Il vescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maia Redaelli, anche presidente di Caristas Italia, ha parlato della sua città, scelta come capitale della cultura europea per il 2025 assieme alle ‘gemella’ Nova Goriça, sulle pagine di Avvenire, dove ha parlato del lungo percorso di pace che hanno percorso i goriziani. La città infatti, in piena Seconda guerra mondiale, fu divisa da un muro lungo il confine italo-jugoslavo, poi abbattuto nel 2004 con l’ingresso sloveno nell’Unione Europea.
La scelta di Gorizia e Nova Goriça, in Slovenia, con capitale della cultura, spiega il vescovo Redaelli, “è il riconoscimento a un territorio che ha vissuto divisioni e lacerazioni. Ha avuto una storia complessa che ha lasciato strascichi dolorosi e faticosi”, ma che fortunatamente “negli ultimi decenni ha avviato un cammino di riconciliazione” che ha condotto, infine, al titolo europeo. Quel cammino di riconciliazione che ha attraversato Gorizia, ci tiene a ricordare il vescovo Redaelli, è stato compiuto “per merito anche delle due comunità ecclesiali e l’impegno dei sindaci negli anni 70 e 80 che continuavano a incontrarsi nonostante la divisione. Importanti anche i lavori successivi degli storici nel ricostruire una memoria non sempre condivisa, ma più oggettiva e accolta”.
Vescovo Redealli: “Gorizia sia d’esempio per i conflitti attuali”
Gorizia, secondo il vescovo Redealli, è il perfetto esempio di come una “terra segnata da fatiche e difficoltà” possa ergere la bandiera dalla pace. Un percorso, ribadisce ancora, nel quale la Chiesa Cristiana ha avuto un ruolo di primaria importanza, perché “la fede comune ha aiutato percorsi anche eroici di perdono e riconciliazione”, grazie anche agli sforzi condivisi con “la diocesi di Capodistria, da cui dipende Nova Goriça e con la quale abbiamo un’ottima collaborazione”.
Ma Gorizia, per il vescovo Redealli, può anche diventare un esempio “guardando i conflitti attuali. La lezione della nostra storia”, spiega, “è che non bisogna guardare ai confini ingiusti. Quello che separava le due città tagliava in due case e cimiteri. Ma è inutile fare una guerra per renderli giusti, meglio l’incontro cercando i valori condivisi che i confini li fanno superare per camminare insieme”.