In attesa delle nuove consultazioni, domani mattina scatta il primo tavolo Draghi-parti sociali e il leader della Cgil Maurizio Landini a “Mezz’ora in più” esprime la volontà di costruire un dialogo costruttivo con il nuovo Presidente del Consiglio. «Ci sono tutte le condizioni per fare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno», spiega il leader della Cgil da Lucia Annunziata.
In particolare, per i sindacati tutte le riforme il Governo Draghi intenderà rilanciare serviranno a ridisegnare l’Europa: «Abbiamo un’occasione. Parlamento e forze politiche non bastano. Serve contributo delle parti sociali e del mondo del volontariato. Esorta a rimettere al centro il lavoro e la riforma degli ammortizzatori sociali,per cogliere emergenze e diseguaglianze. Reddito di cittadinanza solo per combattere povertà. Formazione è strategica.No precarietà».
CALENDARIO CONSULTAZIONI DA DOMANI
Domani mattina il Premier incaricato riceverà le parti sociali per un primo colloquio, mentre nel pomeriggio ricominceranno le consultazioni con i partiti che si concluderanno martedì: ecco il calendario nel dettaglio, con la diretta video streaming delle dichiarazioni post-colloqui sul canale YouTube della Camera dei Deputati.
Lunedì 8 febbraio
Ore 15-15.15 Gruppo Misto della Camera
Ore 15.30-15.45 MAIE – Movimento associativo italiani all’estero- PSI
Ore 16-16.15 Azione – + Europa – Radicali italiani
Ore 16.30-16.45 Noi con l’Italia – USEI – Cambiamo! – Alleanza di centro –
Idea
Ore 17-17.15 Centro Democratico – Italiani in Europa
Ore 17.30-18 Gruppo Per le autonomie (SVP – PATT, UV)
Martedì 9 febbraio
Ore 11-11.30 Gruppo Europeisti – MAIE- Centro Democratico Senato
Ore 11.45-12.15 Gruppo Liberi e Uguali
Ore 12.30-13 Gruppi Italia Viva
Ore 13.15-13.45 Gruppi Fratelli d’Italia
Ore 15-15.30 Gruppi Partito Democratico
Ore 15.45-16.15 Gruppi Forza Italia – Berlusconi – UDC
Ore 16.30-17 Gruppi Lega-Salvini Premier
Ore 17.15-17.45 Gruppi MoVimento 5 Stelle
PD REPLICA ALLA LEGA
Da Salvini a Zingaretti, i primi due partiti del Paese a giro stretto di poche ore intervengono sulle imminenti nuove consultazioni che il Premier Draghi domani comincerà con posizioni ovviamente opposte: «Salvini ha dato ragione al Partito Democratico. Non ci siamo spostati noi», sottolinea il segretario dem a “Mezz’ora in più” su Rai 3, replicando al leader della Lega che a sorpresa ieri ha aperto completamente al Governo tecnico. «Finalmente tutti possono riconoscere le nostre battaglie europeiste contro il nazionalismo e il sovranismo. L’idea di superare i problemi distruggendo l’Europa era fallimentare. Si apre una fase nuova che richiederà coerenza, l’Europa non è una parola: è valori, istituzioni, dignità», rimarca Zingaretti.
Nell’essere passato da appoggiare senza se e senza ma Giuseppe Conte fino alla scorsa settimana e ora riporre la fiducia nel Governo Draghi, il Governatore del Lazio si difende «Sono molto orgoglioso di aver lavorato fino alla fine perché l’esperienza del governo Conte andasse avanti. Quel patrimonio ora risulta utilissimo per concludere la legislatura e dare a Draghi una base di solidarietà programmatica che penso sia un elemento di forza». Da ultimo, il Pd non vede problematica la presenza della Lega in coalizione: «Il tema è che non è detto che a un aumento dei numeri corrisponda maggiore forza e stabilità del governo. Il problema è di credibilità e stabilità dell’operazione politica. Bisognerà vedere se è un’operazione che dà un segnale di svolta perché il Parlamento discute e vota. Noi ci fidiamo del professor Draghi: è lui che deve fare questa valutazione. Nel Pd c’è unità assoluta su un punto che condivido anche io: con Draghi con le nostre idee, con i nostri valori», conclude Zingaretti.
