GOVERNO MELONI INCASSA LA FIDUCIA AL SENATO CON XXXX VOTI FAVOREVOLI
Si chiude la prima due giorni in Parlamento del Governo Meloni con anche al Senato il voto di fiducia passato senza alcun problema: la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incassa la fiducia anche a Palazzo Madama sul discorso programmatico presentato ieri alla Camera (con le repliche della leader FdI davanti ai senatori questo pomeriggio). Questi i numeri del voto di fiducia al Senato letti dal Presidente Ignazio La Russa: presenti 200, votanti in 199, maggioranza era fissata a 98, i Sì al Governo Meloni sono stati 115, 79 No, 5 soli gli astenuti. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ottiene così piena solidità parlamentare tanto alla Camera quanto al Senato.
Nessuno scossone nella seconda giornata in Parlamento, Meloni ottiene la fiducia al suo Governo che da oggi entra definitivamente nel pieno dei propri potere dopo la duplice legittimazione di Camera e Senato. Da registrare l’intervento di Silvio Berlusconi che conferma piena lealtà al Governo e al contempo richiama la necessità di una posizione di pace per il futuro dell’Ucraina schierandosi con forza affianco del Governo di Kiev: tra le opposizioni da segnalare è l’intervento di Matteo Renzi che dal Terzo Polo vota contro il Governo Meloni ma apre sia sul fronte Presidenzialismo che sulla scelta dei Ministri Nordio e Crosetto, «Facendo opposizione, noi cerchiamo di dare una mano alla nostra democrazia».
SENATO, L’INTERVENTO DI BERLUSCONI PER LA DICHIARAZIONE DI FIDUCIA AL GOVERNO MELONI
«Sono felice di essere qui anche perché tre ore fa ho avuto il mio 17esimo nipotino», esordisce così il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. «Sono felice che il popolo italiano ha scelto ancora una volta di affidare il potere alla coalizione di Centrodestra, pagine fondamentali nella storia della Repubblica». L’ex Premier loda l’arrivo a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni spiegando come questo sia stato possibile perché «28 anni fa è nata una coalizione che non si è mai divisa, che ha saputo governare insieme e stare insieme all’opposizione». Dichiarando il suo voto di fiducia al Governo Meloni, Berlusconi rivendica con orgoglio «i nostri Governi hanno sempre avuto come stella polare del loro agire la libertà. Non abbiamo mai approvato leggi che potesse ridurre gli spazi di libertà dei cittadini, mai compiuto scelte di politiche internazionali che non fosse dalla parte dell’Occidente e della libertà. Sono sicuro che anche questo nuovo Governo seguirà questa stessa strada e gli stessi principi. Voteremo convintamente la fiducia e da domani lavoreremo con spirito costruttivo e lealtà a realizzare il nostro programma». Pace fiscale, libertà di impresa, costi energia da abbassare e stop all’ambientalismo ideologico della sinistra: questi i punti fissati da Berlusconi nel suo discorso al Senato, «abbiamo il dovere di andare avanti per le gravi emergenze sociali davanti a noi stando attenti ai vincoli di bilancio che l’Europa ci impone».
Sulla giustizia Berlusconi ricorda la necessità di una riforma urgente e necessaria: «dobbiamo rientrare sui tempi enormi dei processi, non si può avere tempi come 1000 giorni per un processo. Udienze da fissare al massimo dopo due settimane». Per il leader di Forza Italia occorre ribadire la centralità della persona: «siamo per la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, siamo per la difesa di natalità e famiglia». Berlusconi sottolinea il momento più difficile e pericoloso dalla fine della guerra fredda ad oggi: «ribadiamo le linee portanti della nostra politica estera, la solidarietà con l’Occidente. Io sono sempre stato un uomo di pace e sempre i miei governi hanno operato per la pace a fianco di Nato, Europa e Stati Uniti». Nel 2002 con la firma di Pratica di Mare tra Putin e Bush si poneva l’accordo di fine della Guerra Fredda: «quell’accordo era un miracolo, il mio progetto era quello di recuperare la Russia all’Europa per poter affrontare insieme la grande sfida sistemica del XXI secolo, quella dell’espansionismo cinese. L’invasione dell’Ucraina ha vanificato questo disegno facendoci tornare a prima del 2002», sottolinea ancora Berlusconi ribadendo lo stare con l’Occidente e con l’Ucraina, «ma dobbiamo lavorare per la pace nel rispetto della volontà del popolo ucraino. Su questo la nostra posizione è ferma e convinta». Rivolgendosi direttamente alla Presidente Meloni, Berlusconi si impegna a realizzare il programma di Governo nei prossimi 5 anni di lavoro. Poco prima dell’intervento di Silvio Berlusconi, la dichiarazione di fiducia contro il Governo Meloni del senatore Matteo Renzi ha rivelato colpi molti duri più che al Centrodestra al resto delle opposizioni, Pd in primis: «attaccarla sul suo essere donna e madre è un masochismo puro. […] Facendo opposizione, noi cerchiamo di dare una mano alla nostra democrazia, come devono fare le persone che riconoscono quelli che escono vincenti dalle elezioni». Aperture sul Presidenzialismo al Governo quelle di Renzi, contestando il Pd che invece si dichiara contraria a prescindere.
