Lo scudo per la difesa dell’Ucraina è una partita politica per la maggioranza. La richiesta alla premier Giorgia Meloni è arrivata direttamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Da parte sua c’è la volontà di accontentarlo, a prescindere dal pressing degli Stati Uniti. Ma serve un decreto, e non arriverà prima di febbraio. In ballo non c’è solo il possibile invio di Samp-T, ma anche dei missili Aspide. Il problema però ha due livelli, uno interno, l’altro internazionale. Stando a quanto riportato da Repubblica, che cita alcune fonti, l’ostacolo è rappresentato dagli alleati di governo, quindi peserebbero gli equilibri delicati all’interno della maggioranza. Non è un mistero che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi siano scettici sul sostegno militare all’Ucraina, tanto da aver chiesto un rallentamento del flusso di armi a Kiev, sebbene dai vertici del governo la tesi del condizionamento da parte di Forza Italia e Lega viene negata con decisione.
C’è poi un altro aspetto, più pratico. Il timore di sguarnire il nostro Esercito, che possiede cinque batterie operative, una invece per l’addestramento. Di fatto, sulla carta sono cinque. Una è attiva in Kuwait, dove fu mandata per l’escalation tra Iran e Arabia Saudita, mentre oggi serve a difendere la base da cui partono i voli per l’Iraq. Un’altra, promessa al governo Usa, verrebbe schierata in Slovacchia per sostituire una batteria di Patriot che verrebbe dirottata in Ucraina. Un altro paio sono in manutenzione. Quindi, anche secondo fonti militari si indebolirebbe l’ombrello italiano. Ma a Kiev andrebbe offerta la batteria usata per l’addestramento, non quella operativa. Inoltre, c’è la Nato in Italia a garantire la difesa.
ARMI ALL’UCRAINA: NODO COSTI E RESISTENZE TECNICI
L’altro rebus riguarda i costi. Un Samp-T completo costa circa 750 milioni di euro. Ma quello che dovremmo fornire all’Ucraina vale circa 250 milioni, perché privo di alcune parti e dei missili, che verrebbero assicurati dai francesi. Una stima ufficiosa, non verificabile perché secretata, riportata da Repubblica, parla di 200 milioni di euro a intervento del governo Draghi. Quindi, la spesa sarebbe in linea con i costi finora sostenuti. Il giornale parla di resistenze dei tecnici, infatti prima di ogni decreto c’è una dialettica tra militari e governo sui mezzi da inviare. Di fatto, il sostegno italiano arriverebbe nel complesso ad un miliardo di euro tra armamenti e spese per il trasporto. Il dossier sul Samp-T da assemblare coi francesi si è fermato in attesa delle scelte sul sesto decreto di aiuti bellici, ma nel frattempo i comandi ucraini chiedono agli alleati l’invio o la vendita di mezzi corazzati, temendo una nuova offensiva di Vladimir Putin. In Italia l’interesse è focalizzato sulle Centauro, autoblindo con otto ruote e un cannone che consente di distruggere i tank, e sulle decine di carri armati Leopard parcheggiati nei magazzini dell’Esercito da vent’anni.