L’IPOTESI SUL GOVERNO: MIX TECNICI-POLITICI
«Con Draghi ci vedremo martedì pomeriggio per portare le nostre proposte di utilizzo dei fondi europei. L’ultima delle mie preoccupazioni è il toto ministri o le il toto poltrone», così Matteo Salvini a Radio24 inquadra il sì della Lega alla nascita del Governo Draghi alla vigilia del secondo e ultimo giro di consultazioni alla Camera. «Se c’è un governo pronto a tagliare le tasse… ad azzerare il codice degli appalti e a far entrare in vigore la normativa europea sugli appalti che è molto più snella, veloce e efficace, io ci metto la firma», conclude Salvini distanziandosi dalla amica e alleata Giorgia Meloni, unica al momento certa all’opposizione (mentre LeU attende il secondo confronto con il professore per sciogliere i propri dubbi).
La presenza di Berlusconi e della Lega rende per il Centrosinistra complessa ora la partita, tanto che Draghi da domani metterà sul piatto i temi del suo Governo, le prime idee sul programma (secondo il Messaggero sono circa 16 pagine con 20 paragrafi di bozza): «Ogni forza sta pagando un prezzo: per M5S il costo è la frattura interna, per il Carroccio tagliare i ponti con il passato, per la sinistra dover convivere con la Lega. È il confine invalicabile per Leu e il nervo scoperto del Pd, attraversato da forti contrasti che rivelano la presenza di più partiti nello stesso partito. L’idea, che è frutto di un cortocircuito nella comunicazione, quella cioè di limitarsi a un “appoggio esterno” per non sedere in Consiglio dei ministri con gli esponenti del Carroccio, ha scatenato il parapiglia nei gruppi dirigenti», spiega oggi Verderami sul Corriere nel retroscena sulle prossime mosse che Mario Draghi prenderà per far nascere finalmente il nuovo esecutivo. L’idea del Premier incaricato è una sorta di “mix” tra tecnici e politici ‘votati’ alla stretta volontà di collaborazione per il servizio del Paese (tradotto, no nomi divisivi o protagonisti del recentissimo passato al Governo).
GOVERNO DRAGHI: ECCO COSA È SUCCESSO
È ancora presto per poter dire “scacco matto” eppure la Lega la sua mossa vincente l’ha giocata, tramortendo le altre forze politiche già avevano espresso il loro appoggio al Governo di Mario Draghi nelle prime consultazioni conclusesi ieri alla Camera. Con il Sì di Salvini e Giorgetti all’esecutivo tecnico (“separandosi” su questo dalla alleata Giorgia Meloni) e soprattutto con l’apertura a qualsiasi tipo di appoggio politico anche dai partiti considerati più avversari della Lega (Pd e M5s) – sostanzialmente senza veti da apporre – il “credito” creatosi agli occhi di Draghi, Mattarella e Unione Europea è di colpo divenuto assai consistente.
E in un sol colpo dal Pd al M5s fino a LeU le “condizioni” poste fin lì – l’esclusione di Salvini e Meloni dal richiesto Governo politico di Mario Draghi – sono risultate superate dall’apertura a sorpresa del leader leghista. In pochi giorni si è passati dalla possibilità che Mario Draghi non avesse i numeri in parlamento per far nascere il Governo, alla realtà attuale che vede di fatto tutti in gioco ad esclusione di Fratelli d’Italia e LeU (che però alle seconde consultazioni tenterà un appoggio “condizionato”). Dal possibile “successo” di Conte-Pd-M5s per escludere nuovamente il Centrodestra dalla partita, all’inversione delle parti con un Governo “Ursula” più Lega che si affaccia all’orizzonte.
