c’è il generale di brigata Barmou Batoure, capo delle forze speciali addestrate per anni da esperti dell’esercito tedesco.



Come accaduto nel caso di Assimi Goita, leader militare del Mali, che ora ne è presidente. Chi potrebbe guardare con favore agli sviluppi in Niger è Vladimir Putin, anche perché l’influenza della Francia sta calando anche in Senegal, Costa d’Avorio e Ciad, dove si trova la più grande base militare francese in Africa. Qui il sentimento antifrancese è in crescita. Ulf Laessing, responsabile del programma regionale Sahel della Fondazione Konrad Adenauer, “non ipotizza” un collegamento diretto tra la Russia e gli attuali eventi di Niamey. “Le corrispondenti campagne di disinformazione sono ora in pieno svolgimento, ma questo non è un tipico Stato cliente della Russia. In Niger c’era una grande vicinanza alla Francia, questo sarebbe un enorme cambiamento culturale“, afferma, come riportato da Welt.