Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia con delega ai detenuti e provveditorati, ha commentato la situazione nelle carceri italiane. L’ha fatto attraverso le colonne de “Il Giornale”, asserendo: “L’idea di far scontare agli stranieri la pena nel Paese di origine è sacrosanta, ma ottenere effettivamente i rimpatri è difficile. […] Partiamo da un presupposto: l’ozio è il padre dei vizi. Le rivolte in carcere avvengono soprattutto perché la gran parte dei detenuti oggi guarda il soffitto e in carcere non impara alcuna mansione: su 55mila reclusi, solo il 34% lavora (dati al 5 dicembre 2022)”.
L’idea di Ostellari e del governo sulle carceri è, quindi, di dare lavoro a tutti i detenuti: “Così imparano un mestiere, costano meno allo Stato, risarciscono con parte del loro stipendio l’amministrazione penitenziaria che li ospita e la società. E, particolare non da poco, quando escono probabilmente smettono di delinquere. Su questo i dati sono lampanti: la recidiva per i detenuti che non lavorano è del 70%, per quelli che lavorano scende al 2%”.
LAVORO AI DETENUTI, OSTELLARI ILLUSTRA IL PIANO DEL GOVERNO MELONI
Nel prosieguo della chiacchierata con i colleghi de “Il Giornale”, Ostellari ha rimarcato che il governo ha già approvato nella manovra l’assunzione di mille agenti dal 2023, poi ci sono investimenti per l’edilizia penitenziaria e circa 10 milioni per il trattamento dei detenuti, tra cui appunto le possibilità di lavoro.
Ma lavoreranno dentro o fori dal carcere? “Entrambi. Chi ha pene minori deve avere garantita la possibilità di sfruttare a pieno misure alternative con lavoro in articolo 21. Gli altri devono scontare la pena in carcere, ma lavorando. Occorre però aumentare le disponibilità anche di spazi interni agli istituti, con interventi sull’edilizia e coinvolgendo di più il terzo settore. Ad oggi l’84,7% lavora alle dipendenze del Dap, il restante 15,3% presso datori di lavoro esterni, quali per esempio aziende o cooperative”. L’obiettivo va quindi perseguito: “Le carceri non possono essere luoghi fuori dal mondo, dove il diritto e la dignità delle persone vengono sistematicamente violati. Ne va della qualità della vita democratica”.