LA REPLICA DELLA PREMIER MELONI AL SENATO: DISCORSO SUL VOTO DI FIDUCIA DEL GOVERNO
«Sono stata criticata per aver cercato di disegnare una visione programmatica senza questioni concrete: ma non sono d’accordo, senza una visione anche le risposte concrete rischiano di non essere efficaci. Lo abbiamo visto con Governi che mettevano insieme partiti diversi ognuna con i propri piccoli obiettivi e che non hanno prodotto il miglioramento della nazione collettiva»: si apre così la replica del Premier Giorgia Meloni al Senato, in vista del voto di fiducia da incassare entro questa sera. «FdI non è mai entrata in maggioranze distorte perché serve scegliere una strada, dove puoi portare la nazione e poi le scelte per condurre quell’obiettivo. Io ho fatto questo: ho scelto una visione e la strada con il Centrodestra per dar seguito a tale visione». Sul tema dell’energia occorre lavorare su tre livelli diversi secondo la Premier Giorgia Meloni: «il contrasto alla speculazione sui costi dell’energia seguendo la strada del precedente Governo a livello europeo; la separazione tra costo del gas e prezzo di energie alternative; tetto massimo alle rinnovabili». Il secondo livello è l’emergenza attuale sul caro-energia: «interventi calibrati per aiuti a imprese e famiglie recuperando le risorse da extraprofitti – da riscrivere la norma Draghi – ed extragettito». Servono però misure strutturali a lungo termine, ribadisce Giorgia Meloni: «sbloccare procedure ferme da burocrazia cieca e ideologica, come il rigassificatore di Gioia Tauro dove basta un DPCM per sbloccare quanto avvenuto fino ad oggi; estrazione di gas nazionale».
Il Governo Meloni punta poi a non ripetere «la forte dipendenza da materie prime cinesi, specie perché per inseguire l’elettrico non possiamo legarci mani e piedi a Paesi come la Cina che inquinano più di tutti al mondo». Con ancor più nettezza, «Non saremo mai disponibili a passare dalla dipendenza del gas russo alla dipendenza delle materie prime cinesi e dunque bisogna investire sulla componentistica essenziale». Per la Premier «La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità sociale ed economica: non possiamo demolire filiere per assecondare obiettivi stabiliti prima della guerra».Sul fronte Sanità il tema è il recuperare il pieno diritto alla Salute: «occorre ridurre le disuguaglianze tra le Regioni per il livelli essenziali di assistenza come il turismo sanitario, per questo la sanità pubblica deve puntare sulla prossimità». Attaccando la linea dei precedenti Governi, Meloni sottolinea come «non bisogna cambiare la scienza con la religione. Quel che contestavamo delle scelte prese da precedenti governi è che non ci fossero evidenze scientifiche alla base di alcuni provvedimenti. Non c’erano certezze che i vaccini facessero bene ai ragazzi di 12 anni ma li abbiamo vaccinati, quando tutti erano d’accordo che a loro facesse bene lo sport ma gli abbiamo impedito di farlo. Abbiamo impedito una cosa sulla quale c’erano certezze e obbligato un’altra in cui non c’erano evidenze scientifiche». Importante il passaggio su cuneo fiscale e salario minimo: «L’impegno è arrivare ad un taglio del cuneo fiscale almeno di cinque punti per i redditi più bassi fino a 35mila euro. E’ un impegno di medio termine». Il punto, analizza Meloni chiedendo il voto di fiducia al Senato, non è il salario minimo ma l’estensione dei contratti di collettività nazionale: «i salari in Italia sono così bassi perché c’è una tassazione al 46,5% sulle imprese. Quindi, se noi non partiamo dal taglio del cuneo fiscale, i salari saranno bassi comunque. La sfida è estendere i contratti collettivi». Capitolo Flat Tax: «la tassa piatta incrementale premia chi si impegna di più. Se si può fare con le partite Iva perché non estenderla? La flat tax premia il merito. Chi fa di più è giusto che venga premiato. Abbiamo già l’Ires al 24% fissa, le rendite al 26%. Il Pd introdusse una tassa fissa di 100mila euro per i ricchi che si trasferivano dall’estero: la flat tax va bene solo per il Pd?». La Presidente Meloni esclude di aver