“Il principe è dunque costretto a saper essere bestia e deve imitare la volpe e il leone. Dato che il leone non si difende dalle trappole e la volpe non si difende dai lupi, bisogna essere volpe per riconoscere le trappole, e leone per impaurire i lupi”. Così Machiavelli nel capitolo 18 de Il Principe. Pareto ne seguiva le tracce, quando osservava “che cadono i governi i quali non sanno o non possono servirsi della forza…(ma)… si osserva altresì che nessun governo dura facendo esclusivamente uso della forza…(e)… se si governasse solo coll’astuzia, la furberia, le combinazioni, il potere della classe sarebbe lunghissimo… ma per governare occorre pure la forza”.
Questa combinazione di forza e astuzia è particolarmente pertinente in sistemi politici come quelli dell’Italia. Costruitasi per annessione dall’alto di cavouriana memoria, anziché per iniziativa dal basso di mazziniana ascendenza, l’anomalia italiana si disvela appena l’incerta nazione si scopre vaso di coccio tra i vasi di ferro delle potenze mondiali. Potenza statuale media per forza e mediana per la possibilità di azione derivata vassallatica che la sua posizione geografica e la sua storia le assegnano, solo la forza (del governo, non dello Stato e quindi forza non dispotica) combinata con l’astuzia può, però, consentire alle sue classi politiche di riprodursi in forme assai più spiccate di quanto accada in altri sistemi di partito.
Tranquillamente possiamo analizzare in questi tempi questo processo, perché esso non ha più la drammaticità né di Machiavelli, né di Pareto: non siamo più, in Italia e in Europa, nell’epoca delle dittature e delle “guerre civili” (come si sono definite, anestetizzandole, le rivoluzioni e le controrivoluzioni del Novecento).
Il governo di Giorgia Meloni sarà un esempio chiaro di governi del Leone: le consultazioni con il presidente della Repubblica non sono mai state, infatti, così rapide. Dove sono finite le facezie televisive, giornalistiche, sociologiche e politologiche sulla debolezza della sua coalizione, sulle alterazioni senili che dovevano porla in discussione nell’arena internazionale, e di riflesso in Italia, e sulle impennate dei piccoli partiti personali di cui ormai il Parlamento italiano è una serra?
È bastata un’intemperanza senile (quando certo si pensava di usare l’astuzia per sconfiggere il leone) che immediatamente la necessità del ricorso, invece, alla forza, si è espressa con lungimirante rapidità. Il governo Meloni è un governo di guerra, comprendiamolo bene. Con le relazioni internazionali non si scherza: ossia esse, le relazioni e quindi le dipendenze internazionali, quando l’orizzonte è quello bellico, non consentono astuzie e stratagemmi. Non siamo più solo in una Unione Europea che non riesce a trovare il suo destino perché non ha delle fondamenta costituzionali: siamo, invece e in prima istanza, nel plesso di un confronto tra Usa e Russia e Cina che si va delineando ancor più nettamente dopo Samarcanda, dove il 15 e il 16 settembre si è riunita la Shanghai Cooperation Organization (Sco), che ha avuto per obiettivo della Cina di contrastare l’accerchiamento – nel continente eurasiatico e nell’Indo-Pacifico – che Washington costruisce contro di essa.
La novità più importante dell’incontro, e che rafforza la mia tesi della necessaria formazione di “governi di guerra” in tutto l’Occidente a partire dall’Ue (per vicinanza militare), è l’ingresso a pieno titolo – da “osservatore” che era – dell’Iran nell’organizzazione, dando alla potenza persiana la possibilità di sfuggire in parte alle sanzioni occidentali. Il rapporto sino-russo che è emerso dall’incontro di settembre conferma le difficoltà russa di produrre armamenti attraverso la componentistica che spesso arrivava dall’Occidente. Non a caso sono questi i tempi in cui Mosca usa i droni iraniani e le armi della Nord Corea. La Sco, ricordiamolo, è fortemente a guida cinese, e svela così una Russia sempre più subordinata a Pechino.
Si tratta di un’osservazione non estemporanea e che chiarisce assai dell’italica situazione: il governo del leone significherà anche l’annichilimento politico, in Italia, degli amici di Pechino. Presenti non nel governo, ma – significativamente – nell’opposizione. Volpi e leoni…
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