Dopo le dimissioni di Conte, e nonostante il mandato esplorativo dato a Fico, si sta profilando la nascita di un Governo di salvezza nazionale come su queste pagine aveva pronosticato Guido Gentili. All’editorialista del Sole 24 Ore abbiamo quindi chiesto di aiutarci a capire cosa potrebbe succedere ora che sono cominciate le consultazioni tra Draghi e i partiti per provare a dare vita a un nuovo esecutivo. “Francamente – ci risponde – credo che raccoglierà la base parlamentare necessaria a dar vita a un Governo di alto profilo e all’altezza dei problemi. Il presidente della Repubblica non ha posto vincoli di tempo all’incarico e Draghi non è un ‘banchiere’, come qualcuno erroneamente ritiene, ma un uomo delle istituzioni, pragmatico, abituato a trovare delle soluzioni anche politiche, così come ha fatto durante il mandato alla guida della Bce, trovando i necessari accordi con la Germania. Certamente non si tratta di un compito facile, anche perché la scelta del Quirinale è stata come una specie di shock per i partiti, in particolare nella maggioranza”.



Dove però il Partito democratico sembra voler garantire l’appoggio immediato a Draghi.

L’apertura dei dem al premier incaricato è per certi versi scontata. Zingaretti ha cercato sia di ribadire l’irresponsabilità della scelta di Renzi nel far naufragare definitivamente il tentativo di Fico, sia di tenere in piedi una sorta di asse con la vecchia maggioranza, cioè con M5s e Leu. Questo probabilmente anche per schermare quello che è stato un fallimento totale della strategia del Pd, in particolare quando ha puntato sui responsabili per allargare la base parlamentare coi risultati che noi tutti conosciamo.



Anche Conte, nelle sue dichiarazioni all’esterno di palazzo Chigi, è sembrato voler tenere insieme la maggioranza…

Sì, si è proposto sia come “capo politico” del Movimento 5 Stelle che come “leader” dell’alleanza con il Pd e Leu, riproponendo di fatto lo schema di pochi giorni fa. Per certi versi, così, i dem si ritrovano a essere ancora al rimorchio di Conte.

Tra i Cinque Stelle prevarrà, come sembra, la linea aperturista e di dialogo con Draghi?

Sembrerebbe di sì, anche perché Conte sembra aver dato garanzie che non ci sia un no preventivo a Draghi, anche se non è da escludere che poi all’interno dei pentastellati ci sia una resa dei conti che porti a una scissione o a fuoriuscite eccellenti. Sia l’ormai ex premier che la componente “governista”, quella di Di Maio e Patuanelli, insistono però molto sulla caratterizzazione politica che dovrebbe avere il nuovo esecutivo, ma non si può pensare che possa essere totalmente politico.



Le parole di Conte avvantaggiano Draghi o al contrario gli creano un problema nel cercare consensi nel centrodestra?

Certamente Draghi dovrà tenere conto di questo movimento a sinistra, con l’ex maggioranza che sembra proporsi come perno assoluto di questo Governo, cui possono aggiungersi Italia Viva e Forza Italia. Si tratta però di uno schema ipotizzato già nei giorni scorsi e il premier incaricato deve, finché è possibile, cercare di coinvolgere anche Lega e Fratelli d’Italia. Conte in questa nuova veste può essere quindi un’opportunità per Draghi, ma anche un rischio.

Draghi può trovare il consenso di Lega e Fratelli d’Italia?

Fratelli d’Italia, essendo anche in diretta competizione con la Lega, reputa di avere più interesse ad arrivare il prima possibile alle elezioni: non nega per principio il sostegno al Governo Draghi, ma lo darebbe solo nelle formule più leggere e meno coinvolgenti possibili, in modo da averne vantaggi in campagna elettorale. La Lega sta invece mostrando una strategia molto prudente, vuol prima vedere quello che Draghi ha intenzione di fare. Il premier incaricato dovrà giocare bene le sue carte su questo terreno.

Da che punto di vista?

Sappiamo che una delle prime cose che farà sarà tornare ad agganciare con decisione il tema delle riforme a quello del Recovery plan. Così facendo si ripresentano sul tappeto, come ricordato ancora recentemente da Gentiloni, tutte le Raccomandazioni della Commissione, tra cui quella relativa alla piena attuazione della Legge Fornero, che chiaramente non è gradita alla Lega. Sarà quindi importante vedere come Draghi si muoverà su questo terreno che è politico in senso stretto.