mai detto di voler «riscrivere» o «stravolgere» il PNRR, bensì occorre «rivederlo sulla base dell’articolo 21 del Next generation Eu che consente agli Stati di fare degli aggiustamenti se cambiano gli scenari e di valutare quegli scenari. Il Pnrr è stato scritto in un tempo in cui non c’era la guerra e gli aumenti dei costi dell’energia. E’ lecito ragionare se quegli interventi sono validi ancora oggi o no?». In merito alla proposta della Lega sull’alzare il tetto massimo all’uso del contante, il Governo Meloni si trova compatto tra FdI, Carroccio e FI: spiega la Premier, «sono d’accordo con quanto diceva l’ex Ministro Pd Pier Carlo Padoan che non vi è correlazione tra il sommerso e il limitare l’uso del contante. Per questo metteremo mano al tetto al contante». In risposta alla senatrice Ilaria Cucchi che ha criticato aspramente la Premier Meloni nel non aver condannato lo scontro tra studenti di sinistra e poliziotti all’Università La Sapienza di Roma, la Presidente del Consiglio afferma «ho organizzato migliaia di manifestazioni in vita mia ma mai per impedire a qualcun altro di poter dire la sua opinione anche se diversa dalla mia. Quegli studenti alla Sapienza non erano pacifici e volevano impedire un’altra associazione a tenere il loro incontro». In merito al problema della guerra in Ucraina, la Premier Meloni afferma come la pace «non si fa sventolando bandiere arcobaleno» ma allo stesso tempo non si può pensare a negoziati di pace senza chi quella guerra la sta subendo, ovvero il popolo ucraino: «Lavoro per arrivare a una pace giusta, ma non si fa sventolando bandiere arcobaleno nelle manifestazioni. Quella in Ucraina è una guerra di aggressione inaccettabile: non ci conviene un mondo in cui chi ha più forza militare invade il suo vicino. L’unica possibilità, da che mondo è mondo, per favorire i negoziati nei conflitti è che ci sia un equilibrio. A meno che mi vogliate dire che la pace si ottiene con la resa, la pace si ottiene proseguendo con il sostegno all’Ucraina, consentendole di difendersi».
ATTESA LA REPLICA DEL PREMIER MELONI AL SENATO: DIRETTA VIDEO
Attorno alle 17-17.30 è attesa al Senato la replica della Premier Giorgia Meloni in risposta al dibattito generale in via di conclusione dopo l’inizio delle ore 13. Sarà un discorso per lo più “a braccio” come avvenuto ieri alla Camera anche se il tempo questa volta per prepararsi l’intervento dopo i diversi pareri emersi in Aula a Palazzo Madama è stato maggiore non avendo riproposto lo stesso discorso programmatico. In attesa di capire quali saranno i contenuti che emergeranno dalla diretta streaming del Senato per l’intervento di Giorgia Meloni, è stato approvato dalla Presidenza del Senato il calendario degli interventi che seguiranno le parole del Presidente del Consiglio.
Si tratta delle dichiarazioni di voto dei singoli gruppi presenti in Aula e che precederanno l’effetto voto di fiducia al Governo Meloni che si terrà attorno alle ore 19: inizierà la senatrice De Poli (Noi Moderati-Maie), seguiranno De Cristofaro (Misto-Sinistra), Matteo Renzi (Terzo Polo), Silvio Berlusconi (Forza Italia), Barbara Floridia (M5s), Massimiliano Romeo (Lega), Simona Malpezzi (Pd) e Isabella Rauti (FdI). Il calendario degli interventi in Aula prima del discorso di Giorgia Meloni vede tra gli ultimi iscritti a parlare Raffaella Paita (Terzo Polo), Licia Ronzulli (FI), Giulia Bongiorno (Lega), Martella (Pd) e Lucio Malan (FdI).
GOVERNO MELONI AL SENATO: VOTO DI FIDUCIA, PROGRAMMA E DIRETTA VIDEO STREAMING
Governo Meloni in Parlamento, atto secondo: fa il suo esordio al Senato oggi la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiedere il voto di fiducia sul proprio esecutivo dopo aver incassato il via libera alla Camera senza alcuno scossone. 235 Sì, 154 contrari e 5 astenuti: questo l’esito del primo voto di fiducia al Governo Meloni che oggi al Senato replicherà il discorso programmatico (atteso qualche modifica visto che in alcuni momenti nel discorso di ieri è andata a “braccio”) sul Governo di legislatura con maggioranza Centrodestra.
