L’intelligenza artificiale generativa è in grado di creare anche musica, e secondo le previsioni, questo provocherà una grande rivoluzione nel campo, con un impatto molto simile a quello che hanno avuto le piattaforme di streaming e video per gli artisti. Per questo motivo, le principali etichette discografiche, comprese le grandi compagnie “big tech” sono in corsa per cercare di legalizzare queste produzioni, che attualmente vengono chiamate anche “deepfake“, e guadagnare profitti grazie alle licenze e ai diritti.



Una regolamentazione inoltre porrebbe fine al fenomeno che sta spopolando sul web di riproduzioni di voci di cantanti famosi create con l’AI ed inserite senza alcun problema in altri brani grazie all’utilizzo dell’algoritmo digitale. Per arginare l’illegalità e proteggere gli artisti la Universal music sta cercando un accordo con Google e con gli sviluppatori al fine di inserire il copyright su tutti i nuovi contenuti, che siano totalmente “finzioni” o mix suonati da vere band con inserti creati dall’intelligenza artificiale.



Universal e Google verso l’accordo sul copyright per la musica generata da AI

Le attività musicali “fake” create da intelligenza artificiale stanno inondando il web, penalizzando però artisti e discografici a causa di contenuti concorrenziali prodotti in modo illegale. Per regolamentare il fenomeno, ma anche per creare un nuovo tipo di business, Google e Universal stanno negoziando per arrivare ad un accordo sul copyright obbligatorio. L’intento è quello di imporre un controllo grazie a strumenti digitali creati appositamente per scovare parti di voci esistenti riprodotte o anche canzoni completamente create con l’algoritmo.



In questo modo potrebbero guadagnarne anche gli stessi musicisti qualora si scoprisse un brano che contiene la loro voce o estratti di musica originale. Al momento però molte controversie sono in corso, anche perchè mancando ancora un vero regolamento sui diritti d’autore, sono già molte le piattaforme che stanno facendo i conti con le richieste di rimozione di materiale, considerato “deepfake” perchè generato da AI a partire da una semplice descrizione testuale.