La piattaforma Rousseau ha detto Sì (con il 59,3%) e così il Movimento 5Stelle si schiera ufficialmente a favore del Governo Draghi: a questo punto, tutto è pronto per la salita al Quirinale del Premier incaricato. Non avverrà stasera ma è previsto per domani mattina (alle ore 11, in attesa di conferme dal Colle) la salita con la lista dei Ministri da discutere direttamente con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nel pomeriggio il giuramento dell’intero Governo, con il tradizionale “passaggio della campanella”. In alternativa, salita al Colle venerdì pomeriggio e giuramento sabato mattina: finora nulla o quasi è stato anticipato del contenuto del nuovo esecutivo, con i partiti che “temono” una rappresentanza piuttosto scarna nei dicasteri chiave (come del resto chiesto dal Capo dello Stato nel dare l’incarico a Mario Draghi).
«Il MoVimento 5 Stelle sceglie la strada del coraggio e della partecipazione, ma soprattutto sceglie la via europea, sceglie un insieme di valori e diritti di cui tutti noi beneficiamo ogni giorno e dietro ai quali, purtroppo non di rado, si nascondono egoismi e personalismi. La fedeltà alla Nazione, oggi, si è mostrata più forte della propaganda. Questo è il M5S», commenta l’ex capo politico del M5s Luigi Di Maio. Diversa la lettura della Lega che fa trapelare il giudizio preoccupato per quanto avvenuto oggi con le votazioni su Rousseau: «Preoccupazione per la spaccatura nel Movimento 5 Stelle dopo il voto degli iscritti a proposito del governo Draghi. Nonostante i sì di Grillo, Conte, Di Maio e Crimi il Movimento si è diviso. In questa situazione è ancora più importante il ruolo della Lega e di Forza Italia». Parte della componente parlamentare ha infatti votato contro la linea Grillo-Crimi-Di Maio e questo potrebbe avere ripercussioni sul voto di fiducia in Parlamento nei prossimi giorni al nuovo Governo Draghi: la maggioranza è comunque ampia e per il momento i numeri sono molto saldi per poter far nascere l’esecutivo. Nella Direzione Pd il segretario Zingaretti ha chiesto «La scelta dei ministri rispetti il pluralismo politico e la parità di genere», anche se ha poi ammesso «prepariamoci a vivere una condizione nuova e inedita perché l’indicazione del professor Draghi non è figlia della politica ma è stata avanzata direttamente dal presidente della Repubblica».
ATTESO IL VOTO M5S PER SALIRE AL QUIRINALE
Le ipotesi sulla nascita del Governo Draghi sono sostanzialmente due: domani la Salita al Quirinale e sabato il giuramento del nuovo esecutivo, oppure sabato la consegna della lista dei Ministri al Capo dello Stato e con lunedì dunque il giuramento formale del nuovo Governo Draghi. In mezzo, importanti i risultati attesi dalla piattaforma Rousseau sull’appoggio o meno del Movimento 5 Stelle (40mila votanti in poche ore, chiusura delle votazioni alle 18) e la linea che prenderà il Pd nella Direzione Nazionale di questa sera: sempre “imperscrutabile” il Premier incaricato che ancora non ha sciolto le riserve sulla squadra di Governo, nonostante i “toto-Ministri” impazzano da giorni.
Importante è invece il chiarimento dato da Davide Casaleggio nel presentare il voto su Rousseau questa mattina: «Qualora vincesse il no – sottolinea il figlio del fondatore 5Stelle, sempre più “separato in casa” rispetto alla linea di Beppe Grillo – ci sarà da stabilire se il voto del Movimento 5 Stelle al nuovo Governo sarà negativo o di astensione». Draghi nel frattempo lavora alla Camera per la composizione tanto del programma quanto della lista di Ministri, con la possibilità che i ruoli chiave vengano “tenuti” tecnici mentre sui partiti potrebbe esplicarsi la logica delle divisioni in stile “manuale Cencelli” con 3 Ministri al M5s (qualora Rousseau confermasse l’apppoggio), 2 a Lega-Forza Italia-Pd, 1 per Renzi, Azione-+Europa, centristi-responsabili.
GOVERNO MARIO DRAGHI: TUTTE LE ULTIME NOTIZIE
Il Governo di Mario Draghi nelle prossime ore potrebbe essere pronto ad essere presentato al Quirinale con l’intera lista dei Ministri a cui il Presidente del Consiglio incaricato sta lavorando da giorni: secondo un retroscena apparso sul Corriere della Sera oggi – a firma Francesco Verderami – l’ex Governatore BCE non avrebbe accennato alcun “totoministri” ai partiti nel corso delle consultazioni (chiusesi ieri con le parti sociali) perché conta di affidarsi a pieno dell’articolo 92 della Consituzione, quello per cui i Ministri vengono decisi dal Presidente della Repubblica assieme al Premier incaricato.
