Per Giorgia Meloni quella di ieri dev’essere stata la giornata peggiore. Il nuovo audio di Berlusconi ha infiammato un incerto quadro politico con dichiarazioni in grado di compromettere in un colpo solo il difficile lavoro di messa a punto del nuovo esecutivo, mettendone in dubbio la scelta di campo in politica estera.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla fine: “l’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica”, ha spiegato in una nota serale la leader di FdI. “Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”.
Parole che suonano come uno stop assoluto, irrevocabile, alle sortite di Berlusconi, che ieri, grazie alla diffusione di un nuovo audio da parte di LaPresse, ha addossato a Zelensky la responsabilità della guerra in Ucraina. Una sortita apparentemente “confidenziale”, fatta filtrare dall’assemblea dei parlamentari azzurri, che ha indotto la premier in pectore ad un chiarimento definitivo. Ma è stato Mattarella a pretendere questo intervento della Meloni: un vero e proprio ultimatum, una nuova linea rossa, stavolta invalicabile, tracciata dalla leader di FdI. Un messaggio da trasmettere all’esterno, ma innanzitutto a Washington, condizione fondamentale posta dal Quirinale per poter ufficializzare il calendario delle consultazioni di oggi e di domani, quando il centrodestra si presenterà unito al Colle per conferire con il capo dello Stato. Dunque, dal sostegno all’Ucraina non si torna indietro, “a costo di non fare il governo”.
I messaggi corsari di Berlusconi aprono una prospettiva completamente diversa, preoccupante, che lascia supporre l’intento di destabilizzare un nuovo governo di centrodestra. Ma non solo. Berlusconi con i messaggi “d’amore” a Mosca e di guerra a Zelensky ha voluto riposizionarsi con Putin. In un momento in cui l’Europa è indebolita, mentre Francia e Germania stanno riaprendo i canali con la Russia, il Cavaliere vuole mettersi in prima fila ed essere l’unico interlocutore di Putin in Italia. E lo ha fatto indirettamente attraverso audio “rubati”. Questi audio sono usciti a ripetizione dalle riunioni dei parlamentari azzurri, Berlusconi non si è mai opposto, né li ha mai realmente smentiti. Anzi: è riuscito a farne un uso scaltro, da comunicatore navigato, centellinando e amplificando il messaggio. Nessuna svista, semmai un’azione perfettamente coordinata con la neo-capogruppo al Senato Licia Ronzulli, acerrima nemica di Giorgia Meloni (sentimento ricambiato).
In Transatlantico stanno sulle spine. “Ci sono problemi gravi – confidava ieri un parlamentare neo-meloniano –, perché FI in questo modo si è inimicata gli Usa, non può far parte del governo”. Le conseguenze del teatrino di Berlusconi non sono ancora chiare nei loro effetti. E di certo le sue “rassicurazioni” atlantiste di fine giornata arrivano tardive e scontate. Qualcosa di più si capirà solo venerdì, quando Meloni, Salvini e Berlusconi, dopo avere parlato con Mattarella, faranno dichiarazioni alla stampa. Un eventuale show di Berlusconi dirà una volta per tutte quale è il futuro del centrodestra di governo: se con il fondatore di FI o senza.
Intanto, la Meloni è costretta a tenersi le mani libere. Fino a ieri un’accettazione “con riserva” dell’incarico era scontata, domani non è detto: sono attesi altri audio. Nello stretto inner circle della leader di FdI si contemplano varie ipotesi, anche quella di una diversa maggioranza, con il concorso di una parte governista di FI (se nel partito di Berlusconi si arrivasse alla rottura), dei centristi e perfino di Renzi. Con un limite: la porta delle urne rimane aperta.
P.S.: “Rispettiamo la scelta democratica del popolo italiano. Siamo pronti e impazienti di lavorare col governo italiano che si forma attraverso il processo costituzionale”, ha detto all’Ansa in tarda serata un portavoce del Dipartimento di Stato Usa. Se a Washington cercano “stabilità”, non potranno fare a meno di chi in Italia, nel giugno scorso, cercava di andare a Mosca per parlare con Putin. Senza scambi “amorevoli” di vodka e lambrusco.
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