LEGA E M5S: LE APERTURE DI IERI
«Non poniamo condizioni né su persone né su idee o movimenti […] Con Draghi c’è condivisione su molti temi. Noi non poniamo condizioni, faccio questa premessa. Altri partiti pongono condizioni e veti, ‘con la Lega e con Salvini no’: noi non abbiamo posto condizioni né su persone, né su idee, né su movimenti. Questo sia il governo della ripartenza, della rinascita, della riapertura, se saremo convinti da Draghi il nostro sarà un sì completo, che non ci vedrà alla finestra»: con queste parole e con lo sguardo soddisfatto ieri Matteo Salvini si è presentato davanti alla stampa per le dichiarazioni successive alle consultazioni con Mario Draghi. Un’apertura di credito ampia e senza particolari veti che ha dato non poco “fastidio” al Centrosinistra, impegnato con M5s e Conte a trovare una quadra quando solo qualche giorno fa parte importante dei parlamentari e lo stesso capo politico Vito Crimi avevano sentenziato ufficialmente «con il Governo Draghi noi non ci stiamo».
Ieri la seconda svolta dunque con il Sì di Beppe Grillo e i capigruppo del Movimento nel colloquio con Draghi: «Le fragole sono mature», ha detto il fondatore all’uscita dalle consultazioni, con Di Maio che ha invece confermato sui social «Sono certo che ancora una volta il Movimento 5 Stelle dimostrerà maturità e responsabilità istituzionale. Dobbiamo farlo per gli italiani, ci sono 209 miliardi da spendere». Per Crimi il dietrofront importante: «Noi abbiamo dato la nostra disponibilità al confronto e continueremo a farlo, ci sarà un altro incontro e valuteremo se ci sono le condizioni per avviare questa nuova sfida».
GOVERNO TECNICO O POLITICO? GLI SCENARI
Ora l’unico “nodo” che resta è quello sul come sarà strutturato il Governo Draghi: se in prevalenza tecnico come richiesto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, o se con connotazioni politiche come invece richiesto da Pd, M5s, LeU, l’ex Premier Conte, i “responsabili” e in parte anche dalla Lega (che però ha lasciato il campo a Draghi nel decidere lui il perimetro esatto del nuovo esecutivo). Forza Italia di Berlusconi e Italia Viva di Renzi ribadiscono l’appoggio incondizionato al Premier Draghi, con il “senatore semplice” che oggi sul QN sottolinea il successo della sua “mossa del cavallo” «Si è chiusa per me la partita più difficile della mia esperienza politica. Anche umanamente […] All’Italia arrivano 209 miliardi, tanti soldi quanti mai ne abbiamo avuti: e secondo me Conte non era la persona giusta per spenderli. Draghi sì».
Secondo le fonti dell’Ansa con l’ingresso della Lega il “piano Ursula” (dal nome della Presidente della Commissione Ue, ovvero le forze che in Europa appoggiano il Governo Von der Leyen) verrebbe evidentemente superato, con la strutturazione di un esecutivo di “unità nazionale” più vicino al Governo Dini: il che significa in sostanza, ministeri tecnici, eventualmente alcuni anche “spuri”, con esperti d’area ma non espressione diretta dei partiti. Le parti invece più politiche sarebbero affidate ai viceministri e sottosegretari, allontanando però il timore di veti incrociati dei partiti per i ruoli importanti nei Ministeri. Se tutto andrà bene nel secondo giro di consultazioni, il nuovo Governo Draghi potrebbe già nascere mercoledì con la salita al Colle del Premier incaricato e conseguente accettazione del mandato da Presidente del Consiglio: giovedì o al più tardi venerdì il giuramento ufficiale al Quirinale.