In attesa dell’equo compenso per i giornalisti, arriva quello per gli editori. Google e le altre aziende di servizi digitali dovranno infatti riconoscerlo per l’uso online dei prodotti giornalistici e l’Agcom dovrà stabilire le tariffe. Nel Consiglio dei ministri di ieri è stato esaminato in via preliminare il decreto legislativo in attuazione della direttiva europea sul diritto d’autore, con cui viene stabilito un principio importante. L’uso online di articoli e altre forme di lavoro giornalistico rientra nella disciplina del diritto d’autore. Questo vale per le società che ricavano introiti dal web e per chi si occupa in maniera specifica di monitoring e rassegne stampa.



Il decreto, le cui modalità di applicazione dovranno essere chiarite dall’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) entro 60 giorni dall’entrata in vigore definitiva del provvedimento, come riportato da Il Messaggero, stabilisce anche delle eccezioni. Riguardano le pubblicazioni periodiche di tipo accademico e scientifico, in quanto non considerate giornalistiche, per quanto riguarda l’uso privato, i collegamenti ipertestuali e l’uso di singole parole o estratti molto brevi.



VIA LIBERA A DECRETO: AGCOM DECIDERÀ TARIFFE

Ma sulla nozione di “estratto molto breve” potrebbe consumarsi uno scontro. Il decreto messo a punto dalla presidenza del Consiglio e dal ministero della Cultura lo definisce «qualsiasi porzione che non dispensi dalla necessità di consultazione dell’articolo giornalistico nella sua integrità». Non necessariamente deve essere breve, essendo saltato il criterio quantitativo. Ma sono precisati i fattori di cui l’Agcom dovrà tener conto per il regolamento con i criteri dell’equo compenso. Come riportato da Il Messaggero, si tratta di numero consultazioni online, anni di attività e rilevanza degli editori, numero dei giornalisti impiegati, costi sostenuti per investimenti tecnologici e infrastrutturali e benefici economici che derivano in termini di visibilità e ricavi per entrambe le parti. Agli autori degli articoli dovrà essere riconosciuta una quota tra il 2 e il 5% dell’equo compenso, che può essere fissata con contratto collettivo. Infine, i diritti scadono due anni dopo la pubblicazione.

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