Mikhail Gorbaciov compie oggi 90 anni, il politico russo più amato fuori dalla ex Unione Sovietica e “padre” di quella politica della “distensione (la famosa “perestrojka”) che portò la dittatura comunista sovietica fuori dall’alveo di Lenin, Stalin, Kruscev provando a ricostruire il sistema politico e sociale.
Con la perestroika, fondamentale per Gorbaciov anche il concetto di “glasnost”, trasparenza, per provare a donare un futuro non più di controllo totalitario ai cittadini russi i quali, va detto, non tutti gradirono la “rivoluzione” in chiave anti-URSS del Presidente che a cavallo tra Anni Ottanta e Novanta riuscì a siglare il Trattato INF con Reagan (1987, disarmo nucleare), ritirare le truppe dall’Afghanistan (1989), primo leader sovietico a incontrare il Papa cattolico e nel 1990 premiato con il Premio Nobel per la Pace. Sono 90 anni e da Vladimir Putin oggi giungono saluti alquanto freddi per chi in patria ancora non è ricordato benissimo: «Lei è giustamente considerato un politico di esperienza e autorevole e un uomo di Stato che ha giocato un ruolo significativo nella storia russa e mondiale».
GORBACIOV E L’ESPERIENZA DI SANREMO
Diversi i messaggi di auguri dai principali leader europei, da Angela Merkel – che ringrazia Gorbaciov per il contributo fondamentale alla riunificazione della Germania con la caduta del Muro di Berlino – fino al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Il popolo italiano conserva vivida memoria delle visite da lei effettuate nel nostro Paese e desidera unirsi a quanti, in questa giornata, le testimoniano stima e considerazione. Chiamato ad assumere le più alte responsabilità politiche nel suo Paese, ella ha saputo interpretare profonde aspettative di rinnovamento e ha fornito un coraggioso contributo – sottolineato dalla attribuzione del Premio Nobel per la Pace – al superamento di consolidate tensioni internazionali e alla ricomposizione di fratture che per decenni hanno segnato la vita del nostro continente».
Singolare che i 90 anni “cadano” nel giorno in cui in Italia scatta il Festival di Sanremo che nel lontano 1999 lo vide incredibilmente protagonista nell’edizione targata Fabio Fazio: Gorbaciov venne invitato assieme allo scienziato Renato Dulbecco e si dilettò oltre ad un simpatico tentativo di canticchiare canzoni napoletane – qui sotto il contributo di Vincenzo Mollica – anche a fare il punto della sua politica di “distensione” 10 anni dopo i fatti della fine URSS: «diventammo uno stato totalitario con tutto quello che ne consegue, con le vittime e il controllo delle menti umane. I regimi totalitari, però, anche quando risolvono i problemi interni, non riescono a sopravvivere. L’economia totalitaria di fronte alle sfide del progresso tecnico-scientifico non ha retto la sfida ed è stata sconfitta. Il disfacimento dell’Urss – proseguì – è stato visto come la vittoria del liberalismo dell’occidente nella guerra fredda. Si è trattato di propaganda! Il problema del momento attuale non è la vittoria di una ideologia rispetto ad un’altra», spiegò nell’affollata conferenza stampa dal Teatro Ariston. Sono passati 21 anni ma il tema è di profondissima attualità.