Il programma di oggi – da seguire tutto in diretta video streaming presso il canale YouTube del Senato – scatterà alle ore 13: per quell’ora è infatti previsto l’inizio della seduta ma non vi sarà il discorso-comunicazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Si partirà infatti subito con la discussione generale che avverrà fino alle ore 16.30: per quel momento è prevista la replica della Premier agli interventi avvenuti fin lì, qui dunque l’occasione di udire le uniche parole “nuove” rispetto a quanto avvenuto alla Camera. Le successive dichiarazioni di voto dei singoli partiti (occhi soprattutto sugli interventi di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, specie su quest’ultimo dopo lo scontro avvenuto con Giorgia Meloni prima della formazione del Governo) procederanno fino alle ore 19 quando invece comincerà la prima chiama del voto di fiducia: per le ore 20 massimo dovrebbe aversi l’esito anche da Palazzo Madama della “prova” in Parlamento per il nuovo Governo Meloni.
DISCORSO MELONI PER LA FIDUCIA AL GOVERNO: COSA HA DETTO IERI ALLA CAMERA
«La rotta è tracciata, andiamo avanti», così ha scritto sui social la Premier dopo aver incassato il primo voto di fiducia alla Camera per il nuovo Governo Meloni. Oggi al Senato si attendeva il medesimo discorso programmatico ma è stato deciso di non ripetere quanto già scritto e proposto ieri a Montecitorio: il discorso è stato regolarmente depositato al Senato dalla stessa Premier Meloni nella giornata di ieri, ma vi sarà spazio per qualche “fuoriprogramma” particolare solo nelle repliche che arriveranno dopo le ore 16.30. Nelle comunicazioni date alla Camera si è tornati ad un pieno discorso politico e programmatico come non se ne sentiva in Parlamento dai tempi dell’ultimo Governo Berlusconi: la cornice atlantica per il futuro, l’appoggio all’Ucraina, emergenza gas, bollette, lavoro, imprese, pensioni, famiglia e diritti. Di questi temi ha trattato ieri la Presidente del Consiglio ottenendo quella fiducia cui punta ovviamente anche oggi al Senato. Qui il testo integrale del discorso programmatico di Giorgia Meloni; qui di seguito le dichiarazioni “manifesto” di quello che passerà alla storia come il primo discorso di un Presidente del Consiglio donna nella Repubblica italiana:
– «Tregua fiscale per cittadini e imprese e lotta all’evasione»;
– «All’Italia serve semipresidenzialismo alla francese»;
– «Reddito di cittadinanza? Una sconfitta per tutti… va ripensato»;
– «Mai avuto simpatia per fascismo»;
– «Sento peso di essere la prima donna premier»;
– «Stato sia sussidiario… Non disturbare chi vuole fare»;
– «Flat tax da estendere. Pensioni, rinnovo delle misure in scadenza a fine anno»
– «Con l’Ucraina e contro i regimi antidemocratici come la Russia di Putin».
VOTO DI FIDUCIA AL SENATO: 116 SEGGI PER IL GOVERNO MELONI (SULLA CARTA)
Diversamente dalla Camera, la riduzione dei parlamentari in questa nuova legislatura imporrà riflettori puntati molto più frequentemente al Senato per capire come una maggioranza solida ma non “larga” potrà superare le traversie delle battaglie parlamentari, specie avendo in Consiglio dei Ministri un Governo Meloni con ben 9 esponenti senatori. Dei 200 seggi presenti al Senato, la maggioranza per avere via libera dal voto di fiducia è fissata a 101: il gruppo del Centrodestra completo conta 116 senatori, frutto di 63 seggi a Fratelli d’Italia, 29 alla Lega, 18 a Forza Italia, 6 al gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie”.
Va ricordato come qui al Senato Noi Moderati è riuscito a formare un gruppo autonomo distinto dal Misto grazie all’apporto di un senatore eletto con il Maie e da alcuni esponenti di FdI che si sono “prestati” ad entrare con il gruppo di Maurizio Lupi per far formare il singolo gruppo autonomo. Le altre forze in parlamento vedono la seguente situazione: Pd (38 seggi), M5s (28), Azione-Iv (9), Gruppo Misto (7 di cui 3 senatori a vita Mario Monti, Renzo Piano e Liliana Segre, 4 eletti con il Centrosinistra tra Verdi, Sinistra Italiana e Impegno Civico), Svp (2). Insomma, la cifra da guardare oggi in casa Centrodestra è quel 116 seggi sulla carta che potrebbe raggiungere il Governo Meloni con la fiducia: al netto di assenze, non voti e astensioni (dal SVP per esempio), occorrerà capire se si ripeterà la “sorpresa” vista con il voto su Ignazio La Russa Presidente del Senato (con Forza Italia che si spaccò non votando per il candidato di Centrodestra) o se come prevedibile tutto andrà nella norma, come già fatto intuire dallo stesso Berlusconi e dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani.