Più debito in cambio dell’approvazione della riforma del Mes: è questo lo scenario che ha raccontato ieri Repubblica, il giornale che rappresenta la punta di diamante della narrazione euro-dem. Lo scenario ha una sua suggestione: il via libera italiano al Meccanismo europeo di stabilità servirebbe ad ammorbidire le resistenze dei guardiani europei dei nostri conti, e consentirebbe a Giorgia Meloni di guadagnare punti con i popolari Ue anche in vista di nuovi equilibri politici che potrebbero instaurarsi dopo le elezioni della primavera prossima. Se il messaggio – o l’avvertimento? – che giunge dalle cancellerie europee tramite Repubblica non fosse sufficientemente chiaro, il quotidiano ha lanciato un avvertimento ulteriore: lo sforamento varato ieri dal Governo nella Nadef (il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che l’indebitamento netto salirà al 5,3% a causa del superbonus edilizio) finirebbe dritto sul tavolo dell’ufficio di Bruxelles incaricato di valutare se avviare una procedura di infrazione per debito eccessivo.
Il Mes è dunque tornato ad agitare le acque dell’informazione politica e del centrodestra. La mancata approvazione – secondo quanto disse il commissario Ue Paolo Gentiloni lo scorso 2 giugno – sarebbe considerata “un rischio reputazionale”: l’impegno fu preso da due governi, il Conte 2 e Draghi (gli stessi cui dobbiamo il superbonus che sta sconvolgendo il bilancio dello Stato) e chi non lo mantiene “non ottiene certamente dei vantaggi”.
Ma bisogna ricordare anche le conseguenze che avrebbe il Mes per le nostre finanze pubbliche. Significa soprattutto che i piloti del Meccanismo potranno emettere pareri preventivi sulla sostenibilità del nostro debito, facendoci perdere l’accesso ai mercati, e dettare gli impegni di rientro, con effetti che arriverebbero a toccare i titoli di Stato già in mano ai risparmiatori: non solo i rendimenti, ma il loro stesso valore. La Meloni si consegnerebbe mani e piedi all’austerità. Dietro l’angolo c’è lo spettro di uno scenario “greco” di ristrutturazione del debito che sarebbero i funzionari del Mes a decidere.
Nella maggioranza il Mes è uno dei temi più controversi: Forza Italia storicamente a favore, la Lega da sempre contraria, Fratelli d’Italia inizialmente ostile ma oggi più possibilista. Oltre che drammaticamente rischiosa per la nostra economia e la sovranità finanziaria, il via libera al Meccanismo di stabilità significherebbe frantumare la coalizione di centrodestra perché la Lega non darà mai il proprio benestare: al più si asterrebbe. E infatti al termine del Consiglio dei ministri di ieri Giorgetti ha tentato di sgombrare il campo dagli equivoci: “Io francamente di questa retorica dello scambio del Mes con qualcos’altro, scostamenti eccetera non ho mai sentito parlare”.
Ma quale sarà il prezzo che l’Ue farà pagare all’Italia, se resisterà? Procedure di infrazione, ostilità nelle politiche migratorie, maggiore isolamento della Meloni tra i leader dei Ventisette? Il riavvicinamento diplomatico della premier con il presidente francese Macron tenta anche di evitare questi scenari. La scommessa è quella di puntare su una vittoria alle prossime europee.
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