Google e il suo futuro sono stati gli elementi centrali dell’intervista realizzata da “Il Corriere della Sera” a Sundar Pichai, amministratore delegato dell’azienda. Quarantotto anni, cresciuto in India e detentore di due master, conseguiti a Stanford e alla Wharton School, l’uomo ha svelato quale sarà l’evoluzione di Google grazie anche a un uso sempre maggiore dell’intelligenza artificiale: “Tre anni fa abbiamo iniziato a declinare la nostra missione aziendale in termini nuovi. Vogliamo aiutare gli utenti ad aumentare competenze, successo, salute, felicità: dalla ricerca di una scena in un video alla prevenzione di tumori al seno o alla pelle, dalle videochiamate in 3D al miglioramento della ricerca sul web, sempre più in grado di interpretare le sfumature del linguaggio naturale”.



Insomma, un vero e proprio restyling di pensiero, ma anche nei fatti, che l’Unione europea non sembra vedere di buon occhio nonostante Google renda pubblico moltissimo materiale sull’intelligenza artificiale e permetta ad altri di beneficiare dei suoi avanzamenti. Un esempio concreto? Attraverso Google Cloud, o nel campo della sanità. Dai progressi che altre aziende stanno compiendo, Pichai non vede molte prove del fatto che Google rappresenti una barriera.



GOOGLE E IL FUTURO, TRA PRIVACY E LAVORO

Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera”, l’ad di Google ha parlato anche della privacy e della sua tutela, dicendo che gli utenti si aspettano risposte coerenti e personalizzate. Tuttavia, ci sono settori dove sicurezza e privacy sono la prima preoccupazione, come quello della salute, anche se Google ritiene di poter fare la differenza nell’aiutare a rendere ragione di moli spesso spaventose di dati. “Abbiamo trovato la soluzione tecnica per fare in modo di fornire risposte senza che i dati escano dai dispositivi. Insomma, vogliamo dare agli utenti quello che chiedono usando la minor quantità di dati possibile”. Per quanto concerne invece l’avvenire lavorativo dei suoi dipendenti, Google immagina che il 60% di essi continuerà a lavorare dal proprio attuale ufficio 3 giorni la settimana e 2 da casa, mentre il 20% si trasferirà in altri uffici di Google in giro per il mondo. L’altro 20%, infine, continuerà a lavorare da remoto. “Vediamo lo stress causato dal pendolarismo – ha concluso Pichai – o i disagi del costo di una casa in certe città. Dobbiamo tornare a pensare fuori dalla norma per creare un senso nuovo di collaborazione e creatività”.

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