Matteo Salvini ha dato la disponibilità della Lega alla nascita di un Governo di unità nazionale con l’obiettivo di traghettare il Paese verso il voto. “Noi vogliamo che l’Italia riparta. Con Conte non riparte”, ha detto il leader del Carroccio. Oggi dovrebbe essere intanto approvato un pacchetto di misure per contrastare gli effetti economici negativi del coronavirus. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha già fatto sapere di essere pronto a usare gli spazi di flessibilità concessi dalle regole europee in caso di circostanze eccezionali. Secondo Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, l’esecutivo ha però i mesi contati.



Professore, da cosa deriva questa sua certezza?

Il Governo ha chiaramente drammatizzato la situazione per realizzare un’unità, non dico nazionale, ma al suo stesso interno. Lo scontro tra Conte e Renzi di settimana scorsa è infatti stato già dimenticato e tutti i partiti della maggioranza sembrano compatti nel lottare contro il nuovo “cavaliere nero”, un nemico aggiuntivo rispetto a Salvini: il coronavirus. Tuttavia l’esecutivo ha commesso e commette degli errori.



A che cosa si riferisce?

Innanzitutto la sospensione dei voli diretti con la Cina non è stata efficace, anche perché si trattava di un’operazione apparentemente dura con Pechino, mentre c’è stata libertà di movimento per chi è arrivato prima del blocco e per chi ha raggiunto il nostro Paese da altri aeroporti europei. Una volta poi emersa la presenza del coronavirus in Italia non c’è stata una gestione “manageriale” della situazione. Per esempio, può essere giusto isolare la cosiddetta zona rossa, ma poi occorre prevenire problemi che possono nascere al suo interno, dare garanzie sulle forniture sanitarie e alimentari. L’altro errore che mi sembra si stia per commettere è quello di pensare di risolvere i problemi con i bonus.



Non è così che si aiutano i settori che andranno incontro a importanti difficoltà?

Prendiamo per esempio il settore del turismo: non bisogna promettere bonus, ma lavorare per rilanciarlo. Dare anche più certezze su eventi importanti in calendario, come il Salone del mobile, garantire che attraverso una serie di misure si potrà essere in una zona “no virus”.

Torniamo alla domanda iniziale: perché ritiene che il Governo sia a rischio?

I partiti di maggioranza, avendo fatto questa specie di politica demagogica, hanno creato una forte impopolarità nei loro stessi confronti negli ambienti economici che non erano del tutto loro ostili come Confindustria, e in regioni operose come Lombardia e Veneto. Rischiano di essere cacciati perché alle prossime elezioni, anche se ci sarà il tentativo di scaricare tutte le colpe su Conte, ce ne si ricorderà.

Le prossime elezioni sembrano però lontane, la legislatura termina nel 2023 e la strada del voto anticipato è stata già bloccata in passato…

Io non credo che l’esecutivo possa durare più di sei mesi, anche per le difficoltà che mostrava di avere nelle scorse settimane. E poi il Presidente della Repubblica deve pensare alla propria reputazione. Inoltre, c’è un problema fondamentale: se aumenta il deficit, cresce anche il debito pubblico e l’Unione europea boccerà i nostri conti. Mattarella non potrà tenere un Governo bocciato da Bruxelles.

Come ha detto Gualtieri, l’Italia intende però usare i margini di bilancio concessi dalle regole europee dalle cosiddette “circostanze eccezionali”.

È vero che ci si può appellare alle circostanze eccezionali, ma sia Bruxelles che i mercati tengono conto di come le risorse liberate vengono utilizzate. Se non vedono una strategia basata sugli investimenti, soprattutto in infrastrutture, allora non possono pensare che l’economia riparta. Non si possono usare risorse per bonus e interventi settoriali, ma serve un’azione macroeconomica globale. Bisogna mettere in campo strumenti che invertano il ciclo economico, occorre far crescere il Pil per non vedere aumentare il rapporto debito/Pil. E questo potrebbe giocare contro il Governo.

Perché?

Nella nostra Costituzione abbiamo regole che copiano quelle europee. Se noi abbiamo un rapporto debito/Pil che raggiunge livelli pericolosi, con uno spread che sale, il Presidente della Repubblica, per salvarsi la faccia e non essere commissariato dall’Ue, deve agire, deve chiamare a guidare il Governo qualcuno che faccia il tecnico e risolva i problemi. Un po’ come successo nel 2011. Per questo non credo che l’esecutivo possa durare più di sei mesi.

(Lorenzo Torrisi)

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