Lo scontro Renzi-Conte ma non solo. Sono ore decisive per la crisi di Governo e arriva una presa di posizione degna di nota da casa Pd. Intervenuto a Montecitorio nella riunione con i deputati dem, il segretario Nicola Zingaretti ha rivolto un messaggio al premier: «Ci si rivolge in Parlamento in maniera aperta e trasparente affinchè si possa definire un profilo di un allargamento possibile della maggioranza che deve avvenire dentro uno schema di garanzia dei contenuti e un profilo politico che dovrà essere costituito».
Da registrare una timida apertura di Italia Viva. Così Elena Bonetti a Sky Tg 24: «Se le forze dell’attuale maggioranza ritengono che ci sia il tempo di uno scatto di responsabilità per dare una svolta all’azione di governo, Italia Viva c’è». Intervistato da Fanpage, Davide Faraone ha precisato: «Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio di occuparsi di sciogliere alcuni nodi che sono irrisolti all’interno della maggioranza di governo. Se pratica questa strada, noi ci siamo, se invece si vogliono evitare questi problemi, per tenere insieme una maggioranza raccogliticcia che non risolve i problemi del Paese, pazienza». (Aggiornamento di MB)
CRISI GOVERNO, LO SCONTRO RENZI-CONTE
«Se hanno i numeri vince la democrazia parlamentare. Se non li ha si andrà al Quirinale e si fa un altro governo»; la spiega così Matteo Renzi ospite di “Diritto e Rovescio” nel commentare la crisi di Governo da lui stesso avanzata due giorni fa nella ormai famosa conferenza stampa di dimissioni delle Ministre Bellanova-Bonetti. Da ieri sera è poi arrivata la conferma, dopo la visita di Conte al Quirinale: il Premier chiederà la fiducia al proprio Governo lunedì pomeriggio alla Camera (numeri tranquilli per i giallorossi anche senza Italia Viva) e soprattutto martedì mattina alle ore 9.30 al Senato.
È a Palazzo Madama che si giocherà gran parte del destino della legislatura, come ha ribadito ieri ancora Renzi: «Martedì 1, X o 2. Se Conte ottiene 161 voti ha vinto e governa, poi voglio vedere come. Se invece non arriva a 161 si fa un governo diverso e si arriva al 2023. Alle elezioni si va al 2023, vanno aperte le scuole, non le urne». Lo scontro è totale, con Pd e M5s che hanno chiuso ogni possibile rapporto-dialogo con Italia Viva e con soprattutto il tema dirimente dei “responsabili” che torna di strettissima attualità: sono infatti i senatori che potrebbero votare con Conte ad essere “ricercati” in queste convulse ore di crisi, con gli appelli già importanti lanciati dal Ministro Franceschini (Pd) e Di Maio (M5s) che li hanno ribattezzati “costruttori”.
CRISI GOVERNO, RESPONSABILI “ANTI” RENZI: IL PUNTO
Che siano responsabili o costruttori, poco cambia: si tratta di senatori che dovrebbero prendere il posto dei 18 renziani che “in teoria” dovrebbero votare contro il Presidente del Consiglio dopo il suo discorso di martedì mattina. Il Pd con Zingaretti ha definito Renzi «inaffidabile» di fatto certificando la linea dello stesso Conte: si cercano i responsabili per poter votare la fiducia e continuare così il Governo, a quel punto però cambiato da Conte-bis a Conte-ter. Il Quirinale ha infatti “preteso” che, qualora il Presidente trovasse i voti per proseguire la legislatura, dovrà costruirsi un nuovo partito strutturato dove far convergere gli eventuali “costruttori” reperiti in questi giorni: dalla moglie di Clemente Mastella a Bruno Tabacci, da Riccardo Nencini ad altri del Gruppo Misto (ex grillini ed ex-Forza Italia), i nomi che si fanno nei retroscena parlamentari sono diversi e per ora nessuno conferma.
«Ho utilizzato verso Conte parole molte più gentili di quelle che usava Zingaretti su di lui nei nostri colloqui privati. Evidentemente ha cambiato idea. Capita a tutti», ribatte Renzi a Zingaretti nella sua intervista mattutina a La Stampa. Quello che Italia Viva lamenta è la mancanza di “sponda” avuta dal Partito Democratico nel momento della crisi lanciata con quel discorso molto aspro contro la “mancanza di forme democratiche” del Presidente Conte. «Io mi gioco l’osso del collo, dobbiamo restare compatti», avrebbe detto Renzi ai suoi (secondo il retroscena di Maria Teresa Meli sul CorSera) temendo l’incursione dei “pontieri” di Pd e M5s nel convincerli a votare con la maggioranza, «Io ho posto un problema di contenuti, loro iniziano un mercimonio di poltrone».
I 5 SCENARI PER RISOLVERE LA CRISI
La crisi sembra dunque dirigersi verso una situazione con sole due possibili macro-ipotesi: la fiducia in Aula arriva, il Premier vara il Conte-ter e manda Renzi all’opposizione. Oppure l’assalto ai responsabili fallisce e allora, a quel punto, la salita al Quirinale con le dimissioni sarebbe d’obbligo lasciando però davanti a quel punto almeno 4 scenari possibili (5 con la strada dei responsabili, ndr) ribaditi oggi nei diversi retroscena “informati” dai Palazzi romani. La prima resta per l’appunto un Governo Conte-ter con i “costruttori” che sostituiscono al Senato Italia Viva, ipotesi principale ma con la necessità di costituire un gruppo riconosciuto e solido per non avere ancora più problemi nei prossimi mesi centrali per la gestione e la lotta al Covid-19; secondo scenario riguarda una maggioranza sostanzialmente invariata, con il rientro tra i ranghi dei renziani e un rimpasto sostanzioso accompagnato da un nuovo programma di Governo legato al Recovery Plan.
L’ipotesi sarebbe la più semplice, ma anche la meno probabile visto il grado di rottura tra Renzi, Pd, M5s e Conte. Con la mancanza dei responsabili e senza la ricucitura con Italia Viva, il terzo scenario che si aprirebbe sarebbe un cambio di Presidente del Consiglio per convincere Renzi e qualche altro centrista a votare la fiducia ad un Governo a guida Franceschini-Guerini (i nomi che si fanno nel Pd) o Fico-Di Maio (i nomi del M5s). Se però neanche questa via fosse percorribile, si apre il quarto scenario (quello preferito da Renzi e forse anche dal Centrodestra): un Governo tecnico con un Premier superpartes che possa guidare il Paese nella difficile campagna europea del Recovery Fund e nel rilancio economico del Paese. Inutile dire che Mario Draghi risponda meglio all’identikit, in alternativa Carlo Cottarelli oppure un esecutivo “del Presidente Mattarella” con Marta Cartabia come Presidente traghettatrice verso il voto nel 20221. E da ultimo proprio le elezioni anticipate, il quinto scenario sostenuto solo dal Centrodestra ma che il Colle non esclude laddove la crisi di Governo dovesse trascinarsi per più di 1-2 settimane: tempo che l’Italia non può permettersi di perdere.