Questo è un discorso che non vale solo nei confronti della Lega: Draghi dovrà prendere posizione anche sul Reddito di cittadinanza e sul blocco dei licenziamenti che scade a fine marzo.

Certamente. Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza dovrà quanto meno rimettere in moto le politiche attive del lavoro, che sono state totalmente abbandonate negli ultimi anni. Come dicevo all’inizio, non si tratta di un compito facile, ma Draghi ha le carte in regole per portarlo a termine con successo. Dovrà trovare un difficile equilibrio.

Dovrà anche tenere conto delle richieste, che ricordavamo prima, di un Governo non tecnico ma politico.

Esatto. Anche questo è un equilibrio complicato. Abbiamo parlato in passato del Governo Ciampi del ’93, che era composto sia da tecnici che da politici. Starà a Draghi ora comporre il quadro in modo tale che ci possa essere la più ampia base parlamentare possibile, senza distinzioni di carattere ideologico, equilibrando il peso tra i tecnici e i politici. Tenendo però conto che più si sposta il baricentro verso la politica, più le cose si complicano, perché bisogna tenere conto di un arco che può andare dalla Lega a Leu e non bisogna dimenticare che se si devono fare delle scelte all’interno degli stessi partiti ci sono correnti e opinioni diverse.

Il tema della composizione del Governo si lega anche a quello della possibile continuità per alcuni ministeri chiave. È possibile che nel nuovo esecutivo ci sia spazio per chi fa parte di quello ancora in carica?

La continuità potrebbe aver senso per alcuni dicasteri, come quello dell’Economia o della Salute. Il problema è che tutto questo si interseca con un difficile equilibrio politico da trovare e da mantenere nel tempo. Credo che la lista dei nomi sarà l’ultima cosa che Draghi metterà a punto. Prima vorrà capire quali sono le basi parlamentari su cui può appoggiare il nuovo Governo.

Mettere qualche ministro politico garantirebbe però all’esecutivo una durata maggiore, sarebbe meno difficile da “scaricare” da parte dei partiti, come successo con il Governo Monti.

Certamente un esecutivo squisitamente tecnico dopo i primissimi mesi potrebbe più facilmente essere messo nel mirino. Ritengo però, conoscendo un po’ come si muove, che Draghi non rinuncerà ad avere una compagine ministeriale di alto profilo e inattaccabile dal punto di vista tecnico e istituzionale. Non credo farà compromessi al ribasso su questo.

Nel caso nasca, quanto potrà durare il Governo Draghi?

Non è da escludere che possa arrivare fino al termine della legislatura, ma il 2023 è molto lontano. Io ragionerei su un arco temporale più ristretto: credo che non potrà avere una durata limitata all’inizio del semestre bianco, ma che arriverà perlomeno all’elezione del nuovo Capo dello Stato tra un anno.

Draghi allora potrebbe fare il “salto diretto” al Quirinale?

Nel momento in cui riuscisse nell’operazione di dar vita a un Governo di alto profilo e di unità nazionale, capace di trovare soluzioni adeguate, in primo luogo per quel che riguarda l’emergenza sanitaria, la campagna vaccinale e il Recovery plan, e di ottenere un via libera importante dal punto di vista della base parlamentare, questa stessa base sarebbe quella determinante per l’elezione del presidente della Repubblica e certamente potrebbe votarlo.

Per trovare i delicati equilibri di cui abbiamo parlato, a Draghi potrebbe servire del tempo. C’è però da presentare un nuovo Recovery plan entro fine mese. Il premier potrebbe ottenere una proroga dall’Europa?

Credo che su questo non ci sarà alcun problema. Sia perché l’interlocuzione tra Draghi e la Commissione sarà molto più fluida e molto più facile, sia perché sono convinto che il premier incaricato abbia già da tempo iniziato a lavorare per una riscrittura rapida del Recovery plan, nella quale inserirà senza dubbio una misurazione dei rendimenti attesi dei vari investimenti e programmi contenuti al suo interno.

(Lorenzo Torrisi)

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