Che su Enel si sarebbe consumata una battaglia politica decisiva per il Governo lo avevamo predetto. E la notizia è che Giorgia Meloni l’ha persa. “O Donnarumma o morte” era il suo slogan, e quindi se non morta (metaforicamente), sicuramente si può dire che sia stata ferita.
Perché passi accettare Flavio Cattaneo Ceo, imposto dalla Lega, ma la presidenza a Paolo Scaroni, uomo del giro Bisignani inviso agli americani, è un pugno quasi da ko. Senza considerare che il buon Stefano Donnarumma, che era mesi che faceva organigrammi di conquista di Enel, ora dovrà traslocare anche da Terna. Insomma, per Giorgia questa è una Caporetto.
Se poi, come sembra, i fondi azionisti di Enel si armeranno per fare una lista alternativa, ecco che sulla partecipata dal Mef si rischia davvero la crisi di governo. Il problema per il mercato potrebbe essere più Scaroni di Cattaneo, però anche quest’ultimo evidentemente è preoccupato, se corrisponde al vero quello che si dice in giro, ovvero che sia lo stesso marito di Sabrina Ferilli a mettere in giro le voci – prontamente smentite – sulla possibilità che il Ceo uscente, Francesco Starace, potesse capitanare un’eventuale lista del mercato finanziario.
D’altronde la Meloni ha troppo ascoltato Claudio Descalzi, che voleva il fido Cingolani in Leonardo e Donnarumma in Enel, perché in questi anni ha molto sofferto il fatto che l’ex sorella povera abbia superato in capitalizzazione e in riconoscimento pubblico la sua Eni, e voleva un Ceo debole sull’altra sponda. Ora invece si trova un “cagnaccio” come Cattaneo e un Presidente come Scaroni, che rischiano di fargli vedere i sorci verdi. E per avere Cingolani Ceo in Leonardo, i due hanno dovuto accettare di mettergli una cintura di sicurezza, perché un conto è fare il fisico o (male) il ministro, un conto è gestire un’azienda.
Insomma, Meloni e Descalzi escono un po’ con le ossa rotte da questa tornata di nomine, e vedremo che cosa succederà nelle prossime. Ma è evidente che se c’è un vincitore, quello è Salvini, che ha dimostrato di saper giocare le proprie carte al meglio. E ora, grazie anche alla precaria salute di Berlusconi, punterà anche a un riequilibrio complessivo.
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