Google potrebbe ritirare dall’Australia il suo motore di ricerca. Una minaccia seria quella di Big G, derivante da una legge che potrebbe essere approvata nella terra dei canguri, e che lo obbligherebbe a pagare i contenuti dei giornali indicizzati: “Se questa versione del codice diventasse legge – le parole della responsabile della divisione Search per Australia e Nuova Zelanda Melania Silva – non ci lascerebbe altra scelta che interrompere la disponibilità di Google Search in Australia”. Per la Silva si tratta del “peggiore scenario possibile”, ma nel contempo “non una minaccia, la realtà”. La dirigente del motore di ricerca più famosa al mondo ha quindi aggiunto e proseguito: “Costituirebbe un precedente insostenibile per il business e l’economia digitale. Non è compatibile con le modalità di funzionamento dei motori di ricerca e di Internet”.
La nuova legge è in discussione da mesi in quel dell’Australia, e nel contempo sono mesi che Google sta cercando di opporsi, sottolineando come la stessa azienda di Mountain View sarebbe costretta a pagare non solo per gli articoli inclusi in Google News, ma anche per i ritagli, i cosiddetti “snippet”, l’anteprima mostrata sullo stesso motore di ricerca.
GOOGLE VIA DALL’AUSTRALIA? LA REPLICA DEL GOVERNO: “NO MINACCE”
Secondo Google, ciò che il governo australiano intende approvare sarebbe “in contrasto – si legge poi in una nota ufficiale diffusa – con uno dei principi fondamentali su cui si basa il Web e creando un precedente insostenibile per le nostre attività, per Internet e per l’economia digitale”. Big G verrebbe esposto a “livelli di rischio finanziario e operativo irragionevoli e impossibili da gestire”. Ovviamente lo “shut down” di Google in Australia sarebbe “l’ultima cosa che vorremmo accadesse, soprattutto perché c’è un modo per arrivare a un Codice efficace che ci consenta di supportare il giornalismo australiano senza interrompere la Ricerca”. Big G cita quindi News Showcase, un programma a cui fanno parte già 450 editori a livello globale: “Google potrebbe pagare gli editori sulla base di un valore concreto e raggiungere accordi commerciali in base a un arbitrato vincolante su Showcase”. La replica del primo ministro australiano? “Non ci pieghiamo alle minacce”. La sensazione, è che sarà una lunga battaglia…