La partita delle telecomunicazioni, uno dei capitoli decisivi del più vasto programma di ammodernamento e rilancio del paese, riparte da Colao e Giorgetti. La conferma arriva dal decreto di riordino dei ministeri, uno dei primi provvedimenti adottati dal governo Draghi, che segna una netta discontinuità con il precedente esecutivo: assenza di frammentarietà e presenza di deleghe forti danno subito la percezione di una governance chiara e precisa.
Al ministro dell’Innovazione tecnologica e della Transizione digitale, Vittorio Colao – ex Ceo di Vodafone -, farà capo il coordinamento delle telecomunicazioni: dalla strategia per la banda ultra-larga alle infrastrutture materiali e immateriali fino all’innovazione tecnologica. Al Mise, invece, guidato da Giancarlo Giorgetti, resteranno l’aggiornamento del Piano nazionale di ripartizione delle frequenze e il controllo delle emissioni radioelettriche.
Risolto il nodo della ripartizione, restano ancora sul tavolo numerosi dossier, ereditati dai precedenti governi, a partire da quello che riguarda la rete unica delle tlc. E’ un capitolo delicato, un vero banco di prova del nuovo esecutivo in tema di concorrenza. Al momento non si conosce ancora quale sarà la linea che adotteranno Draghi e Colao, tuttavia è auspicabile che si punti a un’infrastruttura unitaria, tenendo conto delle reti già esistenti. E’ importante avere una regia comune tra tutti gli operatori infrastrutturali, neutrale dal punto di vista tecnologico e finalizzata ad accelerare la digitalizzazione del Paese, evitando così inutili e costose duplicazioni.
Fin dal suo primo intervento in Parlamento, il Presidente del Consiglio ha indicato nella piena e integrata digitalizzazione di imprese, Pubblica amministrazione, scuole e cittadini uno dei pilastri sui quali si dovrà costruire il processo di rilancio del paese.
Draghi, in particolare, ha sottolineato come uno dei principali obiettivi strategici del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che l’Italia si appresta a consegnare alla Commissione Ue, verterà sulla diffusione della banda larga e delle reti 5G su tutto il territorio nazionale, pre-condizione fondamentale per permettere a tutti i cittadini di sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie, eludendo in tal modo il rischio di una ripresa non inclusiva.
Il Next Generation Eu dovrebbe quindi offrire la preziosa occasione per abbattere il cosiddetto digital divide, l’annoso problema della disuguaglianza – sempre più di natura socio-economica e culturale – di accesso alle reti che pesa sul nostro paese e che l’emergenza sanitaria Covid ha ulteriormente amplificato. Infatti, il conseguente utilizzo massiccio e diffuso del digitale (si pensi solo alla Didattica a distanza e allo smart working) ha reso ancora più evidente la necessità di una connettività efficiente. E’ ormai un’esigenza primaria non più procrastinabile, affinché nessuno resti indietro. Ulteriori ritardi non sono più tollerabili, in particolar modo quelli accumulati dal concessionario nella realizzazione della rete pubblica.
Per imprimere la necessaria accelerazione alla copertura a banda ultra-larga del paese bisogna, per esempio, valorizzare la presenza capillare sui territori degli operatori infrastrutturali Fwa (Fixed wireless access). Si tratta di una tecnologia che negli anni ha svolto un ruolo chiave nell’affrontare il nodo del digital divide e che rappresenta oggi una realtà in forte crescita, grazie anche alle evoluzioni tecnologiche in ottica 5G-Fwa, che consentiranno di sviluppare reti ad altissima capacità (Very High Capacity Network) anche in quelle aree dove non è possibile il passaggio di una rete wired in fibra ottica per motivi tecnici o di scarsa convenienza economica degli operatori.
Non è un caso che i servizi Fwa rivestono, già oggi, un ruolo fondamentale all’interno del Piano Bul del Governo, nell’ambito del quale è previsto che una quota rilevante di unità immobiliari, pari a oltre il 25%, venga coperta tramite tecnologia Fwa anziché Ftth.
Nell’ambito della definizione dei progetti che entreranno a far parte del Pnrr, sarà dunque importante partire da una mappatura dell’esistente, soprattutto nelle aree bianche: l’obiettivo cui tendere è evitare duplicazioni per utilizzare in maniera più efficiente ed efficace le risorse pubbliche, focalizzandosi sulla realizzazione dell’infrastruttura in fibra ottica (Ftth) e preservando, al contempo, gli investimenti effettuati dagli operatori privati. Senza lo sviluppo di una rete infrastrutturale sarà infatti molto difficile dare ai cittadini un equo accesso ai servizi innovativi digitali. Stando però all’ultima versione del Pnrr, allo sviluppo della Banda ultra-larga fissa e delle reti 5G sono destinati appena 3,3 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi per finanziamenti già precedentemente stanziati a favore del progetto delle aree grigie.
Si tratta di risorse inadeguate. I fondi del Pnrr destinati alle infrastrutture digitali vanno sensibilmente incrementati, prevedendo investimenti specifici anche per lo sviluppo della tecnologia Fwa, che rappresenta un fondamentale use case per la realizzazione dei servizi di quinta generazione. Solo così sarà possibile dotare l’intero paese, in tempi rapidi, di autostrade digitali necessarie per connettere tutti i cittadini.
Inoltre con il Pnrr, nel quadro delle riforme strutturali richieste dalla Commissione europea, si dovrebbero mettere in campo interventi mirati a snellire e velocizzare l’assetto regolatorio e normativo, eliminando gli ostacoli amministrativi e burocratici che negli ultimi anni hanno rallentato gli investimenti. Un esempio? I tempi necessari per ottenere i permessi sia per la posa della fibra ottica che per il montaggio delle antenne per la telefonia.
Oltre allo sviluppo delle infrastrutture, altrettanto essenziale è il tema delle risorse frequenziali, la materia prima necessaria per soddisfare tutte le esigenze di banda. La conditio sine qua non per potenziare le reti wireless è rappresentata dalla disponibilità di porzioni di spettro radio in grado di rispondere al sempre crescente fabbisogno di banda da parte dei consumatori. Sarà dunque indispensabile prorogare al 2029 le frequenze millimetriche a 26 e 28 GHz, come già fatto per tutte le altre bande di frequenze tlc.
La digitalizzazione è un processo complesso, che in questa fase può liberare tutto il suo potenziale solo se orientato e guidato. L’impegno del governo deve essere quello di agire all’interno di una visione sinergica dello sviluppo del paese: sono sfide che vanno affrontate per proiettare l’Italia verso una società più dinamica e inclusiva che poi lasceremo in consegna alle prossime generazioni.