Parallelamente alla riforma presidenziale, intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale (…)  Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema, ma come un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione. (…) E vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti”.



Con queste parole il presidente del Consiglio ha delineato esaustivamente il quadro per una nuova concezione dei rapporti Stato-Regioni nell’ottica della differenziazione, combinata con una particolare attenzione alla questione meridionale e con la conservazione di un quadro nazionale unitario.

Del disegno che questo quadro prefigura si possono già intravedere alcuni tratti, a partire dal tema del regionalismo differenziato, che sarà combinato sia con una particolare attenzione al Sud del Paese, sia con la tutela degli interessi unitari. E’ un disegno realistico e realizzabile?



Certamente sì, solo che si avverino alcune condizioni, prima fra tutte quella di non enfatizzare un valore rispetto all’altro (differenziazione e unità) o di non opporre zone del Paese ad altre (Nord contro Sud), il tutto in funzione di slogan irrazionali, finalizzati solo a massimizzare il consenso.

Il disegno di differenziazione previsto dalla Costituzione è già caratterizzato da un grande equilibrio, in cui possono trovare spazio tutte le problematiche enunciate, solo che non si voglia strumentalizzare il disegno stesso a scopi di parte.

Tale disegno è infatti caratterizzato dalla ricerca di una via intermedia tra Regioni ordinarie e Regioni speciali, e non vuole in nessun modo appiattire queste ultime su Regioni ordinarie, fornendo loro di speciali poteri da acquisirsi tramite il procedimento ivi previsto.



Esso prevede, a tutela della dimensione unitaria, l’approvazione delle ulteriori funzioni da concedersi alle Regioni richiedenti da parte del Parlamento, il che comporta che vi sia un accordo sostanziale circa la necessità di mantenere coesa la nazione sotto l’egida del massimo organo di rappresentanza popolare, senza che siano presenti fughe in avanti o tentativi surrettizi di alterare l’equilibrio tra le varie regioni.

E’ altresì previsto che il percorso sia coerente con i principi di cui all’articolo 119 della Costituzione sulla gestione finanziaria dello Stato, a garanzia del mantenimento dell’equilibrio finanziario generale.

Il disegno di legge presentato nella scorsa legislatura di attuazione del dettato costituzionale prevede poi che siano definiti in tutti i settori devoluti i livelli essenziali delle prestazioni relative all’attuazione dei diritti civili e sociali, affinché si creino le condizioni unitarie generali entro cui la concessione di alcune specifiche ulteriori funzioni alle Regioni richiedenti possano venire poste in essere senza danni.

E’ infatti quanto mai importante che il ragionamento sulla differenziazione, che  – se attuato – può costituire una importante riforma del nostro regionalismo, si accompagni a elementi riformatori anche della struttura dello Stato centrale, che deve acquisire autorevolezza nella relazione con le strutture decentrate e con le autonomie regionali e locali, senza sostituirsi ad esse ove esse siano in grado di provvedere autonomamente e, sperabilmente, con risultati migliori rispetto al passato, risultati che sia lo Stato, sia le Regioni devono essere messi  in grado di valutare.

E’ questa una delle tante declinazioni del principio di sussidiarietà che non è solo decentramento o “piccolo è bello”, ma è un principio costituzionale che presiede ai percorsi di individuazione e di attuazione del bene comune, basati su un forte senso di responsabilità, ciascuno nel proprio campo e nella propria dimensione territoriale.

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