Piena autonomia rispetto ai partiti, anche se questo non significa che non possano entrarvi politici oltre alla lista di tecnici già pensata da Mario Draghi: nel frattempo, in un colloquio con il CorSera il Presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte rivela una “preoccupazione” in merito alla compagine di Governo che va creandosi «È evidente che, essendo il quadro delle forze che si dichiarano disponibili ad appoggiare la maggioranza molto esteso, possa risentirne la coesione tra le forze stesse. Il rischio è che possano aumentare le difficoltà nell’azione di governo, rispetto a questioni che esulino dalla stretta emergenza». Tradotto, per completare il Recovery Plan, sistemare la campagna vaccinale e rilanciare Lavoro ed Economia a Conte non va giù la presenza di Lega e Forza Italia: ma è proprio sul concetto di Governo di unità nazionale a cui Mattarella in primis e lo stesso Draghi si sono appellati, e la composizione dei Ministeri che tra stasera e domani potrebbe essere presentata dovrebbe riflettere proprio questo “allargamento” delle forze di maggioranza (ancora non chiaro però in che termini, se direttamente con i Ministri o se con ruoli da sottosegretari e viceministri).
VOTO SU ROUSSEAU: CAOS M5S
Nel frattempo il timing è ancora un rebus, dovuto al fatto che oggi si tiene il voto sulla piattaforma Rousseau degli iscritti al Movimento 5Stelle determinante l’adesione o meno dei pentastellati in Parlamento al nuovo Governo di Mario Draghi. Dopo le ultime convulse 24 ore, con Beppe Grillo che in tutti i modi ha cercato prima di congelare il voto e poi di condurre il proprio Movimento verso un pieno sostegno all’esecutivo Draghi, ieri sera finalmente l’annuncio delle votazioni previste per oggi dalle ore 10 alle 18: questo il quesito che molto ha fatto discutere all’interno del M5s con parte della base infuriata per la scelta di parole e argomenti atti a “convincere” gli iscritti, «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?».
Ben 13 parlamentari M5s si sono però ribellati al quesito scelto dal capo politico reggente Vito Crimi e in una nota scrivono «è stato formulato in maniera suggestiva e manipolatoria, lasciando intendere che solo con la partecipazione del M5s al governo si potranno difendere i provvedimenti adottati dal precedente governo e dalla precedente maggioranza». Per questo motivo, concludono i pentastellati, «la votazione è tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione del M5s al Governo Draghi».
TRANSIZIONE ECOLOGICA: LE ALTERNATIVE
Il Premier Draghi ha evitato di intervenire pubblicamente e lo farà solo una volta che avrà sciolto le riserve al Quirinale accettando il pieno mandato, ma è evidente che a questo punto l’attesa per il nuovo Governo è legata quantomeno ai risultati della piattaforma Rousseau (in arrivo questa sera, senza non vi saranno intoppi): non tanto per motivi di numeri – in Parlamento con la fiducia di Pd, Italia Viva, Forza Italia, Lega e centristi-responsabili il Governo può tranquillamente prendere il via – ma per aver un quadro chiaro di chi appoggerà realmente il nuovo esecutivo e dunque con quale squadra presentarsi al Colle per da vita al terzo Governo della legislatura.
Il voto su Rousseau intanto è stato permesso ieri dallo “sblocco” voluto da Draghi stesso che ha sentito prima il leader Beppe Grillo per far intendere una generale accettazione di alcuni dei punti sollevati durante le consultazioni, in secondo luogo la principale richiesta (mediatica) posta dal garante M5s, la fondazione di un nuovo Ministero della Transizione Ecologica, è stata confermata dalla delegazione di ambientalisti (WWF e Legambiente) ricevuta ieri pomeriggio alla Camera al termine delle consultazioni. «La buona notizia su cui abbiamo insistito tutti è che ci sarà il ministero della Transizione ecologica dove le competenze saranno concentrate. Siamo stati favorevolmente colpiti dalla centralità data da Draghi alla questione ambientale e dall’ottica di sguardo di prospettiva di centralità nella trasformazione verde che, ci ha detto, dovrà essere trasversale alle altre politiche», ha spiegato la presidente WWF Italia Donatella Bianchi. Un sostanziale “via libera” alle richieste M5s tanto da convincere Grillo e Crimi a lanciare il voto su Rousseau sottolineando proprio questo dettaglio per convincere la base in fibrillazione dopo l’appoggio di massima del Movimento 5Stelle al neonato esecutivo. Circola già il nome di chi potrebbe ricoprire quell’incarico, ovvero Enrico Giovannini già ministro in passato, esperto di Welfare e portavoce dell’ASviS, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile.